Infarto, una strategia nuova per la terapia e contro l’abbandono delle cure: una polipillola

In tempi di crisi si moltiplicano i segnali di abbandono delle cure per motivi economici, una scelta pericolosa sempre, ma che diventa pericolosissima per le terapie di mantenimento dei post-infartuati. Una ricerca finanziata dall’UE, cui ha partecipato l’Istituto “Mario Negri” di Milano, apre un nuovo scenario di cure con un farmaco presto disponibile anche in Europa

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Milano – In tempi di crisi, si moltiplicano i segnali di abbandono delle cure da parte di una consistente fascia di utenti, non in grado di fronteggiare l’aumento dei costi, soprattutto in relazione alla diminuita capacità di spesa per l’erosione del reddito. Questo atteggiamento assume vari gradi di pericolosità per la salute delle persone, ma diventa pericolosissimo per gli infartuati, obbligati ad assumere farmaci che servono da mantenimento successivo a un episodio infartuale. 

L’abbandono delle cure dopo l’infarto al miocardio sta diventando una piaga sociale: secondo le ultime rilevazioni, entro i due anni successivi all’infarto, almeno la metà dei pazienti smette di assumere i farmaci prescritti per la prevenzione.

Uno studio internazionale finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito del Settimo Programma Quadro, ha rivolto l’attenzione a questo problema. Il progetto di ricerca, denominato “FOCUS” (Fixed Dose Combination Drug for Secondary Prevention), è stato promosso dal Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares di Madrid, in collaborazione con partner europei, sudamericani e Ferrer Internacional di Barcelona. Tra i partner anche l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano

20141020-heart-attack-320x213La conclusione della ricerca ha individuato nella “polipillola” una strategia per abbattere l’abbandono delle cure dei post-infartuati, unendo tre farmaci in una sola pillola per abbattere i costi per i pazienti. Una specie di tridente salvacuore e salvaportafoglio (soprattutto quando lo stesso è già “leggero” a causa della crisi).

Il fattore più importante responsabile della scarsa aderenza ai trattamenti raccomandati – ha spiegato Carla Roncaglioni, responsabile del Laboratorio di ricerca in medicina generale del Dipartimento cardiovascolare del “Mario Negri“, membro del Comitato scientifico dello studio “FOCUS” – è la complessità del trattamento e il numero totale di pillole che si assumono ogni giorno. Da qui l’idea di una polipillola contenente più farmaci per la prevenzione cardiovascolare, come strategia per migliorare l’aderenza e ridurre i costi della terapia, rendendola più accessibile anche ai Paesi meno ricchi“.

Le malattie cardiovascolari sono in continua crescita a livello mondiale, anche in relazione al miglioramento della qualità della vita, all’iperalimentazione e alla tendenza a una maggiore sedentarietà. Nonostante i progressi scientifici, aumentano i rischi, anche – secondo gli esperti coinvolti nel progetto “FOCUS” – per la scarsa propensione a seguire le prescrizioni terapiche, un atteggiamento che spesso è causato dalla scarsa accessibilità (a livello di costo) di tali farmaci in Paesi con redditi medi molto bassi. 

La polipillola testata durante la ricerca, che ha coinvolto una fitta rete di cardiologi italiani ed europei, è già in commercio in diversi Paesi dell’America Meridionale, ma presto dovrebbe essere disponibile in tutta Europa, non appena superati i controlli dell’EMA (European Medicines Agency). 

In generale, l’uso concomitante di più farmaci, un’età più giovane, i disturbi depressivi, una rete sociale limitata e una bassa copertura assicurativa sono risultati associati alla scarsa aderenza alle terapie“, ha spiegato Marta Baviera, coordinatrice della ricerca a livello italiano per conto del  Dipartimento cardiovascolare del “Mario Negri”.

Lo studio puntava a chiarire i fattori che interferiscono con il rispetto della terapia farmacologica prescritta a infartuati, ai fini della prevenzione di altri episodi infartuali. In particolare, si intendeva valutare se la somministrazione di un’unica pillola contenente i tre farmaci raccomandati per la prevenzione cardiovascolare (aspirina 100 mg, simvastatina 40 mg e ramipril disponibile nei 3 dosaggi 2.5, 5 o 10 mg) migliorasse il comportamento dei pazienti e l’adesione alle prescrizioni terapiche. L’effetto dei due regimi terapeutici è stato anche valutato sul profilo pressorio, lipidico, sulla sicurezza e sui tassi di mortalità.

Dopo 9 mesi di trattamento – ha rilevato la professoressa Baviera – l’aderenza è risultata significativamente più alta nei pazienti in terapia con polipillola, rispetto a coloro che assumevano i tre farmaci separatamente. Inoltre, non si è osservata alcuna differenza tra i due regimi di trattamento in termini di pressione, colesterolo, sicurezza e mortalità. Il passo successivo – ha concluso la ricercatrice del “Mario Negri” – sarà capire se questo miglioramento si traduce anche in una riduzione degli eventi cardiovascolari“.

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