Latorre e Girone. La saga dei fucilieri del San Marco continua…
In attesa che New Delhi possa colloquiare con un nuovo Governo italiano? 25 aprile: sentenza e ripristino della dignità della Repubblica Italiana? Un auspicio…
La ‘saga’ dei fucilieri di Marina del reggimento San Marco, ‘ospiti’ dell’Ambasciata d’Italia a New Delhi e volenterosi impiegati presso l’Ufficio dell’Addetto Militare, continua, di rinvio in rinvio, tra i problemi politici del Governo di New Delhi e quelli altrettanto complicati del Governo di Roma. Per fortuna hanno dato loro un lavoro, anche se non è il loro istituzionale: serve alla mente umana per cercare di astrarsi dalla situazione kafkiana in cui i due uomini sono piombati, un circolo vizioso sempre più avvitato, dove maglie impazzite continuano a imbrogliarsi invece di sciogliersi.
Una domanda, una intuizione, una provocazione: non è che gli indiani, di rinvio in rinvio, stiano aspettando di sapere con chi interloquire? E’ indubbio che al momento la situazione italiana si presenti discretamente complicata, anche se la Repubblica Italiana, alla fine di due giorni non esaltanti per la politica, ha dovuto ricorrere a una personalità politica di vaglia come Giorgio Napolitano (quasi novantenne) per un secondo mandato. Per tentare di uscire dalle fosche brume di un panorama tetro e grigio, come in altri tempi lontani?
Edmondo Cirielli, deputato di ‘Fratelli d’Italia’, ha presentato una interrogazione al Ministro della Difesa per chiedere che in tempi ‘rapidi’ il Consiglio Centrale Interforze (CO.CER Interforze) possa incontrare il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro della Difesa e il Viceministro degli Affari Esteri, come richiesto dagli organismi di rappresentanza della Marina e da quello della Difesa, per fare il punto di una situazione che appare sempre più difficile, quello della contesa giuridica, e non solo, fra l’Italia e l’India.
A tal proposito, ci chiediamo quale Presidente del Consiglio sia opportuno incontrare? Sarebbe meglio, e forse così sarà, il prossimo, che ai problemi sottoposti alla sua attenzione dovrà dare una speciale priorità, quanto meno per rispetto della dignità di due esseri umani, due servitori della Repubblica italiana tutta, in questo caso palesemente calpestata in modo diretto e continuato?
Latorre e Girone sono due servitori dello Stato (sulla pelle dei quali si sta giocando una partita umanamente vergognosa), entrambi militari in missione per conto della Repubblica Italiana, in applicazione dei trattati firmati dallo Stato e in piena adesione alla campagna contro la pirateria internazionale, condotta sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Tutto questo è stato attuato anche in applicazione di una legge dello Stato, che ha mandato “allo sbaraglio” sulle navi civili in funzione anti-pirateria, dei militari, senza fare però attenzione al fatto che stava in realtà subordinando, nella catena di comando a bordo, i militari ai civili, così creando i presupposti per il primo fatale errore, quello dell’attracco della Enrica Lexie al porto di Kochi. Un errore di cui non sappiamo ancora chi ne fu artefice, chi lo approvò. Che dire poi del fatto che militari e civili (marina mercantile nel caso specifico) hanno esigenze e priorità diverse, che possono divergere come infatti è accaduto o così sembra… e che si doveva fare maggiore chiarezza sui modi e i momenti in cui avrebbe prevalso il comando militare o quello civile.
Questo è il nocciolo del quesito posto al governo dall’onorevole Di Battista – deputato del MS5 – in occasione della relazione che i ministri degli esteri e della difesa tennero alla Camera dei Deputati quando i due militari del San Marco ritornarono in India. Si ricorderà che al termine della sua relazione, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, si dimise polemicamente a sorpresa, meritandosi una mezza bacchettata del collega alla difesa, Ammiraglio Di Paola, che da buon marinaio sostenne che un comandante non abbandona la nave. Verissimo, anche se andrebbe ricordato a tutti che un buon comandante dovrebbe evitare il naufragio, mentre in questa vicenda sembra esserci una propensione precisa all’autoaffondamento.
