Gli Usa rompono gli indugi: Forze Speciali sbarcate nel Kurdistan iracheno per salvare gli Yazidi

La notizia diffusa dal The Guardian, che informa della presenza di un’aliquota dei SAS. Il New York Times aggiunge: possibile uso truppe di terra, se le Forze Speciali non fossero sufficienti per la grande operazione di salvataggio dei profughi rifugiatisi sul monte Sinjar

Foto di repertorio

Erbil – Più di 10o unità dei Marines e delle Forze Speciali statunitensi sarebbero già sbarcate questa sera sul Monte Sinjar, nel Kurdistan iracheno, per organizzare una via di fuga per gli oltre 30 mila profughi yazidi, cristiani e di altre confessioni religiose, sfuggite ai massacri delle milizie jihadiste dell’ISIL, autoproclamatesi Califfato Islamico.  

Le truppe speciali sono state portate sull’obiettivo dai V-22 Osprey ad atterraggio verticale, partiti presumibilmente da Manama, sede della V Flotta. L’aliquota sbarcata questa sera si sarebbe unita alle truppe speciali presenti già da qualche giorno, per valutare un piano di attuazione della campagna umanitaria e guidare con i puntatori laser gli attacchi aerei sulle postazioni jihadiste che assediano i profughi civili. 

Sulla zona sarebbe – secondo il quotidiano britannico The Guardian – anche un’aliquota delle celeberrime SAS (Special Air Service), gli incursori della RAF, per raccogliere informazioni sul territorio, preludio probabile di un intervento diretto. 

La conferma della presenza delle truppe speciali americane è stata confermata da alcune persone della comunità yazide, che hanno riferito di aver visto le squadre di soldati americani sul fianco settentrionale del Sinjar, ma di aver ricevuto il divieto di avvicinarsi a loro. Secondo i testimoni oculari, i peshmerga curdi fungevano da truppe di supporto e protezione.

Sembra che le Forze Speciali americane abbiano trasformato un vecchio aerosuperficie in disuso sul Sinjar in base di atterraggio degli Osprey V-22 e in centro di C4I (Comando, Controllo, Comunicazioni e Computer in funzione dell’Intelligence), area già usata nelle precedenti esperienze statunitensi nell’area. Questo aeroporto “rivitalizzato” potrebbe essere utilizzato come punto di partenza per un gigantesco ponte aereo di salvataggio dei profughi, se non fosse possibile evacuare e salvare le persone rifugiatesi sulla zona montagnosa via terra. 

Nel frattempo il New York Times ha rivelato che l’Amministrazione Obama – sotto attacco delle critiche interne e internazionali per l’inazione finora tenuta verso l’espansione dell’ISIL – potrebbe valutare anche l’invio delle truppe di terra, se le Forze Speciali si rivelassero insufficienti

Il quotidiano newyorkese ha citato il vice consulente per la sicurezza nazionale, Benjamin J. Rhodes, il quale ha confermato ai giornalisti che il presidente Barack Obama riceverà nei prossimi giorni raccomandazioni su quali modalità siano migliori per attuare una strategia volta a salvare i membri della minoranza religiosa perseguitata dai jihadisti dell’ISIL. Secondo Rhodes, quelle raccomandazioni potrebbero includere il ricorso a soldati via terra, il che significherebbe un ritorno degli Stati Uniti in Iraq, dopo il ritiro del 2011.

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