Su sciopero generale comparto sicurezza, Renzi dice: “parliamo, ma niente ricatti”. Madia: “surplus di attenzione”

La posizione dei sindacati. Camusso: “si colpiscono i soliti noti”. Bonanni: “ci mobiliteremo per denunciare una situazione che per noi è scandalosa”. Uil: “venuto il momento di una risposta forte”

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Ail durissimo documento dei sindacati di polizia e del Cocer Interforze ha trovato immediata risposta della ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. “Per il comparto delle forze di polizia ci sarà un surplus di attenzione, un’attenzione massima perché è un comparto sensibile e ci metteremo una maggiore attenzione poiché riconosciamo una specificità a questo comparto“, ha dichiarato Madia a Bologna, dove ha partecipato alla festa nazionale dell’Unità.

Ai cronisti che le hanno chiesto se queste categorie saranno escluse dal congelamento dei salari, Madia non ha voluto sbilanciarsi: “io non dico mai cose di cui non ho certezza – ha risposto – quello che diciamo facciamo, quindi in questo momento non ho certezze quindi non dico nulla“.

Sul minacciato sciopero generale il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, è in continuo contatto con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, hanno fatto trapelare fonti del Viminale. Ma dal Galles, dove si tiene un delicatissimo 65° Summit della Nato, sembra che Renzi si sia espresso in termini incomprensibili: alcune fonti l’avrebbero sentito conversare con il proprio staff e affermare una disponibilità alla discussione con “le forze di sicurezza che sono fondamentali per la vita dell’Italia“, salvo poi osservare che “siamo l’unico Paese che ha cinque forze di polizia“. “Se vogliono discutere siano pronti a farlo, su tutto. Ma non tocchiamo lo stipendio né il posti di lavoro di nessuno“, avrebbe affermato il capo del governo, con una chiusura netta per un adeguamento delle retribuzioni delle donne e degli uomini in divisa in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali: una specie di ricatto governativo in piena regola.

Anche i sindacati confederali sono all’attacco del governo. “Non comprendiamo la logica per cui si continua a prorogare il blocco dei contratti. La sensazione è che si seguiti a chiedere ai soliti noti per non toccare altri interessi che invece produrrebbero molte risorse“, ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, in Sardegna, a Buggerru, dove si ricordava il primo sciopero generale d’Italia del 4 settembre 1904. “Bisogna decidere che cosa si vuol fare – ha sostenuto Camusso – il presidente del Consiglio e il governo hanno fatto la manovra sugli 80 euro che noi abbiamo giudicato positivamente, non solo perché era un segno di riconoscimento al lavoro ma soprattutto perché era il segnale che non si esce dalla crisi abbassando i salari e peggiorando le condizioni dei lavoratori. Ecco perché vorremmo coerenza con questa scelta, chiudendo una stagione lunga sei anni che ha portato all’impoverimento delle retribuzioni e delle pensioni“. “Bisogna mettere al centro il tema della creazione di lavoro: se non si riparte da questo, dal fare investimenti, non possiamo uscire dalla recessione“, ha concluso la segretaria generale della CGIL.

No al blocco del salario degli statali anche dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che è intervenuto a Rainews24, dichiarando che “ci mobiliteremo, protesteremo, ci metteremo d’accordo nel sindacato, per denunciare una situazione che per noi è scandalosa”. “Siamo molto preoccupati per il comportamento del governo” che, ha detto Bonanni, “annuncia solo a mezzo stampa che bloccano i contratti“. “Siamo alla farsa”, ha affermato senza mezzi termini il segretario della Cisl, denunciando anche la “pericolosità democratica” di un sistema che “neanche a Cuba si usa“. I dipendenti pubblici “non prendono soldi da 8 anni e le assunzioni non si fanno da 15 anni. Che ci hanno fatto con tutti questi soldi?“, si è chiesto polemicamente. ”Vogliamo capire per quale motivo si fa slittare sempre l’intervento sulle municipalizzate di regioni e comuni”, che ”rinnovano le concessioni come vogliono” per mantenere ”il presepe com’è” mentre i dipendenti pubblici vengono ”caricati ancora di una volta di una situazione sconcertante”, ha concluso.

Per Antonio Foccillo, segretario confederale Uil, “è venuto il momento di rispondere forte e chiaro che non sono accettabili queste vessazioni continue e soprattutto il non rispetto dei patti” per garantire “principi e diritti“, utilizzando “tutti gli strumenti possibili a partire dallo sciopero del Pubblico impiego“. “Il contratto, la contrattazione, fanno parte di normali relazioni fra parti e la seconda è tutelata dalla Costituzione, pertanto la nostra risposta dovrà essere rivolta a garantire questi principi e questi diritti, utilizzando tutti gli strumenti possibili a partire dallo sciopero del Pubblico impiego“, ha ribadito in una nota.

In una nota il Coordinamento Sicurezza Ugl, organo che riunisce il personale della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del Fuoco, ha annunciato: ”faremo il possibile per spingere il governo a fare un passo indietro”.

Per Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma di Polizia Penitenziaria) ”è inaccettabile il blocco dei salari anche per le forze armate e di polizia: se il governo non cambierà registro, siamo pronti a bloccare i servizi penitenziari, dai colloqui alle attività nelle carceri”.

(Adnkronos)