Letta chiude le consultazioni con una lezione di “senso dello Stato” e di politica ai “grillini”
Nessuno nasconde le difficoltà, ma in uno spirito costruttivo. M5S: “se vedremo fatti ci saremo”. L’Italia pensante tifa per il successo del tentativo di letta Jr, ma in realtà tifa per se stessa
Roma – Il 25 Aprile è stata una giornata serenamente convulsa. Da un lato e manifestazioni celebrative per la Festa della Liberazione, con i presidenti delle due camere – Laura Boldrini e Piero Grasso – impegnati nei discorsi di rito; dall’altro Enrico Letta e i suoi più diretti collaboratori impegnati nelle consultazioni in vista della formazione del governo di unità nazionale, l’unico per adesso possibile in forza del risultato elettorale. Come aveva suggerito con delicatezza Giorgio Napolitano, da presidente della repubblica uscente. Come ha sottolineato con forza, voce vibrante e puntando il dito contro i partiti (tutti), etichettati con vari epiteti salutati da applausi scroscianti (roba da TSO generale…), lo stesso Giorgio Napolitano da presidente della repubblica entrante, il giorno del giuramento.
Oggi sarà pausa di riflessione, in attesa che Silvio Berlusconi torni dagli Stati Uniti, dove ha partecipato alla manifestazione bi-partisan di inaugurazione della biblioteca del 41° Presidente degli Stati Uniti d’America, George W. Bush (evento a cui tutti i presidenti viventi hanno partecipato: una lezione di civiltà e democrazia, altro che Stefano Rodotà).
L’incontro più lungo, quasi due ore, è stato con la delegazione del Pdl, perché i nodi da scogliere sono tanti e “veniamo da un tempo di contrapposizioni profonde e permangono differenze molto significative” ha dichiarato a fine giornata lo stesso Enrico Letta, senza nascondere i problemi, ma anche senza farne motivo di terrorismo politico. Tra forze “alternative” come Pd e Pdl è ovvio che sarà necessario altro tempo, eppure le discussioni – per ammissione di tutti i partecipanti – “sono state animate da spirito costruttivo”. Quindi sarà necessario ricorrere alle migliori doti di mediazione. Anche Alfano ha confermato “ci siamo presentati con spirito costruttivo, e altrettanto spirito costruttivo abbiamo riscontrato nell’approccio del presidente incaricato. La linea del Pdl, espressa con grande chiarezza anche in queste ore dagli Usa dal presidente Berlusconi, è chiara” ha spiegato il segretario del Pdl: “non stiamo ponendo questioni di formule di governo, né di poltrone, cadreghe o cadreghine ma più concretamente un discorso per il bene dell’Italia perché possa rialzarsi”. Tuttavia l’accordo ancora non è stato raggiunto e il centro della discussione in corso ruota attorno alle misure economiche e fiscali che il governo dovrebbe assumere per rilanciare il Paese, a partire dall’abolizione dell’IMU per la prima casa.
Il primo gruppo a incontrare il presidente del consiglio incaricato alla Camera (nella sala “del Cavaliere”…) è stato in mattinata quello di Sel, con il no perentorio alle larghe intese ribadito da Nichi Vendola, con i soliti discorsi filosofeggianti. La parola d’ordine è “opposizione responsabile”, anche se poi Vendola ha approfittato della ricorrenza del 25 Aprile per rifiutare il paragone tra unità nazionale oggi e l’eterogeneità del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), con una non originale interpretazione secondo cui fascismo e berlusconismo sarebbero da mettere sullo stesso piano. Insomma, Berlusconi è da eliminare politicamente a ogni costo e con ogni mezzo.
Dopo le farneticazioni di Vendola, è stato il turno di Centro Democratico, Psi e Scelta Civica, che per bocca dei rispettivi partiti il pieno sostegno al tentativo di Letta. Al contrario, Fratelli d’Italia ha detto no alla fiducia, ma ha dato “disponibilità alla collaborazione”, per bocca di Guido Crosetto, secondo il quale “si può fare opposizione con dignità e in modo serio”. Un modo come un altro per candidarsi alla presidenza del COPASIR.
Anche a Lega ha promesso opposizione leale e concreta. “Noi non entreremo nel governo. Non siamo interessati” ha detto Roberto Maroni al termine dell’incontro con Enrico Letta. “Faremo un’opposizione di stimolo al governo”, ha sottolineato il segretario della Lega, che però ha affermato la soddisfazione per l’incarico “non è stato dato alle persone su cui noi avevamo posto una netta e totale pregiudiziale (Giuliano Amato, ndr)”. Maroni ha confermato di aver trovato Letta “determinato, concreto e consapevole della sua responsabilità”, perché un fallimento del suo tentativo porterebbe il Paese a un pericoloso voto anticipato.
Il premier incaricato, al termine della sessione mattutina delle consultazioni è rimasto a Montecitorio. Per un po’ è riuscito a far perdere le sue tracce e nel palazzo sono stati visti entrare Angelino Alfano e, più tardi, anche Pier Luigi Bersani. Letta, secondo fonti parlamentari, avrebbe avuto un colloquio con il segretario del Pdl, per approfondire la posizione del Pdl e le parole di Silvio Berlusconi, che dagli Stati Uniti aveva dettato le sue condizioni. “Abbiamo preparato 8 disegni di legge che sono ciò che secondo noi è indispensabile e urgente fare” Berlusconi ha detto dall’altra parte dell’Atlantico. Il Pdl darà il via e sosterrà “qualunque governo possa essere in grado di far approvare questi disegni di legge, che sono ciò di cui l’Italia ha assolutamente bisogno” ha affermato da Dallas. Secondo Berlusconi “è poco importante chi guiderà questo governo, che tiene insieme chi insieme non ci vuole stare. La cosa veramente importante è che ci sia un governo, e un Parlamento che possano approvare quei provvedimenti”. Nel pomeriggio da Berlusconi è arrivata anche un’apertura, sotto forma di smentita del veto per la Cancellieri al ministero dell’Interno, ricordando la precedente offerta di candidarsi alle elezioni municipali a Bologna sotto le insegne del Pdl. “È un funzionario dello Stato che apprezziamo tantissimo” ha chiuso la discussione il presidente del Pdl.
Una specie di apertura Letta l’ha incassata anche dal Movimento 5 Stelle. “Non vogliamo rimanere in un angolo a guardare”, ha detto il capogruppo al Senato, Vito Crimi, al premier incaricato che gli chiedeva di abbandonare la logica dell’arroccamento. “Ognuno di noi rappresenta un pezzo di sovranità popolare” ha affermato Letta, che ha invitato il M5S a “scongelare la posizione del partito”, bloccato sul rifiuto della comunicazione con gli altri. “Penso sia il bene delle istituzioni e dei cittadini se ognuno fa dei passi, rimanere nell’angolo non è il bene del Paese” ha sottolineato il presidente del consiglio incaricato. Richiesta cui Crimi ha replicato affermando di essere “convinto che alcune idee possono essere accoglibili, su temi specifici e anche interventi a costo zero”. La capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, ha chiesto “una squadra di governo di alto profilo, scollegata da certe logiche del passato”.
L’incontro con il M5S è stato trasmesso in streaming dal partito di Grillo e ripreso dal TG La7 con uno Speciale. A differenza del precedente incontro con Bersani, Letta è apparso più sicuro, con toni a volte professorali e un’affabilità pedagogica, mentre i “grillini” sono sembrati incassare la posizione dominante del vice segretario del PD, vincente su tutta la linea, con un risultato tennistico, ha evocato Mario Sechi su Twitter (e pure il nostro direttore su Facebook).
Infine, Letta ha incontrato la delegazione del suo partito, il Pd. Al termine del colloquio è stato confermata la la necessità di un “supplemento di lavoro”, ma anche la fiducia di poter sciogliere la riserva e dare un governo al Paese. “Crediamo che questo Paese non possa permettersi di aspettare e abbia bisogno di un governo forte e autorevole” ha detto Roberto Speranza, che si è recato da Letta insieme al capogruppo al Senato, Luigi Zanda. Anche Matteo Renzi ha dato pieno sostegno al tentativo di Letta e ha esortato la classe politica “ad andare fino in fondo” e ha mostrare la propria “moralità, che non è solo onestà, ma corrispondere con il proprio sforzo a quello che i cittadini chiedono. Non basta dire che il presidente Napolitano ha ragione – ha aggiunto Renzi – ma ora quegli auspici devono diventare realtà e chi ha il coraggio delle proprie azioni deve andare fino in fondo”. Renzi ha ammesso la propria convinzione sul fatto che Letta “abbia tutti i numeri per farcela” a margine delle celebrazioni per il 25 aprile a Firenze, concludendo con un’affermazione forte: “se ce la fa lui, ce la fa l’Italia”. Le stesse parole attribuite da Mara Carfagna – in un intervento sul suo blog – a Silvio Berlusconi. Segno non tanto dell’inciucio, ma della gravità della situazione italiana.
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Volevo solo complimentarmi per la bellezza dell’articolo che,tra l’altro,condivido pienamente…
Cordialità Pierpaolo.