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Test Gate Formula 1 2013, la FIA mette sotto inchiesta Ferrari, Mercedes, Pirelli, ma dovrebbe indagare se stessa e cambiare un regolamento assurdo

20130526-parcferme_headLa F1 è uno sport costoso, ma risparmiare sui test è una stupidaggine. Se ne prenda atto e si faccia un … grande compromesso per salvare la massima espressione automobilistica

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La storia dei test segreti condotti dalla Pirelli in Spagna, su una monoposto Mercedes del 2013, guidata dai piloti titolari (ma i due non parlano peggio di due siciliani omertosi: lo diciamo da siciliani non omertosi…), prometteva fin da domenica scorsa di non disperdersi come una bolla di sapone, così è stato.

Man mano che passano i giorni, questo “Test Gate” di arricchisce di particolari ulteriori, ieri addirittura due. Anzitutto, la Pirelli ha inteso rispondere alla “copertura stampa e sui social” dei fatti emersi nell’immediata vigilia dello schieramento del Gran Premio di Monaco, domenica scorsa, riguardante il test con la Mercedes, fornendo una serie di rassicurazioni sul fatto che i test sono stati “effettuati alla cieca, nel senso che la Mercedes non aveva idea e non ha tuttora idea di quello che stavamo testando” è stato precisato nel corso di una conference call indetta improvvisamente, destinata alla stampa e aperta a chiunque vi avesse interesse (che potrete risentire qui nella doppia versione in inglese e italiano), cui hanno partecipato Maurizio Boiocchi, Chief Technical Officer, Mario Isola, Racing Manager, e Paul Hembery, Motorsport Directory della casa milanese.

Della conferenza avrete già letto nell’articolo di Giacomo Rauli, cui vi rimandiamo.

La seconda novità di ieri è stata che la FIA ha inserito nella lista degli indagati anche la Ferrari, per aver svolto analogo test in Bahrain, affittando una monoposto del 2011 del Reparto Corse Clienti (ne abbiamo parlato qui).

Emergono ancora una volta, con tutta evidenza, le incongruenze di uno sport professionistico ad alto contenuto tecnologico, dove però non si può provare; e dove l’assenza di prove può comportare rischi tecnici (che si traducono in rischi ulteriori per la vita dei piloti). Questo è un passaggio importante della conferenza stampa di ieri della Pirelli, che ha chiesto per il futuro regole più intelligenti e disponibilità di “auto, piloti e circuiti significativi per le prove”, soprattutto in prospettiva del cambio regolamentare e tecnico, con l’introduzione della motorizzazione turbocompressa di 1,6 litri. Modifica che cambierà profondamente l’assetto tecnico della Formula 1, per cui le gomme vanno ripensate in modo profondo.

Il pericolo che questa storia si trasformi in uno “scandalo” come quello che colpì la McLaner nel 2007 (spy gate nei confronti della Ferrari),  come ha evocato con sagacia Helmut Marko, è concreto. Con un potenziale effetto domino che finirebbe per disarticolare la Formula 1 stessa, almeno come la conosciamo oggi. La Mercedes sanzionata chiuderebbe con la Formula 1, iniziando le danze della morte per consunzione della serie, che non ha ancora rinnovato il “Patto Costitutivo”, quel “Patto della Concordia” avente una denominazione ridicola, in un mondo in cui più che concordia c’è connivenza.

Di certo non peroriamo le impunità, né le illegalità, ma in un momento di profonda crisi mondiale, il ritiro della Mercedes non servirebbe a nessuno, perfino al “morale della truppa”; ma farebbe emergere le lacune di un regolamento sportivo stupido.

Serve allora un grande compromesso, per salvare capre (i team, tutti, da una potenziale bancarotta) e cavoli (i ricavi di Ecclestone e della F1 stessa) e per eliminare le finzioni nella massima serie. Serve riconoscere il rilievo del lavoro svolto dai costruttori, ma non serve mortificarlo con assurde restrizioni, che finiscono per tradursi in costi e investimenti nel campo delle tecnologie virtuali.

Serve a tutto l’ambiente della F1 riprendere i test sui circuiti “significativi”, per non aprire voragini di sicurezza in un mondo in cui basta un bullone fissato male per mandare al Creatore il migliore di tutti. Ha ragione il presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, a chiederlo da tempo a viva voce. Ha ragione la Pirelli a chiederlo in nome della sicurezza. Ma tutti loro hanno torto a procedere per vie surrettizie, vanificando la base dello sport: un trattamento differenziato tra i partecipanti alla competizione che rompe l’uguaglianza sportiva stessa.

In materia di sicurezza a volte siamo rosi dal dubbio: ma i morti famosi (e meno noti) non hanno insegnato niente a nessuno?

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.