Le ardite tesi di Loretta Napoleoni: “lo Stato Islamico è per i sunniti quel che Israele è per gli ebrei”
L’economista lancia il suo prossimo libro (in vendita da mercoledì) – ‘Isis, LO STATO DEL TERRORE’ – compiendo uno spericolato parallelismo che non mancherà di sollevare polemiche, con un occhio chiuso su un piccolo particolare: Israele non vuole cancellare nessuno dalla faccia della terra, diversi Stati islamici – esistenti e con il proposito di sorgere – hanno il comune obiettivo di cancellare lo Stato di Israele e gli ebrei dalla faccia della terra (e non solo…). L’intervista a Labitalia di Adnkronos è l’anticipazione del libro, ma già si possono scorgere alcune gravi lacune, gravissime per chi si dice esperta di terrorismo…
Roma – Per la serie “non si finisce mai di imparare“, soprattutto in tema di indignazione. Oggi ci tocca trattare di Loretta Napoleoni, economista famosa al grande pubblico per le partecipazioni a “La Gabbia” su La7, dove ha potuto esprimersi a sostegno delle idee economiche del Movimento 5 Stelle, cui è considerata vicina (sempre per le idee…). Mercoledì uscirà nelle librerie il suo ultimi libro intitolato ‘Isis, LO STATO DEL TERRORE’, che lei stessa presenta in questo modo sul proprio sito web.
“Il principale obiettivo dello Stato Islamico è rappresentare per i musulmani sunniti ciò che Israele è per gli ebrei: uno stato nella loro antica terra, rioccupata in tempi moderni; un potente stato religioso che li protegge dovunque essi si trovino“. Rileggetelo, per favore, chissà aveste capito male.
Follia totale.
Ma veniamo all’intervista concessa a ‘Labitalia’ dell’Adnkronos quale evidente supporto al lancio del libro, che solleverà un mare di polemiche, per il contenuto claudicante. Troppo claudicante – da quel che traspare già dalle prime anticipazioni della stessa autrice – per essere opera di una esperta di terrorismo.
Secondo la professoressa Napoleoni, l’Isis ha compiuto “un salto di qualità enorme“, rispetto ad al-Qaeda, perché mentre la rete fondata da Osama bin Laden era “un’organizzazione armata con una visione un po’ arcaica del mondo, che non aveva nulla a che fare con la vita moderna e che era guidata da un manipolo di leader che pensavano di tornare allo stile di vita del VII secolo“, al contrario “l’Isis è uno Stato e i suoi uomini sono riusciti nella transizione che tutte le organizzazioni armate vogliono fare e che nessuna riesce mai a compiere: diventare un vero Stato e controllare un territorio grande, più grande del Regno Unito i cui confini vanno da fuori Aleppo, quasi sul mar Mediterraneo, fino a poco fuori Baghdad“.
Una sciocchezza che si può dimostrare con facilità, ma che necessiterà di un’articolata confutazione non appena il libro sarà disponibile nelle librerie. In questo momento, basti pensare che al-Qaeda è nata come organizzazione logistica di supporto ai mujahiddin islamici accorsi in Afghanistan per combattere contro i sovietici, ma il cui obiettivo si allargò dopo l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein e l’arrivo delle truppe americane in Arabia Saudita. In quel momento, la famiglia regnante al-Saud rifiutò l’abbraccio di Osama, che – forte degli insegnamenti ricevuti a Jeddah da Muhammad Qutb, fratello di Sayyd ideologo dei Fratelli Musulmani – lanciò il jihad globale, dichiarando guerra agli Stati Uniti e all’Occidente popolato dagli infedeli. La prima volta che un “ente privato” dichiarava guerra a uno Stato e a un gruppo di Stati, a parte le storie di Ian Fleming e le avventure di James Bond, lo 007 più noto in letteratura.
Al-Qaeda fin da quel momento evolse la propria piattaforma geopolitica, intestandosi la ricostituzione “Califfato Islamico”, caduto dopo la Prima Guerra Mondiale con la dissoluzione dell’Impero Ottomano.
La premessa però serve all’economista, che tiene un blog su “Il Fatto Quotidiano” online, per rilevare che “quello dello Stato dell’Isis è un territorio compatto, dove non ci sono confini tradizionali, ma si tratta del territorio che loro controllano. Ed è molto grande“. Peccato che per la connotazione di entità statuale, sotto il profilo giuridico internazionale, sia necessario che viga il principio di effettività territoriale, ossia di vero e duraturo governo del sistema giuridico di un dato Stato.
Secondo questa accezione di “Stato”, allora anche la mafia potrebbe avere le stesse qualità, visto che “controlla” una parte consistente di territorio nazionale, senza confini ben definiti, con un’organizzazione ben definita, una forza militare, una componente amministrativa, un codice penale e di procedura penale e un sistema giudiziario che sembra molto più efficiente di quello dello Stato italiano. Certo, non c’è l’ergastolo e la pena di morte è eseguita subito, senza appello. Un po’ come accade a Gaza per mano di Hamas, che emette sentenze capitali e le esegue immediatamente, senza neanche aspettare il beneplacet del legittimo detentore del potere giudiziario di ultima istanza, in presidente dell’ANP Abu Mazen.
