Il Vescovo di Andropoli: cristiani e musulmani in Egitto sono uniti per salvare il Paese dagli islamisti
Monsignor Golta, patriarca ausiliare della Chiesa copta-cattolica, pensa che Stati Uniti e Unione Europea vogliano imporre agli egiziani il dominio dei Fratelli Musulmani, che hanno un progetto geopolitico imperialista: il Califfato islamico. Musulmani pronti a difendere i cristiani a qualsiasi costo, una svolta epocale che rischia di essere vanificata dall’ignoranza dei governanti occidentali
Il Cairo – Yohanna Golta (nella foto in basso), vescovo di Andropoli e patriarca ausiliare della Chiesa copta-cattolica è intervenuto sulla situazione in Egitto con parole chiare e facilmente riscontrabili, per chi non ha il velo dell’ignoranza o della malafede sugli occhi. «Cristiani e musulmani egiziani sono uniti per cambiare il Paese» ha detto Monsignor Golta in un’intervista all’agenzia di stampa cattolica AsiaNews. «I “Fratelli Musulmani” invece sono un movimento internazionale a cui non interessa il bene dell’Egitto. Dopo la sua elezione Mohammed Morsi ha promesso di risolvere la questione palestinese, cedendo il 40% della penisola del Sinai e creare insieme ad Hamas un nuovo Stato per la popolazione di Gaza e la Cisgiordania. Tutto a scapito degli egiziani» ha aggiunto il prelato copto cattolico, che descrive la drammatica situazione violenza in cui è piombato l’Egitto e punta il dito contro tutti quei Paesi che nascondono la verità dei fatti, ignorando l’opinione di milioni di egiziani e riducendo lo scontro politico a quello fra militari e “Fratelli Musulmani”. «L’organizzazione dei “Fratelli Musulmani” ha un piano per costruire un califfato islamico – conferma monsignor Golta – tale programma è internazionale e comprende Turchia, Qatar, Egitto e altri Stati musulmani».
Una piattaforma geopolitica che andrebbe chiamata con il proprio nome – imperialismo islamista – e che ritorna sullo scenario internazionale (da cui peraltro non è mai scomparsa, sempre per chi ha occhi sgombri da malafede e ignoranza in materia), ma che fu il centro dell’argomentazione della “Dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali” lanciata il 23 agosto 1996 da Osama bin Laden nelle sue tre Lettere Ladenesi: La Prima Lettera, Dichiarazione di Guerra contro gli Americani occupanti la Terra dei due Luoghi Santi (DECLARATION OF WAR AGAINST THE AMERICANS OCCUPYING THE LAND OF THE TWO HOLY PLACES); la Seconda Lettera, Dichiarazione di Guerra islamica contro gli Stati Uniti d’America e le altre società non islamiche (ISLAMIST DECLARATION OF WAR AGAINST THE UNITED STATES OF AMERICA & OTHER NON-MUSLIM SOCIETIES); la Terza Lettera, con lo stesso titolo (ISLAMIST DECLARATION OF WAR AGAINST THE UNITED STATES OF AMERICA & OTHER NON-MUSLIM SOCIETIES).
Peccato che i media occidentali – noti e famosi – non ne abbiano mai parlato a sufficienza.
Monsignor Golta ritiene che l’Occidente sia più interessato a risolvere la questione israeliana che a prestare attenzione al grido di dolore proveniente dagli egiziani che vogliono la vera democrazia, non quella fasulla propugnata dalla “Fratellanza”, usata come mezzo per conquistare il potere, non come fine per crere condizioni generali di convivenza pacifica e sicura per tutti i cittadini.
«La popolazione egiziana, soprattutto i giovani – afferma Golta a AsiaNews – rifiuta questo piano. La rivoluzione del 30 giugno è avvenuta proprio per evitare distruggere il nostro Paese e l’esercito e la polizia per la prima volta si sono schierati con la gente. Tutti, donne, uomini, anziani, bambini, imam e sacerdoti cristiani hanno marciato insieme senza scontri. Io ero fra i manifestanti e ho sperimento questo clima di amicizia e unità» spiega il vescovo di Andropoli, che intende marcare il fatto che il resto del mondo non stia attribuendo a questo movimento trasversale – Tamarod – il peso epocale che ha, preferendo scontrarsi sui cavilli della legittimità del governo di Mohammed Morsi. «La pace in Israele e Palestina – continua Golta – fa comodo all’occidente, per questa ragione gli Usa rifiutano la nostra politica e vogliono realizzare il loro obiettivo: far tornare gli islamisti al potere».
L’attacco alle chiese, ai luoghi di preghiera, ai monasteri e alle abitazioni di cristiani era stato pianificato, sostiene Golta: «in queste settimane – racconta – gli estremisti hanno distrutto chiese, abitazioni, musei e ingaggiato scontri con la polizia. E questo per mostrare al mondo che il Paese è nel caos e spingere i Paesi occidentali ad entrare in Egitto e obbligare la popolazione ad accettare il governo di Mohammed Morsi». Chi ha vissuto sulla propria pelle i fatti delle ultime settimane conosce la verità e si meraviglia sulle notizie distorte riportate dai media occidentali.
«Il prezzo di questo caos, oltre alle centinaia di morti negli scontri fra islamisti ed esercito – spiega il vescovo – sono le oltre 40 chiese bruciate e le 500 abitazioni cristiane distrutte in modo deliberato». Golta critica chi continua a parlare di scontro confessionale, perché la verità è che è scattata una reazione per certi versi inattesa da tutti gli osservatori di questioni internazionali, la solidarietà tra musulmani e cristiani. «I musulmani stanno difendendo i copti, organizzando cordoni di sicurezza intorno alle chiese, alle case, ai negozi. Chi desidera lo scontro è solo una piccola minoranza, che non rappresenta l’Egitto. Stati Uniti e Unione Europea – ammonisce Golta – non vogliono vedere la realtà, ma solo ciò che a loro interessa, dicendo falsità e calpestando i desideri della popolazione egiziana».
I popoli liberi occidentali, anzitutto di Stati Uniti e Unione Europea, dovrebbero premere presso le rispettive classi dirigenti perché si sveglino dal sonno geopolitico: l’islamismo – non l’Islam e i musulmani – sono un pericolo geopolitico e storico, come nazismo, comunismo e fascismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA