Sulla scuola Renzi sale in cattedra: “No boicottaggi”. Poi la mossa: “più soldi agli insegnanti”. Suggerisce Faraone?

Il presidente del Consiglio sbarca sul web con una lezione a distanza (FAD), chiedendo attenzione per 5 minuti, ma se ne prende qualcuno in più. “Con 100mila assunzioni garantiamo continuità”, afferma. O evitate una sequela di procedimenti giudiziari in forza della sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo?

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Roma – Sulla scuola, il presidente del Consiglio ha dato una svolta comunicativa all’attività di Governo e, sperimentando con il Governo il rapporto diretto con il ‘ppppopolo’, si è affacciato alla finestra virtuale per rivolgersi alla ‘piazza’. O, se preferite, è salito in cattedra per fare una lezione di riforma della scuola in FAD (formazione a distanza)

Oggi gli insegnanti hanno perso l’importanza sociale che avevano negli anni passati. La prima responsabilità di questo ce l’abbiamo noi genitori delle nuove generazioni“, ha detto Renzi via web, con tanto di gessetti colorati e lavagna ad hoc. Tra innovazione e tradizione. 

Quando si chiede ai ragazzi di boicottare le prove invalsi non si fa un servizio a quei ragazzi. Ecco perché è necessario dare più soldi agli insegnanti. È un fatto di giustizia dare 500 euro in più agli insegnanti, per andare al teatro o nei musei“, ha aggiunto.

Poi ancora, restituire prestigio agli insegnanti, spiegando la #buonascuola e, per sottolineare il concetto, prende come termine di paragone un’insegnante. La propria. Si tratta della “maestra Eda che insegnava nel mio piccolo paese vicino Firenze“, spiega, “entrava nel bar, entrava nel circolo ed era rispettata da tutti. Come il farmacista, il maresciallo, il parroco. Perché era una figura che godeva di un prestigio sociale“.

Il prestigio che oggi manca agli insegnanti, per il trattamento economico e per le risorse, scarne, su cui devono fare affidamento. Per questo, ha sottolineato Renzi, il ddl scuola prevede un ‘tesoretto’ di 500 euro per ogni insegnante da destinare ad attività di approfondimento come la visita nei musei o assistere a spettacoli teatrali.

Il merito nella scuola non è una parolaccia. Perché ci sono tanti insegnanti che fanno bene il loro lavoro e sono giustamente arrabbiati con chi non fa altrettanto. Nel testo di oggi c’è un collegio che deciderà ma il principio è dare più soldi a chi li merita“.

Mettiamo più soldi per la scuola, non meno. Nonostante le proteste. Duecento milioni che valgono per gli insegnanti sulla valutazione. Un elemento che non è piaciuto a tanti, ma non può valere il principio del nessuno mi può giudicare. Se chiedi ai ragazzi di dare il meglio, potrai accettare un criterio per cui tu stesso puoi essere giudicato. Si può discutere di come si utilizzano questi 200 milioni, perché è un tema delicato e capisco che ci siano opinioni variegate“, ha aggiunto il premier.

Nella #BuonaScuolanon si parla di ferie per gli studenti. Non si parla di vacanza. Non ci sono presidi Rambo, che si vedono solo al cinema e forse nemmeno lì. E non è vero che il preside assume l’amico dell’amico o che ci saranno licenziamenti dopo 36 mesi“, ha ancora precisato.

Oggi pomeriggio firmerò la circolare ai ministri dell’Economia, delle Infrastrutture, della Scuola che porta oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti sull’edilizia scolastica in Italia“, ha poi continuato. Ma  Lo ha detto Matteo Renzi nel video pubblicato sul sito del governo.

Una delle parole chiave della Buona Scuola è continuità, ha aggiunto, sottolineando che non si può avere “un’azione educativa spezzettata“. “Ecco perché questo governo sceglie di assumere 100 mila persone che ne avevano diritto, una parte dei precari, quelli delle Gae. Assumendo più persone con l’organico funzionale, la scuola funzionerà meglio”, assicura il Renzi, che però ciurla abbondantemente nel manico.

L’assunzione è dovuta, perché la Corte di Giustizia del Lussemburgo ha condannato il sistema scolastico italiano per il ricorso sistematico ai precari, che rimangono tali per decenni: taluni raggiungono l’età pensionabile da precari, assurdo.

Quando il presidente del Consiglio parla con questi toni, somiglia a quel tale che – con la limitatezza tecnologica di quei tempi – si affacciava alle finestre ed eccitava le folle con “vincere e vinceremo”. Si perse, anche un pezzo d’onore nazionale (esempio: leggi razziali), in malo modo, furono dolori. 

Ci sarebbe da chiedere se questa riforma l’ha suggerita Davide Faraone, il sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca senza laurea (e senza competenza). E viene anche in questo caso di dire un saluto definitivo (dal suono familiare per qualcuno): Renzi, annòi (seconda persona singolare del verbo annoiare)!

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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