Crisi India-Italia. La Corte Suprema rinvia ancora sui fucilieri del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Continui cambiamenti, sentenze contraddittorie, un comportamento al limite della provocazione continua: che vuole l’India dall’Italia?

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La Corte Suprema federale indiana ha rinviato a giovedì prossimo, 25 aprile, l’udienza per decidere le modalità del processo da intentare contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del Battaglione San Marco, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, durante un’operazione anti-pirateria. L’udienza, cui era presente l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, era centrata sulla questione “se affidare le indagini all’anti-terrorismo (Nia) oppure alla polizia criminale (Cbi)” – hanno commentato i legali dei marò – una decisione su cui l’Italia ha già presentato le proprie fondate obiezioni.

In particolare, questa decisione contrasta in modo diretto con la sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio, che aveva dichiarato l’illegittimità della giurisdizione del Kerala, sostenendo che i fatti si fossero svolti in acque internazionali, circostanza che confermava la versione data dalle autorità civili e militari italiane fin dall’inizio.

Il 16 aprile scorso, l’Italia presentava una memoria difensiva, con cui affermava l’illegittimità della decisione di riaprire le indagini e di affidarle all’antiterrorismo (Nia), avocando la “Sua Act 2002”, una severa legge volta a contrastare il terrorismo marittimo in acque internazionali. L’Italia intende far riconoscere la sentenza del 18 gennaio, che rinviava il giudizio di legittimità sulla giurisdizione, ed eventualmente di merito sui fatti, a un tribunale ad hoc da istituire dietro iniziativa del governo federale indiano.

La decisione di oggi è un ulteriore allungamento dei tempi, su cui il nuovo governo dovrebbe intervenire.

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