EsteriIn Primo Piano

Ebola, caso sospetto in Canada: isolato un paziente proveniente dalla Nigeria. OMS: emergenza internazionale

L’uomo con sintomi compatibili all’infezione, è in quarantena all’ospedale William Osler di Brampton, in Ontario. La Guinea ha annunciato la chiusura delle frontiere con la Sierra Leone e la Liberia nel tentativo di fermare la diffusione del virus. Che cosa è una “emergenza internazionale”. Rezza, ISS: la dichiarazione è un atto dovuto, l’Italia è attrezzata

20140809-ebola-655x418

Toronto – Caso sospetto di contagio da virus Ebola in Canada. Una persona di ritorno dalla Nigeria e con sintomi compatibili all’infezione, è in quarantena all’ospedale William Osler di Brampton, in Ontario, vicino a Toronto, indicano i media locali.

Il paziente, con febbre e altri sintomi, è stato messo in isolamento per precauzione, considerato il suo soggiorno in Nigeria, Paese che ha appena dichiarato l’emergenza nazionale, come aveva già fatto la Liberia. L’ospedale di Brampton ha messo in campo, oltre alle misure di quarantena per il paziente, una stretta sorveglianza sanitaria generale.

Intanto, le autorità sanitarie nigeriane hanno registrato due nuovi casi di infezione dal virus, mentre altre 139 persone sospettate di avere contratto l’infezione sono state poste in quarantena. Lo ha riferito il ministro della Salute, Chukwu Onyebuchi.

Nel Paese, dove il presidente Goodluck Jonathan ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sono finora 9 i casi di persone infettate dal virus, due delle quali sono decedute. Altri sei casi sospetti attendono di essere verificati dalle autorità sanitarie.

La Guinea ha annunciato la chiusura delle frontiere con la Sierra Leone e la Liberia nel tentativo di fermare la diffusione dell’epidemia del virus Ebola che sta colpendo l’Africa Occidentale. Lo riporta l’emittente SkyNews.

In Guinea gli ultimi dati sull’epidemia del virus Ebola indicano che i casi sono saliti a 495, con 367 morti. Lo riferiscono fonti del ministero della Salute del Paese africano. Finora sono 94 i pazienti dimessi dai vari centro medici del Paese, mentre 19 persone rimangono ricoverate.

Nel corso dell’ultima settimana, nove casi di contagio sono stati registrati nella città meridionale di Gueckedou, la più colpita, mentre sette casi sono stati riportati nella capitale Conakry. Nessun nuovo caso è stato però registrato nelle sette regioni dell’interno finora colpite dall’epidemia.

Ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato “Emergenza Internazionale” l’epidemia di ebola in Africa occidentale. Lo ha annunciato Margaret Chan, direttore generale dell’OMS, il cui comitato si era riunito durante gli ultimi due giorni per discutere proprio se dichiarare l’epidemia della malattia un’emergenza di interesse internazionale.

Alcuni gravi eventi di sanità pubblica che mettono in pericolo la salute pubblica, spiega l’Organizzazione mondiale della sanità, possono essere definiti ‘emergenze sanitarie di portata internazionale’. Il termine sta a significare un evento straordinario che costituisce un rischio per la salute pubblica in altri Stati membri attraverso la diffusione internazionale delle malattie, o che potrebbe richiedere una risposta internazionale coordinata. Questa definizione comporta che l’evento è grave, insolito o inaspettato, che le implicazioni per la salute pubblica vanno al di là delle frontiere nazionali dello Stato interessato e che potrebbe essere necessaria un’azione internazionale immediata. Fra gli esperti del comitato di emergenza ne viene nominato almeno uno per ogni Paese nel cui territorio si è sviluppata l’emergenza.

L’epidemia più estesa degli ultimi 40 anni. “Oggi recepisco il parere del comitato d’emergenza dichiarando l’epidemia di ebola in Africa occidentale un’emergenza sanitaria di interesse internazionale: si tratta dell’epidemia più estesa degli ultimi 40 anni”, ha detto Chan. Secondo gli esperti “le possibili conseguenze di un’ulteriore diffusione a livello internazionale sono particolarmente serie – ha aggiunto Chan – e l’epidemia di ebola in Africa occidentale costituisce un evento straordinario e un rischio di salute pubblica per altri Paesi”. E’ quindi necessaria “una risposta coordinata a livello internazionale”.

Msf: “Quanto detto non serve a salvare le vite”. “Dichiarare Ebola un’emergenza internazionale per la salute pubblica dimostra quanto l’Organizzazione mondiale della sanità stia prendendo in seria considerazione l’epidemia in corso, ma le dichiarazioni non salveranno vite” dice Bart Janssens, direttore delle Operazioni di Medici senza frontiere (Msf). “Ora – aggiunge – abbiamo bisogno che questa dichiarazione si traduca in un’azione immediata sul terreno”.

L’esperto: “Dichiarazione è un atto dovuto, l’Italia è attrezzata”. “La situazione in Africa non è certo rassicurante – dice Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità -, la dichiarazione dell’Oms è stata un atto dovuto. Guinea, Liberia e Sierra Leone ancora non riescono a tenere sotto controllo il problema, specialmente in un paio di aree, e quello che forse fa alzare il livello di guardia sono i casi registrati in Nigeria, anche se per ora sono limitati a persone che avevano avuto contatti noti con il malato che era arrivato dalla Sierra Leone”.

Per quanto riguarda l’Italia, “siamo uno dei Paesi più attrezzati” per l’eventuale rimpatrio di persone infette. “L’Aeronautica militare italiana – dice l’esperto all’Adnkronos Salute – ha già messo in pratica queste procedure, certamente in circostanze meno gravi, ma è assolutamente in grado di affrontare la situazione grazie al personale addestrato ad hoc. Siamo fra pochi Paesi ad avere questa possibilità, ma speriamo che non succeda. Per noi, per ora, non cambia nulla, è un’emergenza internazionale, ma soprattutto una crisi limitata alla regione africana. Logicamente l’Oms moltiplica gli sforzi per arginare l’epidemia, perché se sfuggisse di mano e arrivasse in grandi città con importanti hub internazionali le cose cambierebbero. Per fortuna persone infette non sono arrivate in altri Paesi o continenti, se non quelle trasportate in condizioni di massima sicurezza. Intervenendo subito si può riuscire a eradicare il virus”.

(Adnkronos)