Oklahoma City, The Day After
24 morti accertati, dei quali nove bambini sepolti dal crollo della scuola elementare Plaza Tower. Moore rasa al suolo. Oklahoma riparte come 14 anni fa. Poteva andare peggio…
Era parso chiaro fin da ieri notte (in Italia) che il drammatico bilancio del devastante tornado abbattutosi nel pomeriggio sull’area meridionale di Oklahoma City dovesse peggiorare. Secondo il New York Times, che cita i servizi del Coroner della città, la devastazione è stata resa tragica da 91 morti, di cui almeno 20 dovrebbero essere bambini rimasti uccisi dal crollo della scuola elementare Plaza Tower di Moore, un sobborgo.
Le squadre di soccorso, con l’aiuto dei cani da ricerca, hanno cercato tra i detriti delle case e nelle automobili ribaltate dalla furia del vento di lunedì pomeriggio, cercando segnali di vita il giorno dopo che il mostruoso tornado a devastato la periferia di Oklahoma City. E dopo 24 ore nessun ulteriore sopravvissuto, né per fortuna alcun corpo, è stato trovato nella striscia di distruzione lunga 17 miglia e larga una. Uno scenario di guerra si presenta agli occhi dei soccorritori e dei miliziani della National Guard.
Il tragico bilancio di ieri notte (in Italia) è meno tragico, se solo si potesse pesare la tragedia in termini di quantità di vite umane perdute: ma i cinici dicono che è così anche nella Siria dilaniata da una guerra tra due parti criminali, in cui i bambini sono vittime anche se continuano a vivere. E forse, per una volta, i cinici hanno davvero ragione.
Dai 91 morti e 145 feriti di ieri, la cruda contabilità della tragedia, si è passati a 24 persone decedute, inclusi nove bambini, come confermano le fonti statali ufficiali. I feriti sono più di 230, ma davvero i numeri avrebbero potuto essere da ecatombe: Moore, la periferia meridionale di Oklahoma City conta quasi 56mila abitanti, si fa presto a ringraziare il Cielo che sia andata così, perché i primissimi dati diramati nella confusione dalle autorità sanitarie locali parlavano di 51 morti, poi saliti a 91. Ma sembra che un errore di conteggio abbia fatto schizzare in alto un numero che a molti sembrava addirittura modesto, vista la forza e l’impatto del tornado sul territorio.
La governatrice dell’Oklahoma, Mary Fallin (nella foto a destra), ha avvertito: il numero potrebbe crescere. Anche perché alcuni deceduti potrebbero essere stati presi in carico dalle aziende funerarie locali, senza darne comunicazioni alle autorità di governo. Un dato inconcepibile nel nostro immaginario collettivo italiano, convinto che l’America sia il luogo dell’organizzazione per eccellenza. Ma il colpo su Oklahoma è stato pesante, come quattordici anni fa.
Il sindaco di Moore, Glenn Lewis, ha fornito un dato significativo: la devastazione è stata tanto profonda, che i funzionari municipali hanno dovuto di corsa provvedere a stampare nuova segnaletica stradale, per poter aiutare i soccorritori e i residenti a muoversi nello scenario improvvisamente sfigurato della città. La mobilitazione è stata però totale e immediata.
Un team di ricerca e soccorso è partito subito dalla vicina base dell’Air Force di Tinker, con un’autocolonna di mezzi di primo intervento con luci di emergenza, autobotti e automobili di sicurezza. Lo Stato del Texas ha inviato un team di 80 persone specializzate nelle ricerche a seguito di crolli o terremoti. La Croce Rossa Americana ha inviato 25 veicoli di primo soccorso.
Le squadre di soccorso dovrebbero completare l’elenco delle vittime mercoledì pomeriggio (la notte tra giovedì e venerdì in Italia), poi inizieranno un secondo e un terzo ciclo di ricerche degli eventuali dispersi. Gary Bird, comandante dei vigili del fuoco di Moore, ha dichiarato alla CNN che cercheranno i dispersi almeno tre volte in ogni costruzione danneggiata e che sperano trovare tutti.
«È presto per fare un conteggio dei danni» ha dichiarato Terri Watkins, portavoce del Dipartimento per la Gestione delle Emergenze di Oklahoma City, mentre le centinaia di poliziotti, vigili del fuoco, volontari e quasi 180 miliziani della National guard of Oklahoma sono impegnati nelle ricerche in tutta l’area colpita dal tornado. Il meteo peraltro non aiuta le operazioni di salvataggio, visto che è prevista pioggia intensa e venti a oltre 70 chilometri orari. La polizia autostradale ha chiesto che si liberasse la Interstate 35 (che collega il sud al nord del Paese, attraversando molti stati), per consentire rapidi movimenti ai mezzi di soccorso.
IL TORNADO – La furia del vento ha colpito prima la zona di Newcastle, Oklahoma, alle 2.56 di pomeriggio, 16 minuti dopo che era stato emesso il primo allarme, come ha confermato il National Weather Service. I residenti di Moore hanno avuto dunque da 30 a 40 minuti prima che il potente tornado colpisse la pare occidentale della città. Tra le costruzioni colpite per prima, due scuole: la Plaza Towers e la Scuola Briarwood, entrambe elementari.
Sette dei nove bambini morti in questo tragico evento, sono stati uccisi dal crollo dei muri della Plaza Towers Elementary School. Circa 75 studenti, docenti e membri dell’amministrazione della scuola si sono salvati riparandosi sotto le cattedre e i tavoli della scuola. Ma c’è stato anche il caso di Rhonda Crosswhite, una delle insegnanti, che ha salvato alcuni bambini riparandoli (e fermandoli) con il proprio corpo. Una eroina del senso materno, che ha fatto da scudo in una scuola dove non esisteva il rifugio sotterraneo, per mancanza di fondi. Così come nella scuola vicina, la Brianwood.
Moore e la regione di Oklahoma City sono state già provate da disastri. Nel 1995, 168 persone morirono nell’attentato all’Alfred P. Murrah Federal Building. Nel 1999 e nel 2003, Moore fu colpita da due tornado simili a quelli di lunedì pomeriggio. Quello del 1999 era stato finora il più potente.
Il presidente Barak Obama ha seguito tutte le operazioni e ha sbloccato subito fondi federali per aiuti immediati, lasciandone la gestione alle autorità locali, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà attraverso cui gli Stati Uniti sono diventati una grande ed efficiente nazione, anche nelle emergenze (nella foto a sinistra, Mick Cornett, il sindaco di Oklahoma City, in visita nelle zone distrutte della città).
Passerà anche questa tragedia, a Oklahoma City, ma il “villaggio globale” in cui viviamo ci fa vivere ogni benedetto giorno in una società unica, dove i patimenti di qualcuno diventano quelli almeno di qualcun altro. La vera realizzazione della profezia di McLuhan si potrà verificare quando smetteremo di far male ai bambini, non solo di preoccuparci – come è giusto che sia – di chi perisce per un accidente della natura.
Quando sentiremo ogni bambino come il nostro, ovunque e sotto qualsiasi regime, allora saremo vicini al Villaggio Globale vero, quella Città dell’Amore che in fondo doveva avere in mente don Luigi Sturzo quando preconizzava la fine delle guerre, in quanto atto umano irrazionale. Chissà…
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