IVGM. ISIS, il ‘risveglio’ (forse) delle Nazioni Unite. L’Onu accusa lo ‘Stato Islamico’ di ‘genocidio’ degli Yazidi

Un’indagine del Consiglio per i Diritti Umani ha descritto “evidenti tracce di attacchi” dell’Isis contro Yazidi, cristiani e altre minoranze, di donne e bambini catturati e trattati come “bottino di guerra” e spesso sottoposti a violenze e schiavitù sessuale. Ma Human Rights Watch mette sotto accusa i soldati iracheni e i volontari che li affiancano, accusandoli di distruzione deliberata di proprietà di civili sunniti nella città di Amerli, dopo la cacciata dei miliziani jihadisti del sedicente ‘califfato’

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Ginevra – Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, organo dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani con sede a Ginevra, ha presentato un rapporto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU in cui chiede di aprire un procedimento contro il cosiddetto (‘so-called’, ndr) ‘Stato Islamico dell’Iraq e del Levante’ (Islamic State of Iraq and al-Sham, ISIS) con l’ipotesi di crimini contro l’umanità e, in particolare, di commissione di atti di genocidio contro la minoranza Yazide in Iraq.

20140909-Zeid Ra'ad-al-Hussein-312x207Il Consiglio di Sicurezza ora valuterà la questione che, nel caso ritenesse validi i rilievi dell’OHCHR, demanderà alla Corte Internazionale di Giustizia (International Court of Justice) l’apertura di un’inchiesta ufficiale finalizzata alla verifica delle responsabilità e alla punizione dei responsabili (nella foto a sinistra l’Alto Commissario per i Diritti Umani, principe Zeid Ra’ad Al Hussein).

Il rapporto si basa su interviste di oltre cento presunte vittime e testimoni e afferma che a partire dal mese di settembre 2014 gli ispettori dell’Alto Commissariato hanno raccolto una serie di “informazioni che indicano genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra” nelle zone conquistate dall’ISIS in Iraq. Il rapporto chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di “considerare per riferire della situazione in Iraq alla Corte penale internazionale”.

Nel documento si parla di “evidenti tracce di attacchi” dell’Isis contro yazidi, cristiani e altre minoranze, ma anche di donne e bambini catturati e trattati come “bottino di guerra, spesso sottoposti a violenze e schiavitù sessuale.

Prove evidenti di punizioni crudeli come la lapidazione e le amputazioni sarebbero state comminati a Mosul, dove “tredici ragazzi sono stati condannati a morte per aver guardato una partita di calcio“. Il fatto che questo evento sia citato in un documento delle Nazioni Unite significa che gli ispettori dell’OHCHR (Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights) hanno trovato evidenze su questo crimine orrendo.

Nel rapporto si citano anche evidenze sull’uso di armi chimiche e, in particolare, di bombe al cloro contro i soldati iracheni nella provincia occidentale di Anbar.

Tuttavia, sotto accusa anche l’esercito iracheno che, insieme con le milizie che lo affiancano, potrebbe aver commesso “alcuni crimini di guerra“.

Sul tema, in un rapporto diffuso ieri da Human Rights Watch (HRW) sostiene che i soldati iracheni, i volontari che li affiancano e membri delle forze di sicurezza si sarebbero impegnate a distruggere volontariamente proprietà di civili nella città di Amerli dopo averne cacciato l’Isis.

In un rapporto di 31 pagine, sono presentate testimonianze oculari, immagini satellitari e riprese video che mostrano come le milizie abbiano deliberatamente “depredato beni di civili sunniti, bruciato case e imprese e distrutto almeno due interi villaggi”.

Va ricordato che l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è dal 1° settembre 2014 il principe giordano Zeid Ra’ad Al Hussein, già rappresentante permanente del Regno di Giordania alle Nazioni Unite, nonché cugino del sovrano di Giordania, ʿAbd Allāh II ibn Al Hussein. È il primo musulmano a ricoprire questo prestigioso ufficio di grande responsabilità, che sta guidando con acume, coraggio e senza esitazioni nel colpire le nefandezze compiute indegnamente da chi si professa altrettanto indegnamente come musulmano.

Il principe Zeid Ra’ad Al Hussein appartiene al ramo della famiglia Hussein che deteneva il trono dell’Iraq, prima della rivoluzione baathista repubblicana. Per questo, l’attuale Alto Commissario è, seppur in linea teorica, aspirante al trono iracheno.

(Credit: AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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