Governo, Letta si è dimesso. Nessun passaggio parlamentare, come richiesto da Forza Italia e M5S

Accelerazione della crisi, ma il rispetto del dettato e della prassi costituzionale va a farsi benedire…

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Roma – Tempi rapidi, ci sono delle priorità che impongono un passo svelto. Giorgio Napolitano ha ricevuto le dimissioni di Enrico Letta, ha preso atto che si tratta di una decisione irrevocabile, ha avviato, fin dalle prossime ore, le consultazioni per far nascere il nuovo governo. L’accelerazione decisa dal Quirinale, con una dilatazione del dettato costituzionale non evidente solo a chi è in malafede (o non conosce la Carta).

Letta è salito al Colle alle 13, in anticipo di tre ore su quanto annunciato in precedenza e dopo aver esaurito gli ultimi impegni nell’agenda del Consiglio dei Ministri. Il dimissionato capo del Governo ha trovato ad aspettarlo Giorgio Napolitano, che peraltro non ha rinunciato a presenziare all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti (non si tratta di un caso) e gli ha rassegnato le dimissioni.

Su Twitter i ringraziamenti di Letta a chi gli è stato vicino e a chi, in modo semplice, lo ha salutato (magari pur non essendo d’accordo con lui).

 

 

Non c’erano le condizioni per proseguire, dopo il pronunciamento del Pd, che si atteggia a Camera Altissima del Parlamento. Nessuna parlamentarizzazione della crisi, anche se la richiesta di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle non solo non era infondata, ma addirittura puntuale sotto il profilo costituzionale.

La reazione del Presidente della Repubblica si può evincerla dalla formulazione del comunicato redatto alla fine del colloquio. “Le consultazioni inizieranno oggi pomeriggio e si concluderanno nella giornata di domani“, consultazioni lampo per una pantomima vergognosa. “Il Parlamento potrà comunque esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo“, una formulazione non rispettosa delle prerogative del Parlamento, quasi come se fosse una concessione del sovrano. Un contentino, in modo tale da non far sentire al Parlamento di essere esautorato delle proprie prerogative.

Soprattutto, come terza puntualizzazione, il Quirinale auspica – anzi: vuole – una “efficace soluzione della crisi, quanto mai opportuna nella delicata fase economica che il paese attraversa e per affrontare al più presto l’esame della nuova legge elettorale e delle riforme istituzionali ritenute più urgenti“.

La crisi economica che non attenua la morsa e le riforme da fare nel “cuore” del capo dello Stato. A partire dalla legge elettorale, come Napolitano aveva già detto in modo esplicito negli ultimi giorni.

Oggi lo ha ribadito nero-su-bianco, con un’affermazione che vincola il nascituro Governo, che nasce già adulto, coraggioso e sbruffone per definizione. La speranza è che si apra una nuova stagione, la certezza è che Matteo Renzi dovrà lottare come un leone per vincere il freno che sarà attivato – potente come alla fine del lungo rettilineo dell’Hunaudières della 24 Ore di Le Mans – dalla burocrazia retriva e dalla parte conservatrice (tutta) della politica, che gioisce nel sentir parlare di “governo di legislatura” fino al 2018, per continuare a lucrare indennità immeritate, con un rapporto fallimentare tra investimento e risultato.

Beppe Grillo inveisce, ma gioisce: è come se tutti fossero impegnati in una lunga campagna elettorale a favore del Movimento 5 Stelle, un movimento tanto rivoluzionario da richiedere il rispetto delle norme. Anche se vecchie e decrepite come la vigente (non sempre, non tutta) Costituzione del 1948.

Credit: AGI

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