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L’ONU denuncia: il “califfato” usa bambini come kamikaze. Crimini contro l’umanità in via di accertamento

Per Leila Zerrougui, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, dall’inizio dell’anno 700 minori massacrati o mutilati dagli islamisti. Bambini fino a 13 anni sfruttati per trasportare armi, presidiare depositi o “usati in attacchi suicida”. Bambini combattono anche tra le fila degli “alleati al governo iracheno”. All’Alto Commissariato per i Diritti Umani Navy Pillar ha ceduto l’ufficio al principe hashemita Zeid Ra’ad Al Hussein, lontano cugino di re Abdallah II di Giordania

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Baghdad – Dall’inizio dell’anno le milizie dell’ISIL (Islamic State of Iraq and Levant) hanno massacrato o mutilato almeno 700 bambini in Iraq, uccidendoli nel corso di esecuzioni sommarie o sfruttandoli come kamikaze per 20140909-Leila-Zerrougui-312x207operazioni di attacco. Lo ha denunciato Leila Zerrougui (nella foto a sinistra), rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, durante un’audizione al Consiglio di Sicurezza tenuta ieri. Minori fino a 13 anni sono sfruttati dai miliziani per trasportare armi, presidiare depositi, munizioni e postazioni strategiche, arrestare civili; altri ancora “sono usati in attacchi suicida”. 

L’alto funzionario ha aggiunto che altri 30 milioni di minori non hanno beneficiato del diritto allo studio a causa della guerra o delle epidemie scoppiate nel corso del conflitto. Tuttavia, le violenze contro i bambini non sono esclusiva dei miliziani perché, chiarisce il rappresentante speciale, bambini-soldato sono presenti fra le “milizie alleate al governo iracheno” in lotta contro l’ISIL.

Tuttavia, mentre le prove dell’utilizzo dei jihadisti sono disponibili in rete, al contrario l’evidenza di un coinvolgimento di bambini da parte dei combattenti contro i jihadisti non sono altrettanto acclarati e, comunque, va fatta una differenza tra milizie che si difendono dagli orrori dei barbari jihadisti. Una valutazione che manca nel rapporto dell’ONU.

I governi mondiali e le Nazioni Unite hanno a più riprese accusato i jihadisti dell’ISIL di  atrocità e crimini contro 20140909-Zeid Ra'ad-al-Hussein-312x207l’Umanità fin dalla conquista di Mosul e di gran parte del nord dell’Iraq nel giugno scorso. In precedenza, il nuovo Alto Commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein (nella foto a destra), aveva dichiarato che gli islamisti stanno creando una vera e propria “casa del sangue” nelle aree sotto il loro controllo. Il principe hashemita Zeid Ra’ad Al Hussein è il primo musulmano alla guida dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, in sostituzione dell’ex giudice sudafricana Naventhem Pillar dall’inizio di settembre. Il nuovo Alto Commissario è pretendente ufficiale al trono dell’Iraq, da cui la sua famiglia fu costretta a fuggire nel 1958 a seguito del cruentissimo colpo di Stato che detronizzò il re Faisal II e instaurò la repubblica. È lontano cugino del re Abdullah II di Giordania. 

Il mese scorso il Consiglio di Sicurezza Onu ha adottato una risoluzione che mira a tagliare i fondi in denaro e i rifornimenti all’ISIL, le cui atrocità potrebbero costituire una base per l’incriminazione formale per crimine contro l’umanità. La riunione tenuta ieri era dedicata al tema dei bambini soldato, con una particolare attenzione a Paesi quali Libia, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Mali e Sudan del Sud. Nella sola Repubblica Centrafricana, oltre 8000 bambini sono stati costretti a combattere dai vari gruppi armati in lotta fra loro.  

Stime delle Nazioni Unite riferiscono che lo scorso mese, in piena offensiva dell’ISIL, sono state trucidate 1420 persone e 1370 sono state ferite. In un anno, almeno 1,6 milioni di irakeni sono sfollati a cause delle violenze, 850mila nel solo mese di agosto. Fra questi vi sono centinaia di migliaia di cristiani, migliaia di yazidi e di turcomanni cacciati dalle loro abitazioni sotto la minaccia di morte se non si convertivano all’islam radicale.

(Credit: AsiaNews)