Dal 26 Giugno le marche da bollo costano di più, per finanziare la ricostruzione in Abruzzo. Ammesso e non concesso che…
Nel silenzio degli organi di informazione tradizionali, impegnati a disquisire di sentenze penali e di giudizi morali, con la crisi economica feroce, acuita da scelte folli dei governi di unità emozionale (per non lasciare il potere…), si raschia il fondo del barile degli italiani, ma non si taglia un centesimo di spesa pubblica
Da ieri, 26 Giugno, sono aumentate di circa il 10% le marche da bollo: quella da 1,81 euro è passata a 2,00 Euro; quella da 14,62 euro a 16,00 Euro. L’aumento è stato deciso attraverso il decreto omnibus che ha previsto risorse destinate al rilancio dell’area industriale di Piombino, fondi per la ricostruzione in Abruzzo, interventi per l’Expo 2015 a Milano: Decreto legge n. 43 del 26 aprile 2013, convertito con modifiche in Legge 24.06.2013 n° 71, pubblicata in GU il 25.06.2013, entrata in vigore appunto ieri.
Per effetto dello scellerato inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, imposto da uno Stato dell’Unione Europea (la Germania: andrebbe boicottata in tutti i modi, lo diciamo da amici della Germania e dei tedeschi) all’Italia e accettato da una classe politica sconsiderata e, probabilmente, minacciata personalmente sotto pena dello svelamento di altari e altarini, l’aumento delle marche da bollo riversa in modo diretto sui cittadini l’onere di finanziare azioni che sono di competenza dello Stato o di particolari enti locali.
L’aumento di queste imposte medievali servirà a recuperare un miliardo e 200 milioni di Euro, necessari per l’avvio della ricostruzione in Abruzzo, e assicurerà un teorico trasferimento di 197 milioni di Euro all’anno alle zone dell’Abruzzo colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, dal 2014 al 2019, necessari per riparare gli immobili danneggiati o per l’acquisto di nuove abitazioni.
Sempre che le somme arrivino davvero ai legittimi destinatari, visto che non c’è certezza di questo. Non vorremmo all’uopo ricordare l’esistenza di accise sul carburante destinate ai pagamenti delle spese della guerra di Etiopia del 1936, spese già del tutto pagate e da molto tempo. Un privato che si comportasse in questo modo sarebbe condannato per truffa dal più minuscolo dei tribunali esistenti in tutto l’Occidente.
L’aumento si rifletterà sui costi per le scritture private, per i rogiti notarili, per le pubblicazioni di matrimonio, per gli atti di notorietà in bollo, per ricevute e quietanze, per fatture e note di professionisti senza partita Iva (quindi soggette a marca da bollo).
Significativo il fatto che chi acquista una marca da bollo non può chiederne la restituzione, nel caso non servisse più, perché la legge sul bollo non ammette il rimborso dell’imposta, quando questa è assolta in modo “straordinario”, ossia mediante l’apposizione della marca da bollo emessa da una rivendita di tabacchi all’uopo autorizzata.
La relativa “riservatezza” con cui il provvedimento è passato produrrà anche un ulteriore effetto, per chi magari aveva già comprato delle marche da bollo non sapendo dell’imminente aumento e non avendo alcuna informazione da parte dei rivenditori di valori bollati. Apponendo le marche da bollo con il “vecchio conio” si incorrerà in sanzioni inevitabili, con ulteriore aggravio dei costi, ulteriori esborsi da parte dei cittadini e tanti Euro sonanti nelle casse dell’erario.
Ancora una volta il Parlamento ha dimostrato di non aver compreso lo stato in cui versa la popolazione, che in certe zone del Paese – purtroppo non solo nel Meridione – è stretta tra l’incudine di uno Stato soffocante e il martello di una criminalità (organizzata e non) feroce e sfrontata, cui non sembra potersi opporre la pubblica autorità. Una vergogna che merita la più ampia pubblicità.
Articolo aggiornato il 27 Giugno 2013, ore 15.31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA