Sulle armi chimiche siriane un balletto di incoscienze

In occasione del trasbordo di parte dell’arsenale non convenzionale della Siria, nell’ambito di un accordo internazionale garantito da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e NATO, svolto sotto la supervisione dell’agenzia delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi chimiche, è andato in scena un gioco al massacro che ha unito ignoranza, speculazione politica, incoscienza amministrativa e incapacità di essere classe dirigente di un Paese che spesso esprime il peggio di sé, ma che a Gioia Tauro ha mostrato di essere protagonista riservato della politica internazionale. Supportata da certa stampa che non distingue uno sversamento di liquami fognari in mare con un processo di idrolisi

La Cape Ray, unità della US Navy su cui verrà svolta l'operazione di disattivazione del potenziale chimico siriano. I residui saranno poi smaltiti come rifiuti pericolosi in Germania e in Texas
La Cape Ray, unità della US Navy su cui verrà svolta l’operazione di disattivazione del potenziale chimico siriano. I residui saranno poi smaltiti come rifiuti pericolosi in Germania e in Texas

Di armi chimiche il 99% degli italiani (o giù di lì…) non aveva mai sentito parlare, ma complice la stagione – la nazionale eliminata ai mondiali di calcio avrà pure giocato un ruolo – di colpo gli esperti internazionalisti si sono moltiplicati come gli asparagi selvatici dopo una copiosa pioggia.

E come gli asparagi selvatici, i neo-esperti di armi chimiche e di relazioni internazionali hanno un retrogusto amarognolo: quello della ignoranza di base. Che poi è lo status grazie al quale si può dire tutto e il contrario di tutto, contando sull’ignoranza della “base” (il popolo) o, peggio, sull’inquinamento ideologico per cui tutto si deve contestare, tutto si deve negare, tutto si può spiegare con teorie complottiste, con il “chissà che c’è dietro”, “il potere ci nasconde qualcosa” e altre amene argomentazioni.

Sul trasferimento di parte dell’arsenale chimico della Siria da un cargo civile danese (Ark Futura) a una nave militare americana (Cape Ray) le prime sciocchezze. Perché la nave americana non è andata a prenderseli direttamente? C’è un piccolo particolare, sfuggito a qualcuno: in Siria c’è una guerra e la Siria ha relazioni strette con i russi. Una nave americana in un porto siriano in questo momento appartiene al mondo delle iperboli: impossibile.

A seguire, gli amministratori locali calabresi, che hanno alzato tutti in coro le voci della protesta per non essere stati informati nel dettaglio su cosa ci fosse nei container da trasbordare, sulle attività da compiere, su cosa andasse fatto in caso di incidente, etc etc etc. Anche in questo caso, ci sono dettagli di cui tenere conto: l’operazione effettuata nel porto di Gioia Tauro (isolato dal resto del mondo per un raggio di oltre un chilometro) è avvenuta in una cornice di sicurezza incomparabile con quella di qualsiasi altro evento finora avvenuto. Forse solo la discesa ufficiale degli alieni meriterebbe analoga cintura di sicurezza. Semplicemente gli amministratori locali non avevano – e non hanno – competenza e capacità di poter amministrare un fatto del genere. Sic et simpliciter.

Lo show che ne è seguito è significativo dello stato intellettuale del Paese. “I 78 container che si trovavano a bordo della nave Ark Futura arrivata all’alba di mercoledì sono stati spostati sull’americana Cape Ray per la successiva distruzione in mare attraverso il processo dell’idrolisi”, si legge nel sottotitolo di un articolo edito da una nota (e rispettabile) agenzia di stampa di rilievo nazionale e internazionale. Scritto – nella migliore delle ipotesi – da chi ha preso fischi per fiaschi (e nella peggiore da chi, con tecnica sottile, fa controinformazione ideologica mascherata da informazione).

Insomma, mentre a Gioia Tauro l’Italia schierava il meglio – in sicurezza attiva, in intelligence, in controllo del territorio, in prevenzione NBCR – l’esercito trasversale del vaniloquio si è esibito in una serie performance da far venire l’emicrania, per l’infondatezza delle argomentazioni e per la sconoscenza di fondo dei fenomeni.

Basta abbeverarsi su Wikipedia (ché pretendere approfondimenti su testi di maggior peso è pura utopia) per cercare di capire che l’idrolisi usa l’acqua come solvente dei componenti chimici, ne serve molta e salata (che si può trovare solo in mare); che il processo avviene in alto mare per ragioni di sicurezza (migliore proiezione aereo-navale, maggiore difficoltà di attacchi terroristici). Non finirà un grammo di prodotto chimico nel Mediterraneo, perché il prodotto finale dell’idrolisi – cui saranno sottoposti i prodotti chimici provenienti dall’arsenale siriano – sarà poi smaltito in discariche del Nord Europa specializzate in trattamento di rifiuti industriali pericolosi (sembra Germania, Finlandia e parte in Texas: ma si saprà solo a cose fatte per ragioni di sicurezza internazionale).

Per una volta l’Italia ha mostrato il meglio delle proprie capacità, in una regione dove vige spesso un paradigma contrario, di inefficienza, corruzione, pressapochismo. Dove un camionista boemo chiede di fare una doccia, ma gli viene risposto in italo-calabrese chenon si trovano le chiavi della doccia” (Autogrill Tarsia Est, domenica 29 giugno 2014 ore 16.58: nei siamo stati testimoni oculari), suscitando sguardi di disgusto in un lavoratore straniero, che guarda all’Italia come un Paese del terzo mondo (lui parla inglese, il suo interlocutore neanche italiano corretto…: chi scrive ha cercato di metterci una pezza…).

Se ne deve trarre un insegnamento di fondo: basta autoflagellarci con le castronerie. L’Italia è un Paese con molti problemi, una burocrazia vergognosa (a volte ignorante con sprezzante impudenza, spesso finta ignorante per fini corruttivi), che nel Meridione spesso rasenta la vergogna, ma è un grande Paese.

Lo è anche nel Meridione in difficoltà, ma con tante eccellenze coraggiose, che lottano ogni giorno tra mille difficoltà. La demagogia non serve a migliorare lo stato del Paese, lo peggiora. Se politici e politicanti diffondono notizie infondate è grave, se questo avviene ad opera di giornalisti lo è ancora di più.

Ultimo aggiornamento 4/07/2014, ore 00.07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA