Filippine, ostaggi tedeschi decapitati entro il 10 ottobre, se Berlino non si piega al ricatto di Abu Sayyaf

Drammatica evoluzione della vicenda che riguarda Stephan Okoveix (71) e Henrike Diesen (55). Il gruppo jihadista operativo nell’arcipelago filippino di fatto sposa la causa neo-califfale e fa fronte unico con al-Qaeda e Isis

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Manila – Stephan Okoveix (71 anni) e Henrike Diesen (55 anni), i due cittadini europei/tedeschi tenuti in ostaggio nelle Filippine meridionale dal gruppo qaedista Abu Sayyaf, saranno decapitati se entro il 10 ottobre non saranno accolte le richieste dei rapitori. In cambio della loro salvezza, Berlino deve pagare un riscatto e deve abbandonare il sostegno all’intervento degli Stati Uniti e degli altri Alleati contro i jihadisti dell’Isil (Islamic State of Iraq and Levant), che hanno proclamato lo Stato Islamico nei due Paesi medioerientali.

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I due hanno rivolto oggi un appello al Governo tedesco e alle autorità di Manila per ottenere la loro liberazione. Abu Sayyaf, è una formazione islamista legata da sempre ad al Qaeda, da cui ha avuto origine l’Isil, organizzazione che ha poi preso il sopravvento in Iraq e Siria. Abu Sayyaf è invece attiva nel sud dell’arcipelago, in special modo nell’isola di Mindanao, fin dal 1991, a dimostrazione che il problema jihadista non è di recente emersione e si innesta in una strategia di lungo termine verso l’instaurazione di un nuovo impero islamico.

“Spero che il nostro governo faccia di tutto perché loro (i miliziani di Abu Sayyaf, ndr) possano liberarmi”, ha detto Stephan Okoveix a una stazione radio di Zamboanga. Insieme a Henrike Diesen, Okoveix sarebbe stato sequestrato nel mese di aprile in  in mare, mentre viaggiavano su uno yacht nelle acque tra Borneo e Filippine meridionali.

Anche Henrike Dielen ha lanciato l’appello alle autorità (filippine e tedesche) perché affrettino le trattative e perché “la prigionia nella giungla è molto pericolosa e sono a rischio di contrarre malattie“.

Il generale Gregorio Catapang, capo delle forze armate di Manila, ha detto che l’esercito non intende accogliere le richieste dei rapitori. “Stiamo facendo del nostro meglio per localizzarli“, ha dichiarato, mentre da Berlino la vicenda è seguita dai servizi di informazione federali nel massimo riserbo.

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