Volano gli stracci tra Confcommercio e Confindustria in Sicilia su chi lotta meglio il racket
Scontro tra Confcommercio e Confindustria (e le associazioni antiracket) dopo che il presidente Piero Agen ha accusato l’imprenditore Gregory Bongiorno di essere un “eroe a orologeria”
Tensione in Sicilia tra Confindustria e Confcommercio, dopo che il presidente degli industriali di Trapani, Gregory Bongiorno, ha denunciato agli inizi del mese di settembre i propri estorsori dopo aver pagato per anni il pizzo. Bongiorno ha permesso così l’arresto di tre persone, originari di Castellammare del Golfo: Mariano Asaro – esponente di spicco di Cosa Nostra del Trapanese – Gaspare Mulé e Fausto Pennolino.
L’imprenditore, infatti, dopo aver subito dal 2005 le richieste estorsive dei tre malavitosi, li ha denunziati, permettendo così agli agenti della Squadra Mobile di Trapani di eseguire le ordinanze di custodia cautelare.
Una denuncia però tardiva secondo Piero Agen, presidente di Confcommercio Sicilia che, sul suo profilo Facebook, lo scorso 6 settembre, ha scritto: “Chi nel 2013 denuncia il racket, dopo aver pagato fino al 2007 ed aver smesso solo perché, casualmente, avevano, allora, incarcerato gli estortori, diventa un esempio e si ha anche il coraggio di citare, senza vergognarsi, Libero Grassi che già nel 1993 scriveva un messaggio che non poteva non toccare il cuore e la mente delle persone perbene ed in possesso di un minimo di attributi: messaggio che invece , evidentemente, in quel di Trapani non era giunto!“.
Agen ha, poi, aggiunto che “il nuovo ‘Eroe’ non aveva neppure ricevuto il forte segnale che negli anni Novanta era partito prima dall’Acio di Capo d’Orlando e poi da Siracusa, Catania e da altri territori. Forse era distratto allora, come, per altro, appare reticente oggi nel rispondere alle domande su presunti rapporti fra suo padre e la mafia, se questi sono gli esempi per i giovani … che il Signore ci aiuti“.
Dure parole a cui hanno replicato, con un comunicato congiunto, Confindustria Sicilia e Palermo, il Comitato Addio Pizzo, Libero Futuro e Fai:
“Leggiamo con grande sconcerto una presa di posizione di Pietro Agen, Presidente regionale di Confcommercio, che trova argomenti risibili e offensivi per delegittimare chi ha appena avuto il coraggio di mandare in galera gli estortori, come è successo a Castellammare del Golfo a Gregory Bongiorno Presidente di Confindustria Trapani. Stupisce, inoltre, che l’intempestivo attacco di Agen avvenga in contemporanea e sia del tutto simile a quello fatto da alcuni giornalisti ed in particolare dal blog LinkSicilia.
Agen tira in ballo a sproposito le associazioni antiracket e si erge a difensore della memoria di Libero Grassi del quale dimostra di non conoscere neppure la data della morte. Sappia Agen che le associazioni antiracket sono costituite prevalentemente da imprenditori che hanno pagato il pizzo anche per anni prima di denunciare e al loro interno non è mai stata fatta una graduatoria fra i più puri ed i meno puri. Con questo spirito il movimento antiracket e Confindustria Sicilia collaborano da anni ottenendo risultati concreti che hanno determinato cambiamenti sostanziali a svantaggio di Cosa nostra. Vedi Gela e Palermo.
Le associazioni nate nel nome di Libero Grassi si impegnano ogni giorno affinché le denunce aumentino stimolando chi ancora paga a seguire l’esempio dei tanti Gregory Bongiorno che hanno trovato il coraggio di dire basta.
Agen piuttosto che cercare argomenti per delegittimare chi denuncia, guardi all’interno della sua associazione e troverà tante vittime del racket che non vanno offese ma aiutate. E se trovasse fra i suoi iscritti o i dirigenti un rappresentante di una famiglia notoriamente mafiosa, come gli Ercolano di Catania, farebbe bene a liberarsene“.
Su Sud, infine, si legge anche la replica del destinatario dell’accusa di Agen. “Non provo nessun imbarazzo. Non ho denunciato prima perché nel 2005-2006 il clima era differente. Certe scelte vanno metabolizzate, non si possono prendere di slancio – ha detto Bongiorno – Oggi ci sono invece le condizioni e c’è una Confindustria diversa, sia a livello regionale sia a livello nazionale, che fa fronte comune per la legalità. Non è più quella di una volta che ha lasciato da solo Libero Grassi”.
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