Ripartire dalla cultura, le proposte del ministro Massimo Bray
Tax credit per il cinema e gli artisti, fondi per Pompei e i Nuovi Uffizi, spazi statali gestiti da giovani emergenti e un tirocinio sulla digitalizzazione del patrimonio: basteranno per rilanciare il sistema culturale italiano?
La Reggia di Caserta alla stregua di Versailles, Pompei senza crolli e i Bronzi di Riace esposti nel nuovo Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria: sono questi i beni artistici menzionati da Massimo Bray – ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo – durante la puntata “Prima di tutto” andata in onda, lo scorso 9 agosto, su Radio Rai 1.
“Ripartire dalla cultura” è certamente il tormentone di questa torrida estate in cui si torna parlare di azioni per recuperare gli innumerevoli siti italiani, un vero volano per il rilancio dell’economia nazionale. Seppur si tratti di parole ormai note, la scorsa settimana è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto legge “Valore Cultura” che già entro Ferragosto potrebbe arrivare alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Le disposizioni previste – di cui il Ministro Bray ha anche fornito un’infografica – spaziano dai fondi per i “Nuovi Uffizi” all’uso dei 105 milioni di euro, in parte stanziati dall’Unione Europea, per il recupero di Pompei attraverso il coordinamento e la gestione di un direttore generale; e ancora una tax credit per il cinema e il sostegno degli artisti emergenti, un fondo per le fondazioni lirico-sinfoniche, per poi arrivare ai giovani ai quali saranno rivolti un tirocinio sulla digitalizzazione del patrimonio culturale – destinato solo a 500 selezionati – e l’affidamento, attraverso bandi pubblici, di spazi statali da far gestire a artisti emergenti under 35.
«Molto abbiamo cominciato a fare, il mutamento si vedrà fra poco – ha dichiarato Bray – l’importante è che tutti capiamo, in primis chi ha la responsabilità politica, che la cultura è degli italiani, che la cultura è l’Italia e che la cultura deve mostrare i nostri valori migliori che sono appunto quelli di saper includere, di saper difendere alcuni valori. Se facciamo tutto questo, la cultura sarà anche una leva straordinaria per uscire dalla crisi, per creare posti di lavoro, per raccontare quella molteplicità delle culture che sono parte di un patrimonio che solo l’Italia può conservare».
Per quanto sia corretta e necessaria la strategia di indurre nell’opinione pubblica una maggiore consapevolezza e sensibilità verso lo stato di degrado in cui versano molti siti, risulta altrettanto urgente il bisogno di introdurre figure professionali adeguate all’interno del sistema culturale. La valorizzazione e la comunicazione dei beni artistici è profondamente cambiata e l’Italia, prettamente intrisa di un approccio tradizionalista, risulta sempre più lontana dai modelli europei vincenti come la Francia o il Regno Unito in cui la partecipazione della popolazione locale va di pari passo con quella dei turisti che del Bel Paese lamentano l’insufficienza dei servizi e dell’offerta culturale.
Una ricetta unica per risolvere tutti i problemi di un territorio ad alta densità di beni da tutelare è pura utopia, ma ripartire dall’introduzione di competenze giovani e propositive e dalla diffusione di una coscienza nuova circa l’importanza dell’economia culturale è un dovere in cui ancora è possibile credere.
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