Per Napolitano la gente è contenta anche se il momento è difficile: cambia le carte in tavola o si prende in giro?

“Grande serenità di un popolo sorridente nonostante le difficoltà”, ha detto ieri il capo dello Stato commentando la partecipazione alle celebrazioni della festa della Repubblica. Scambiare l’effetto con la causa è il primo segno del distacco dalla realtà dell’intera classe politica

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Voglio sottolineare l’eccezionale partecipazione di questa mattina, c’era veramente una folla che non avevo mai visto in questi anni. Una grande serenità di un popolo sorridente, nonostante le difficoltà e le sofferenze“, ha commentato ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’apertura al pubblico dei giardini del Quirinale, in occasione delle celebrazioni della festa della Repubblica, a margine delle quali il capo dello Stato ha poi evidenziato come “nel popolo si è rafforzato e si rafforza il sentimento nazionale: un momento per me di grande soddisfazione, di grande respiro e di rinnovata speranza per il futuro”.

Parole che destano invece preoccupazione, perché segnano un profondo distacco tra la classe dirigente e politica italiana – nella sua massima espressione istituzionale – e la gente.

Giorgio Napolitano è stato ed è pienamente impegnato nella gestione della cosa pubblica e, quindi, compartecipe dello sfascio finanziario, dell’accumulazione del debito pubblico e della cessione di sovranità monetaria (e non solo) dell’Italia a favore di un ibrido geopolitico come l’Unione Europea: né carne Stato unitario, né pesce Stato federale

Una dittatura illegittima di burocrati e grand commis brussellesi, funzionari di una macchina divoratrice di risorse e non avallate da un voto popolare, con un’invasione di competenze contraria al principio di sussidiarietà e un soffocamento dei poteri degli Stati, senza che vi sia un governo federale legittimo a sovrintendere sulle macro-questioni.

La gente è invece stanca, il popolo non ne può più di una gestione della cosa pubblica così scandalosa. Così Napolitano scambia il sorriso della gente con l’avallo delle scelte politiche, la vicinanza delle persone in una data importante, con il favore.

Al contrario, l’atteggiamento della gente – anche sotto il profilo elettorale, è come il sorriso dei malati terminali elargito ai medici empatici, ottimisti, positivi: i primi si appigliano a ogni speranza, a ogni viso avente uno sguardo ottimista, anche verso gli sguardi positivi emanati da medici eroi, dai quali trasuda umanità spesso sovrannaturale.

Non è il “sorriso della speranza“, ma la “smorfia dell’ultima spiaggia“: oltre, il pensiero della gente scivola nella violenza di piazza e verso esiti imprevedibili. Sarebbe quindi più opportuna meno pomposità, meno sbandierata “soddisfazione”, meno grande respiro, signor presidente della Repubblica.

Soprattutto, signor presidente, sarebbe opportuno lei si astenesse dal proporre suoi successori. In primis la senatrice Roberta Pinotti – detta “Donna F35” – che in un Paese normale non sarebbe stata chiamata in un dicastero così delicato come la Difesa, di cui parla come se conoscesse tutto, ma basta sentirla parlare due minuti per rendersi conto che ne sa meno di niente.

In un Paese normale, al massimo – “diciamo” – la senatrice Pinotti avrebbe potuto ambire alla carica di “Gran Mogol” degli scout italiani, “diciamo”. Una considerazione su cui pesa zero il fatto che sia donna. Ma pesa molto l’assenza di idee e l’inadeguatezza al ruolo.

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