Processo Mediaset, la Cassazione conferma la condanna, ma rinvia per la rideterminazione dei termini di interdizione dai pubblici uffici
La Suprema Corte ha accolto la tesi della Procura: la condanna di frode fiscale nei confronti diventa definitiva. Per l’ex premier esclusa l’immediata interdizione, la cui determinazione sarà stabilita da altra sezione della Corte di Appello di Milano. Dei 4 anni di reclusione della condanna nell’ambito del processo sui diritti tv, tre anni della pena sono coperti da indulto, l’anno residuo dovrà essere scontato ai domiciliari o con l’affidamento ai servizi sociali. Berlusconi nella sua residenza romana di via del Plebiscito con la figlia Marina, i legali Coppi e Ghedini e il segretario del Pdl Alfano
La Cassazione ha confermato la condanna a Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset sui diritti tv ma ha rinviato ad altra sezione della Corte d’appello di Milano sulla interdizione dai pubblici uffici, per rideterminarla al ribasso.
La sezione feriale presieduta da Antonio Esposito ha quasi del tutto accolto le richieste della Procura Generale della Cassazione, con la sola eccezione che l’interdizione dai pubblici uffici nei confronti dell’ex premier dovrà essere ricalcolata dalla Corte d’appello di Milano. La decisione della Cassazione è arrivata dopo sette ore di Camera di Consiglio e, in pratica, la Suprema Corte ha confermato l’impianto accusatorio nei confronti dell’ex premier.
Respinti anche i ricorsi dei tre ex manager di Mediaset Frank Agrama, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. A questo punto la condanna di frode fiscale nei confronti di Berlusconi diventa definitiva e per l’ex premier tre anni della pena sono coperti da indulto. L’anno residuo dovrà essere scontato ai domiciliari o con l’affidamento ai servizi sociali. Dipenderà da quello che decide il Cavaliere.
Sull’interdizione, una sezione diversa da quella che ha già giudicato Berlusconi determinerà la durata dell’interdizione, che non sara’ inferiore a cinque anni: secondo alcune prime interpretazioni delle norme citate a fondamento del rinvio, dovrebbe essere da 18 mesi a tre anni. La Procura Generale al riguardo aveva chiesto fosse la stessa Cassazione a rideterminare l’interdizione al ribasso, ma gli Ermellini hanno deciso che la determinazione spetti al giudice di merito.
Il verdetto della Cassazione è arrivato alle 19:45, in un’aula senza aria condizionata, dove i giudici della sezione feriale sono andati dopo aver terminato la Camera di Consiglio, iniziata questa mattina alle 12. Con il Cavaliere sono imputati per lo stesso reato altri tre manager di Mediaset.
L’ex premier ha atteso il verdetto nella sua residenza romana di via del Plebiscito, insieme alla figlia Marina, aii legali Franco Coppi e Niccolò Ghedini, al segretario del Pdl – e ministro dell’Interno – Angelino Alfano, in un “clima di grande serenità“, ha spiegato all’agenzia di stampa Adnkronos Alberto Zangrillo, medico personale di Berlusconi. “Si respira un clima di grande serenità” ha detto letteralmente, aggiungendo uno stringente “posso dire solo questo“.
La zona di via del Plebiscito è stata blindata fin dalla mattinata, con le vie e le piazze circostanti chiuse all’accesso veicolare e pedonale, mentre un piccolo gruppo di sostenitori del leader del Pdl – il cosiddetto “Esercito di Silvio” si è collocato all’altezza di piazza del Gesù. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno sorvegliato perché non ci fossero degenerazioni di sorta. Naturalmente tutto sotto l’occhio di cameramen, fotografi e giornalisti.
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