Marchionne e il piano FCA in cinque punti. Sacrificata la Lancia (almeno per ora)

Nella presentazionedel piano di sviluppo di FCA 2014-2018, sviluppo per tutti i brand del gruppo, che punterà sul rilancio mondiale di Alfa Romeo, una casa italiana che porterà in giro per il mondo i valori tradizionali con modalità e tecniche nuove. Maserati e Ferrari punte d’attacco nell’alto di gamma e nelle supercar. Lancia destinata a morire nel dimenticatoio, un errore. Maestranze italiane “al sicuro”

Maserati Alfieri Coupé

Detroit – Sono cinque i punti principali del piano industriale 2014-2018 di Fiat Chrysler Automobiles riassunti dall’amministratore delegato di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, ieri ad Auburn Hills. Con un investiment complessivo di 55 miliardi di euro, FCA intende rilanciare nel mercato mondiale dell’automobile. Lo scenario occupazionale in Italia non sembra soffrirà della diminuzione complessiva di vendite, grazie all’esportazione. Le maestranze sono considerate da Marchionne risorse da difendere, in parte però è captatio benevolentiae.

Il primo punto è il focus sui marchi premium, con la Maserati (target per 75 mila unità vendute al 2018) e il rilancio dell’Alfa Romeo, “per cui è arrivato il momento di massimizzare il potenziale” dopo 20 anni circa in cui “abbiamo imparato dai successi e dai fallimenti del marchio“. Per Maserati, sei modelli in arrivo sul mercato: Ghibli, la berlina “media”, con la Quattroporte, la Granturismo e la Grancabrio riviste e corrette quest’anno, cui si affiancheranno nell’ordine la Levante – il primo Suv nella storia del marchio modenese – la bellissima Alfieri coupé, poi la Alfieri Cabrio e il restyling della Gran Turismo nel 2018. Obiettivo, Audi nell’alto di gamma e nel settore premium.

Per l’Alfa Romeo l’obiettivo è di arrivare a 400mila auto vendute nel 2018, con otto  nuovi modelli diretti a sfidare due colossi del settore premium, BMW e Mercedes. Le parole d’ordine sono tutte declinate alla lettera “P”: primato. Prestazioni, con motori innovativi a benzina e a gasolio, quattro e sei cilindri. Perfezione nella distribuzione dei pesi – 50-50 – per un assetto sportivo geneticamente marchiato.  Progresso tecnologico per la promozione dell’immagine di classe. Performance, con potenze variabili da 150 a oltre 500 cavalli per le motorizzazioni a benzina, da oltre 200 a 350 cavalli per i diesel, probabilmente alcuni condivisi con Maserati e Ferrari made. Performance: con potenze tali e trazione posteriore o integrale, si ritorna indietro nel tempo e si rilancia sull’All Wheel Drive per prestazioni da favola, sul solco dell’innovazione che parte – ritorna – alla tradizione. Infine, “p” come patriottico: Alfa Romeo è una casa italiana e le auto saranno distinguibili e riconoscibili come italiane.

Il secondo punto prevede cautela nel mass market in Europa, visto “il continuo deterioramento e il fatto che non è previsto un miglioramento“. Questo comporterà la concentrazione della produzione attorno a 500, Panda, Freemont, Qubo e Doblò, oltre che Punto, anche se per quest’ultimo modello la sensazione è che si stia spremendo il limone fino all’ultima goccia di energia. Per Freemont – che è un vecchio modello di Dodge non più prodotto in Messico – è probabile sia una fase finale nel ciclo di vita del prodotto, in attesa dell’arrivo della 500X, il Suv medio di cui è stata mostrata la scocca durante la conferenza di ieri. Il manager italo-canadese è stato chiaro: “Non abbiamo alcuna intenzione di farci coinvolgere in una strategia suicida che ha un solo risultato sicuro: la distruzione di capitale“. E per questo che “ci tiriamo indietro da un business non redditizio“. Quindi non c’è più spazio tra i brand della galassia FCA per un prodotto come la “Croma” con il marchio Fiat, né spazio per medie come la Bravo e Brava, prodotti sfortunati.

Rendering della Fiat 500X un Suv medio che probabilmente sostituirà la Freemont, ormai nella fase discendente del ciclo di vita

La terza priorità è Jeep, che Marchionne vuole rendere un “marchio davvero globale“. Dopo due anni record, il numero uno di Fiat Chrysler se ne aspetta un terzo – il 2014 – che secondo le stime dovrebbe concludersi con vendite per un milione di unità. L’obiettivo è 1,9 milioni di Jeep vendute nel 2018, con sei nuovi prodotti da fine 2013 a fine 2018. Dopo la Cherokee che ha debuttato al Salone di Detroit 2013 – e in Europa a Ginevra – la Renegade, poi quattro modelli: uno nel 2016 (un Suv medio), due nel 2017 (Wrangler e Grand Cherokee) e l’ultimo nel 2018 (Grand Wagoneer). Anche per Jeep le parole d’ordine intendono legare trazione – off road, immagine di robustezza militare, nessun limite di terreno – con l’innovazione: rispetto per l’ambiente, consumi bassi, sulle ali di libertà, avventura, autenticità, passione, in una sola parole American Way of Life.