Motivazioni della sentenza, diritto di appello, contraddittorio nel processo? Inutili orpelli della debolezza occidentale.
Una riflessione che ben si sposa con il prosieguo dell’originale analisi della esperta di terrorismo, anzi “tra i massimi esperti mondiali di terrorismo“, come scrive di se sul “Fatto” online la professoressa Napoleoni, la quale sostiene che i miliziani dell’Isis gestiscano questo territorio “con una modernità e un pragmatismo che nessuna organizzazione armata ha mai avuto: fanno joint venture con i capi tribù locali per gestire le risorse, con un modello che ricorda quello delle partecipazioni statali. Loro non fanno nulla ma percepiscono una parte dei profitti. Dal punto di vista della comunicazione, poi, sono bravissimi perché capiscono bene la psicologia del gruppo a cui si rivolgono e gestiscono tecnologie avanzate“.
Una mistificazione, se solo si pensa allo studio di Peter L. Bergen del 2001 – Holy War Inc. – in cui si sostiene la tesi della scalata “azionaria” di al-Qaeda sull’Afghanistan con meccanismi analoghi a quelli delle società finanziarie, tanto da definire la presa (effettiva) del potere di bin Laden nel Paese asiatico come il risultato di una fusione per incorporazione nell’organizzazione terroristica, con il “Principe del Terrore” capo dello Stato e il Mullah Omar identificabile come Amministratore delegato della “Guerra Santa Spa” (ossia Holy War Inc.).
Con ‘Labitalia’ Napoleoni poi si spinge a tre affermazioni importanti, per certi versi inedite, innovative, evidentemente fondate su documenti di prima mano, ma aspettiamo il libro per esprimerci in toto.
La prima è che all’interno dell’Isis “c’è una grandissima presenza straniera di gente che viene dall’Occidente, molto molto preparata anche in tema di pubblica amministrazione a livello manageriale“. L’evoluzione del ragioner Rossi in salsa islamista. Nell’organizzazione “statuale” dell’Isil, due sono i settori attivi. “In quello militare – spiega l’economista – si usano armi super moderne (le cui tecniche forse sono state portate da ex militari iraqeni e siriani)“, un’affermazione che attendiamo verificare dalla citazione delle fonti. “Poi c’è la pubblica amministrazione, che è un settore a se’ stante, completamente separato“, rileva, osservando che questo particolare è “una cosa importantissima nella gestione dello Stato e che segna un salto enorme anche rispetto all’Olp“.
Ma anche in questo caso è evidente una sorta di amnesia – di certo passeggera – perché si scambiano i termini della questione, che riassumiamo per sommi capi.
L’Olp era un movimento terrorista laico, con varie componenti,che aveva l’obiettivo di dare uno Stato a una parte determinata di territorio, la Palestina, considerata occupata da Israele. Dopo gli Accordi di Oslo – che avrebbero dovuto portare alla nascita dello Stato Palestinese – la reazione dei movimenti islamici ha di fatto impedito quella evoluzione. L’Olp e le sue componenti non avevano velleità globali, né di rappresentazione degli interessi dei musulmani sunniti, in coerenza con il pensiero laico di marca socialista-marxista. Hamas ha compiuto un colpo di mano a Gaza, dopo le elezioni amministrative del 2006, uccidendo a sangue freddo i dirigenti di al-Fatah, la componente maggioritaria dell’Olp, che esprime il vertice dell’Autorità Nazionale Palestinese, proprio per le posizioni laiche e socialiste – de sinistra – del movimento.
L’Isis, invece, nasce sull’onda del pensiero neo-rivoluzionario islamista che trova un nesso di continuità tra l’insegnamento di Taqi al-Din Ibn Taymiyya (filosofo del XII-XIV Secolo) a quello di Hassan al-Banna (fondatore dei “Fratelli Musulmani” nel 1928), a quello di Sayyd Qutb, che fu il primo ad elaborare una piattaforma moderna del progetto filosofico-politico della Fratellanza: ossia rinverdire i fasti dell’Impero Islamico per sostituire il potere dell’Occidente, considerato in declino per aver perso i valori che ne erano fondamento.
La seconda “perla” della professoressa con tante lacune è che le adesioni all’Isis “sono in aumento anche grazie alla presenza degli occidentali in questo conflitto“. Fine analisi, inedita…, che però serve per introdurre la terza conclusione cui è pervenuta Napoleoni, anche questa inedita, secondo cui l’adesione degli occidentali ha fatto il gioco dell’Isis, tanto da farle osservare in modo significativo: “mi spingo a pensare che anche le decapitazioni via web siano fatte apposta per costringere l’Occidente a intervenire militarmente. Questo infatti permetterebbe all’Isis di fare ancora più presa su quei giovani che sono non ancora radicalizzati ma che non ce la fanno più a vivere in società represse o che vivono all’estero dove si sentono discriminati“.
Una tesi mai ipotizzata da nessuno…un fatto che dovrebbe far riflettere sui motivi per i quali la nostra intelligence non abbia mai ipotizzato questo scenario. Licenziare Giampaolo Massolo dovrebbe essere la naturale conseguenza… (naturalmente ironizziamo, amaramente…).
Nelle citazioni di Loretta Napoleoni c’è spazio anche per l’esegesi del pensiero del professor al-Baghdadi, il ‘califfo’ (che, come è noto, ha conseguito un Phd in studi islamici in un’università irachena: questa volta non scherziamo).
Secondo Napoleoni, quando Abu Bakr al-Baghdadi afferma ‘non ci fermeremo fino alla conquista di Roma‘, “bisogna interpretare queste affermazioni anche all’interno di un certo simbolismo“, perché il “concetto di ‘Roma’ è un concetto del potere, non significa la città di Roma, ma il messaggio va inteso nel senso che ‘non ci fermeremo finché non avremo conquistato il potere in Medio Oriente’“. Peccato che tutte le evidenze dicano il contrario, ma anche su questo punto è necessario leggere il libro per verificare le “fonti” attinte dall’economista.
Del resto, che ai jihadisti dell’Isis il potere piaccia nel concreto, è un dato oggettivo. Entrando a Mosul non hanno visitato la prima moschea disponibile, ma il caveau della filiale della Banca dell’Iraq del luogo, trafugando una cifra superiore a 400 milioni di dollari in contanti. Un fatto che smentisce un’altra evanescente affermazione dell’economista vicina alle tesi del Movimento 5 Stelle, secondo la quale “l’Isis non ha tanti soldi come hanno avuto altri gruppi terroristici, ma ha il controllo e la gestione del territorio. E la ricchezza dell’Isis va calcolata come il Pil di una nazione“.
La teoria economica sul filo dell’equilibrismo da circo equestre, visto che – sempre secondo quanto dichiarato da Napoleoni a ‘Labitalia’ dell’Adnkronos – “quando si dice che hanno due milioni di dollari al giorno dal contrabbando del petrolio, non è del tutto corretto“, rileva, perché “questi 2 milioni di dollari sono in joint venture con chi fa il contrabbando. L’Isis prende solo una percentuale, ma è vero anche che questi soldi vengono spesi all’interno dello Stato. Insomma controllano l’intera economia di una regione più grande del Regno Unito“, ribadisce l’economista della quale ameremo leggere le fonti da cui trae queste valutazioni. Il primo che parla di seduta spiritica lo prendiamo a calci nel deretano…
Tutto il ragionamento – con quell’incredibile premessa (Stato Islamico come Israele) – è che “se l’Isis è uno Stato bisogna trovare il modo di capire cosa vogliono fare perché ancora non è chiaro e poi bisogna contenerlo, usando anche l’arma diplomatica“. “Non dico che bisogna riconoscere l’Isis come uno Stato o parlare direttamente con loro“, afferma Napoleoni, forse resasi conto dallo sguardo attonito dell’intervistatore (ipotizziamo) dell’enormità detta, precisando che serve dialogare “almeno con chi gli è vicino, come i capi sunniti, perché noi abbiamo bisogno di tornare a una realpolitik. Gli uomini ‘neri’ agiscono in una modernità che noi quasi non conosciamo, in un sistema multipolare dove hanno messo l’uno contro l’altro e si sono conquistati il loro spazio. Non si può più ragionare coi vecchi schemi“, conclude la sua lunga farneticazione, anticipo del libro che aspettiamo.
In fondo, c’è chi si fa pubblicità comprando pagine di quotidiani, chi organizzando presentazioni in località frequentate da bella gente, altri vanno in televisione. La Feltrinelli – che edita questo “studio” – preferisce usare l’effetto mediatico, contando nel ritorno sulle vendite del libro.
In attesa di leggere questa opera, sommessamente ricordiamo che la comparazione storica fornisce già la possibilità di valutare quale sia stato l’effetto della realpolitik contro gli imperialismi criminali. Come quello dell’allora Conte di Attlee sull’innovatore bruno, Adolf Hitler. In quel caso, ci volle la reazione di un ubriacone, donnaiuolo e giocatore di carte per fermare l’avanzata nazista in Europa e nel mondo. Quell’uomo era un giornalista avventuriero e rispondeva al nome di Winston Churchill. I guai combinati da un laburista furono affrontati da un conservatore.
Chi ha un minimo di competenza storica valuti similitudini e differenze, ma soprattutto comprenda come i jihadisti del Terzo Millennio potrebbero aver successo (dopo aver patito innumerevoli sconfitte nel corso degli ultimi sette secoli) se si lascerà spazio impunito ai collaborazionisti del nazismo islamista, settario, che si sta macchiando di crimini contro l’Umanità in Siria e Iraq, ripercorrendo le strade nefaste dei nazisti originali tedeschi.
Ma questa è una bazzecola su cui la professoressa Napoleoni sembra soprassedere…
Ultimo aggiornamento 18/11/2014, ore 02:53:10 | (Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA