Scozia, ultimo “exit poll”: il “No” è al 53 per cento (ma attenzione alle risposte fasulle)…

Il quotidiano britannico “The Guardian” ha ordinato il “final poll” alla società demoscopica Ipsos MORI. Le urne chiuderanno alle 23 ora italiana e tutta l’Europa trepida

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Edimburgo – Il quotidiano britannico “The Guardian” ha Mentre proseguono le operazioni di voto in Scozia per il referendum sull’indipendenza, un sondaggio realizzato all’uscita dai seggi (tecnicamente un “final exit poll”, non ha un equivalente consentito in Italia) dà il “No” vincente con il 53 per cento dei consensi, contro il 47 per cento del “Sì”. Il sondaggio è stato realizzato dalla società di ricerca Ipsos MORI, che ne ha anticipato il risultato via Twitter. Il dato però non comprende gli indecisi, che saranno perciò decisivi.

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I 2.600 seggi allestiti per il referendum popolare odierno hanno aperto i battenti alle 8 del mattino e chiuderanno alle 23, ora italiana. I primi risultati di quello che si annuncia un testa a testa tra favorevoli e contrari sono attesi alle prime ore del mattino di domani.

Gli scozzesi chiamati alle urne sono 4,29 milioni: 600.000 di questi hanno già votato per corrispondenza. L’affluenza è prevista intorno all’80%.

Gli ultimi tre sondaggi danno il “no” in vantaggio di quattro punti sul “si”. I tre rilevamenti – Icm per Scotsman (45% contro 41%), Opinium per il Daily Telegraph (49% contro 45%) Survation per il “Daily Mail” (48% contro 44%) – sono identici se si escludono gli indecisi: il “no” all’indipendenza vince con il 52% sul “si” che raccoglie il 48%.

Nel caso degli indecisi, che è il dato fondamentale, le percentuali variano nei tre rilevamenti: dal 14% all’8% fino a scendere al 6%. A questa fetta di elettorato si sono rivolti nelle ultime ore i leader politici scozzesi dei due campi avversi – “Better Together” e “Yes Scotland” – che ieri hanno organizzato due grandi comizi nel centro di Glasgow – ma anche i leader britannici.

Il quesito referendario, negoziato nel 2012 con il governo di Londra, è: “La Scozia deve essere un Paese indipendente?“. Se dovesse vincere il “Sì”, la Scozia ha intenzione di proclamare l’indipendenza nel marzo del 2016: successivamente, in un arco di due mesi, verrebbero organizzate delle elezioni politiche per eleggere un’Assemblea Costituente.

Da un punto di vista culturale e politico cambierebbe relativamente poco: in base all’Act of Union del 1707 la Scozia ha sempre conservato i propri sistemi giuridici e di istruzione, nonché la religione presbiteriana; inoltre, come accade per altri Paesi del Commonwealth, il monarca britannico rimarrebbe comunque Capo dello Stato (e della Chiesa di Scozia) dato che la riunione delle due Corone in un solo monarca è ancora precedente al trattato che dissolse l’Inghilterra e la Scozia come Stati indipendenti e sovrani. Ci vorrebbe un ulteriore passaggio per disunire il destino della Corona Britannica dalla Scozia indipendente.

Non è invece chiaro quale sarebbe lo status scozzese all’interno dell’Unione Europea, i cui Trattati non contemplano la possibilità di una secessione in seno ai Paesi membri. I secessionisti scozzesi, comunque, sembrano avere le idee chiare sulla futura collocazione dell’eventuale nuovo Stato indipendente: vogliono rimanere nella Nato (ma senza armi nucelari sul loro territorio), nel Commonwealth e nell’Ue, ma non vogliono entrare nell’Eurozona (vogliono restare nell’area della sterlina), né nello spazio di Schengen (ma resteranno nell’area di libera circolazione della Gran Bretagna, Irlanda e Isole della Manica). Per entrare nell’UE però necessiterebbe l’unanimità dei Paesi membri, quindi si può già ritenere questione esaurita, perché Spagna, Francia, Italia e Gran Bretagna solleveranno sempre il veto in materia.

Da risolvere sarebbero anche le questioni della bandiera (l’Union Jack contiene la Croce di Sant’Andrea con sfondo blu) e della base navale britannica che ospita i sommergibili nucleari Trident: la Royal Navy si è finora sempre rifiutata di contemplare l’ipotesi di un trasferimento, dati i costi elevati, ma se le autorità scozzesi non volessero concedere l’extraterritorialità Londra sarebbe costretta ad un ridispiegamento della propria principale arma di deterrenza nucleare.

(TMNews)