Quarto punto, economie di scala. “Tutti sappiamo che esse devono essere sufficientemente ampie per giustificare investimenti in nuovi impianti e prodotti e mi avete sentito dire in più occasioni che un produttore d’auto deve raggiungere almeno i 6 milioni di vetture l’anno per essere un competitor credibile e di lungo termine capace di creare ritorni sugli investimenti“, ha detto Marchionne. Come non convenire?  L’Ad di Fiat Chrysler ha ricordato che entro il 2018 “raggiungeremo e supereremo quella soglia”, ma anche che FCA “ha le risorse e il potenziale” per raggiungere il target di 7 milioni di veicoli venduti nel 2018, “senza richiedere e senza fondersi con nessun altro competitor“. E infatti Marchionne si aspetta la salita di almeno un gradino nella classifica mondiale, dove attualmente Fiat-Chrysler risulta il settimo produttore. Una sfida che potrebbe perfino essere migliorata, se le politiche di rigore finanziario in Europa saranno integrate con misure di sostegno ai consumi e di attenuazione del credit crunch. Se riparte il lavoro, riparte l’auto.

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Il quinto e ultimo punto è quello che riguarda l’aspetto finanziario. Oltre le risorse tecniche, FCA ha anche quelle finanziarie “per eseguire il piano“. Entro il 2018, il gruppo sarà “quasi libero da debito” e con margini “equivalenti a quelli di gruppi rivali“, ha promesso Marchionne aggiungendo: “a chiunque ci chieda cosa ci dà fiducia nel centrare i target fissati nel piano, la risposta è semplice: siamo diversi“. Un po’ autoreferenziale, ma ad effetto.

Nel Gruppo FCA Chrysler, Dodge, Ram avranno un ruolo importante. Chysler ha l’obiettivo di 800 mila auto vendute nel 2018, dalle 35 mila attuali. La 200 presentata a Detroit, una compatta da presentare nel 2016, insieme a un Crossover (MPV) motorizzato sia in forma tradizionale che con conformazione Plug-in Ibrido (probabilmente a benzina, per la destinazione americana, diesel per quelle destinate all’Europa); un Crossover di grandi dimensioni, sempre con doppia motorizzazione; l’aggiornamento della 200 nel 2017 e la nuova 300 l’anno successivo, con la nuova media destinata in prospettiva a sostituire la 200, sono le tappe del brand americano di FCA.

Forte identità americana anche per Dodge, ma con toni analoghi a quelli usati per l’Alfa Romeo: equilibrio, potenza, passione, aggressività, tecnologia e valore sono i pilastri della strategia di mantenimento del brand americano. Charger, Challenger e Durando le pedine attuali, con il Crossover Durango lanciato nell’ottobre 2013 e destinato a svolgere un ruolo fondamentale nel segmento; la Challenger ristilizzata con lancio nel prossimo mese di luglio; e la Charger rivista e corretta lanciata il prossimo ottobre. Tra le vetture in produzione, fine serie per Avenger e Grand Caravan, la prima sostituita nel segmento dalla Chrysler 20° e la seconda concluderà la sua corsa nel 2016. Il Journey invece, venduto anche in Italia con discreto successo grazie al buon rapporto prezzo-qualità, sarà aggiornato nel 2016, per allinearlo allo spirito Dodge. Obiettivo vendite a 600 mila auto, con almeno 12 nuovi modelli fino alla seconda metà del 2018.

Infine, Ram e Fiat Professional, destinati a integrarsi sempre di più con prodotti che utilizzeranno i due brand a secondo dei mercati in cui saranno venduti. Fiat Professional vedrà razionalizzata la linea di veicoli, con la fine della produzione dello Scudo nel 2016. Nel frattempo, Strada e Ducato vedranno il debutto della nuova versione già quest’anno, mentre l’anno prossimo sarà la volta del Doblò (probabilmente più grande per assorbire una quota di utilizzatori di Scudo). Nel 2016 sarà invece il turno del nuovo Fiorino e di un Pick-Up medio, prodotto con i due marchi. Ram ha la missione di comunicare innovazione, capacità, efficienza e durata, valori che dovranno essere scambiati in un processo di osmosi tecnica e comunicazionale con Fiat Professional. I truck di Ram subiranno degli affinamenti, sia nella versione Light (con il 76 per cento di mercato nel segmento di riferimento e in prevalenza usato per motivi personali: sport, pesca, lavori casalinghi, divertimento) – che in quella Heavy, dove Ram assorbe il 26 per cento del segmento, usata nelle costruzioni, in agricoltura, in architettura). Sotto il profilo dell’integrazione tra i due brand, il Fiat Ducato sarà ribattezzato Ram Promaster, mentre il Doblò sarà il Ram Promaster City sul mercato americano. La missione è finalizzata a rafforzare i brand, migliorare tecnicamente il prodotto, con innovativi sistemi di sospensione idraulica e pneumatica, un nuovo cambio a otto marce e sistemi per lo storage nel cassone. Sia per Ram che per Fiat Professional il goal da raggiungere entro il 2018 è di 600mila unità vendute.

Infine, l’incontro con gli investitori ad Auburn Hills ha focalizzato l’attenzione sulla Ferrari (di cui però trattiamo in altro articolo). Neanche citato il brand Lancia, destinato a scomparire o a “coprire” la calandra americana di qualche modello Chrysler. Chi ama la Lancia accetterebbe probabilmente anche questo passaggio, in attesa di tempi migliori.

Una consederazione generale si può fare. Se Alfa Romeo è destinata a competere con BMW e Mercedes; e Maserati dovrà dare filo da torcere ad Audi nell’alto di gamma, Lancia potrebbe bene essere un competitor di eccezione per Audi nelle medie premium e nelle GT, ovvero rinverdire lo spirito sportivo del pioniere Vincenzo Lancia nelle corse su strada. Ancora oggi certi rendering di Ypsilon Martini Racing in versione WRC fanno vibrare i cuori degli appassionati; la replica tedesca della Statos esalta solo a guardarla. Perché ammazzare un pezzo di storia italiana amata nel mondo e simbolo di innovazione? Perché non riservare a Lancia l’innovazione con motorizzazioni alternative, un capitolo povero nei piani di sviluppo di FCA?

Chi vivrà vedrà..

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