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Allarme disoccupazione in Italia, nel 2014 al 12,9 per cento. Senza lavoro il 40 per cento dei giovani

L’Ocse presenta le proprie stime nel rapporto sul lavoro pubblicato oggi. Nella fascia 15-24 anni il dato è in forte crescita rispetto al 2012 (35,3 per cento) e rappresenta quasi il doppio rispetto al 20,3 per cento del 2007

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Roma – Allarme dell’Ocse sulla disoccupazione in Italia che, dopo 12,6% nel 2013, quest’anno salirà al 12,9% per poi scendere al 12,2% nel 2015. Secondo le previsioni dello scorso maggio, ricorda l’organizzazione internazionale nel rapporto sul lavoro diffuso oggi, “la crescita in Italia resterà modesta nel corso del 2014 per aumentare lievemente nel 2015”. Il tasso d i disoccupazione, sottolinea l’Ocse, “è cresciuto ancora per raggiungere il 12,6% nel luglio 2014, 2,4 punti percentuali sopra la media Ue, mentre risultava occupata solo il 55,5% della popolazione in età da lavoro”. Per questo, l’Ocse “non prevede che la disoccupazione si ridurrà di molto prima della fine del 2015”.

Allarme giovani – A preoccupare l’ente parigino è sopratutto ladisoccupazione giovanile (15-24 anni) che nel 2013 ha raggiunto quota 40%. Un dato in forte crescita rispetto al 2012 (35,3%) e che rappresenta quasi il doppio rispetto al 20,3% del 2007. La recente recessione ha implicato che, in tutti i paesi Ocse, la mancanza di lavoro e la precarietà sono particolarmente diffuse tra i giovani. Tra gli individui attivi con meno di 24 anni ne risulta disoccupato, nella media dei paesi avanzati, circa uno su quattro. Ma la crescita della disoccupazione giovanile, rileva l’Ocse nel rapporto sul lavoro, “è stata particolarmente rapida in Italia, dove il tasso di disoccupazione è raddoppiato dal 2007 per raggiungere il 43,4% nel secondo trimestre del 2014”.

Questa tendenza, sottolinea l’organizzazione internazionale con sede a Parigi, “si accompagna con l’ancor più preoccupante aumento dei giovani inattivi che non frequentano corsi d’istruzione. Di conseguenza, la quota di giovani non occupati e non in istruzione e formazione (Neet) è salita di 6,1 punti percentuali, raggiungendo il 22,4% alla fine del 2013″. Questa dinamica, rileva l’Ocse, “contrasta con quella della maggior parte dei paesi dell’area, in cui i giovani hanno reagito alle scarse prospettive occupazionali aumentando l’investimento in istruzione (e l’incidenza dei Neet si è, in media, stabilizzata), o quella di paesi come la Germania, in cui la quota di Neet è scesa più rapidamente rispetto al tasso di disoccupazione aggregato”. Per i giovani Italiani Neet “cresce il rischio di stigma, cioè di subire un calo permanente delle prospettive di occupazione e remunerazione”.

Rendere operativo il ‘Jobs Act’ – A seguito della ‘riforma Fornero’ del 2012, sostiene il rapporto, “il mercato del lavoro italiano ha parzialmente ridotto la sua eccessiva dipendenza dai contratti atipici. Ma le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato e la quota di nuovi assunti con tale contratto è pari al 70%, una delle più elevate tra i paesi Ocse”. Pur rispondendo al bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione, sottolinea l’Ocse, “la recente liberalizzazione dei contratti a tempo determinato potrebbe condurre ad accrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro”. Pertanto secondo l’Ocse è “importante che il Jobs Act sia approvato e reso operativo rapidamente, in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici”. L’organizzazione suggerisce che un’opzione sul tavolo “consiste nella sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio”.

Condizioni di lavoro difficili e stressanti – In Italia, nel confronto con gli altri paesi avanzati, “non è solo elevata la quota di disoccupati, ma anche quella di occupati con un lavoro di scarsa qualità”. In particolare, il lavoro in Italia, rileva l’organizzazione internazionale, “sembra essere caratterizzato da un basso livello di sicurezza, a causa dell’elevato rischio di disoccupazione e di un sistema di protezione sociale caratterizzato, rispetto alla media Ocse, da un tasso di copertura relativamente ridotto e da un contributo economico poco generoso per gli aventi diritto”. Anche la qualità dell’ambiente di lavoro, sottolinea l’Ocse, “è modesta. Un alto numero di persone ritiene di lavorare in condizioni difficili e stressanti, caratterizzate da un elevato livello di pressione e dalla necessità di svolgere mansioni complesse con risorse limitate”.

Area Ocse – Attualmente nell’area sono quasi 45 milioni i disoccupati: 12,1 mln di disoccupati in più rispetto ai livelli pre crisi. Il tasso di disoccupazione nell’area Ocse scenderà dal 7,7% del 2013 al 7,4% nel 2014. Nel 2015 si ridurrà al 7,1%. Lo rende noto l’Ocse nel rapporto sul lavoro pubblicato oggi. Dopo 11,8% nel 2013, il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro scenderà all’11,7% nel 2014 e all’11,2% nel 2015

(ADNKRONOS)