L’incontro dovrebbe assicurare, nella richiesta di Cirielli, anche un confronto costruttivo sulla chiarezza e l’eventuale modifica delle regole d’ingaggio dei militari impegnati su navi civili, allo scopo di tutelare i militari e la loro attività in questo servizio antipirateria. L’intento di Cirielli dovrebbe essere volto soprattutto a chiedere azioni decise e forti per sbloccare la vicenda ed evitare che La Torre e Girone tornino sì in Italia ma con una condanna elargita dagli indiani, che magnanimamente consentissero loro di scontare la pena in terra patria. Una eventuale condanna dei due fucilieri del San Marco sarebbe davvero una “Caporetto” di proporzioni e conseguenze enormi. I nuovi ministri della difesa e degli esteri riusciranno nell’intento?
Si leggono molte analisi sui motivi che hanno spinto il governo a rispedire in India La Torre e Girone, sia pur a bordo di un confortevole velivolo dei nostri servizi di sicurezza. Analisi realizzate con mezze verità, conosciute o intuite. Fino a quando non ci saranno notizie certe e documentate, queste elucubrazioni servono solo ad alimentare polemiche, mentre servirebbe conoscere la catena degli errori, politici e militari, che hanno determinato una situazione gravissima.
A noi sembra che l’errore a monte, politico e militare, sia stato fatto dagli Alti Comandi della Marina, che hanno accettato un accordo per l’attribuzione del servizio antipirateria su navi mercantili, senza richiedere l’elaborazione di specifiche, peculiari, precise norme sulla prevalenza della catena di comando e in quali momenti; dal potere legislativo, quello di avere approvato una legge con molte lacune, trasformando la Marina in una specie di società privata di servizi di sicurezza. All’atto pratico sono emerse le lacune della legge 130, che ha regolato – male – la materia.
Produce vera angoscia istituzionale – a parte la sorte dei due fucilieri di Marina – l’assenza dell’Europa, che non ha fornito alcun appoggio all’Italia; la freddezza del Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki Moon, trinceratosi dietro un “è una contesa fra due stati sovrani…vedete di mettervi d’accordo”.
Allora viene spontaneo chiedersi che fine abbia fatto la rinnovata immagine di prestigio e forza dell’Italia in campo internazionale. Esiste solo in ambito economico e finanziario? Un po’ poco in realtà. La forza di uno Stato si vede anche in queste vicende difficili, ma dove la tutela dei propri cittadini, ancor di più se militari in missione, è un punto di forza per un Governo. Nel passato abbiamo tutelato, male o bene, cittadini italiani fino a mettere a rischio la vita di altri (vedi il caso Calipari). Il Governo ‘tecnico’ in questa storia ha fallito e il CO.CER interforze (insieme agli altri organismi di rappresentanza) dovrà di sicuro rivedere la questione della presenza di militari su navi mercantili in servizio antipirateria.
Forse ancor prima dovrebbe studiare al proprio interno, per cercare di capire come e dove si sia aggrovigliato il nodo decisionale, con una specie di corto circuito nella catena di comando, per porvi immediato rimedio, rivedendo pratiche e strutture…e relative responsabilità affidate. Con tutto il rispetto e l’ammirazione possibile per il mondo militare, con il quale abbiamo a lungo collaborato, i militari devono fare tesoro di una importante ‘lesson learned’ su tutta la vicenda (anche nella qualità di maestri di tale metodologia) e agire di conseguenza nella catena di comando, per non lasciare pericolosi vuoti in questi delicati rapporti tra mondo civile e quello militare, nella condivisione delle responsabilità sui problemi.
Si è richiamata la disfatta di Caporetto o l’8 settembre, al ritorno “spintaneo” di Latorre e Girone in India: dalla prima situazione nel dopoguerra venne fuori il fascismo; dalla seconda, dopo molto sangue italiano versato, si formò la repubblica italiana libera e indipendente. Tra pochi giorni, il 25 aprile, ricorderemo l’anniversario della Liberazione, alla quale partecipò quasi tutto il popolo italiano, in divisa e non, tutti dovremmo ricordarlo bene, per evitare derive non proponibili.
Il Governo, vecchio o nuovo, cerchi presto di rimediare a questa vergognosa vicenda che non ha precedenti; il mondo militare rifletta su alcuni errori, che capiremo meglio quando questa storia sarà conclusa – come speriamo tutti – in modo onorevole per Latorre e Girone e, di conseguenza, per tutti gli italiani. Le parole del Presidente Napolitano nel discorso del suo secondo insediamento sono state molto dure: che i politici le ricordino, se ne sono capaci!
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