Cannes, pioggia d’applausi per ‘Louisiana’ di Roberto Minervini

Il film del regista marchigiano, co-prodotto da Rai Cinema, ha conquistato il pubblico presente al festival più prestigioso del mondo

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Una pioggia d’applausi quella che ha sancito la fine della proiezioni di Louisiana, il film di Roberto Minervini che concorre nella sezione Un Certain Regard del 68° festival di Cannes. Il regista marchigiano, che vive negli States ormai da dieci lunghi anni, si è commosso per lo spontaneo omaggio del pubblico cannense.

Proprio lui, che si definisce cineasta per passione, ha raccontato Louisiana ai giornalisti presenti sulla Croisette, difatti questo mestiere non è quello che gli permette di vivere in Texas ma: “il mio lavoro è costruire case ecosostenibili, fare questo genere di documentari non mi darebbe da mangiare!”; un film estremo, radicale che nasce come un viaggio e prosegue con una straziante denuncia sociale.

“Io non sono un appassionato di cinema come si è soliti trovare qui a Cannes, vivo questo “mestiere” come foto/videoreporter di guerra, documentando persone che gravitano quotidianamente tra la vita e la morte” dichiara Minervini, che prosegue: “Volevo fare il reporter di guerra, il mio più grande rammarico è non esserci riuscito”.

Minervini, concentrandosi sulla sua opera, un film che fonde fiction e documentario, commenta il mondo da lui ritratto e abbandonato da ogni discorso politico: “L’America è un luogo complesso, anzi è ‘il’ luogo più complesso del mondo in quanto a contraddizioni, ma non saprei dirvi se sia un bel posto dove vivere oggi: io mi ritengo un privilegiato. Perdessi il lavoro perderei anche la mia assicurazione sanitaria, cioè sarei un uomo senza più protezione. L’America è una voragine pronta a risucchiarti, bisogna proteggersi.

“[Le persone ritratte nel film] Hanno un’innocenza che per certi aspetti ti spaventa. La droga è il loro pane quotidiano, si gestiscono così e sono a modo loro l’emblema del cosiddetto pacifismo americano che altro non è che una tolleranza reciproca”.

Infine, il regista marchigiano ammette che il prossimo film potrebbe essere girato in Italia: “Ne stiamo parlando, potrebbe essere una possibilità”.

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