Libia, jihadisti dell’Isis ‘giustiziano’ un tunisino con l’accusa di spionaggio
Sequestrati 12 egiziani a Sirte da altri miliziani islamici aderenti al sedicente ‘califfato’
Roma – Jihadisti affiliati alle formazioni islamiste dell’Isis presenti in Libia hanno rivendicato l’assassinio di Saleh Mohamed Elhadaoui, un tunisino di 39 anni residente a Bengasi. L’uomo è stato accusato di essere una spia del governo al-Thinni – detto ‘Governo di Tobruch’ – ossia il governo riconosciuto dalla Comunità Internazionale come esecutivo ufficiale della Libia.
Il video – intitolato “Bengasi: il cimitero dei traditori” – mostra le drammatiche immagini dell’uomo, bendato e con le mani legate dietro la schiena, vestito con la consueta tuta arancione dei prigionieri dell’Isis, circondato da uomini mascherati dal balaclava.
Uno dei miliziani legge la sentenza di condanna a morte: subito dopo un altro gli spara in testa più volte e senza esitazioni, a distanza ravvicinata, al grido di “Allah ‘U Akbar” (Dio è grande, in arabo).
In giornata si è diffusa la notizia del sequestro di 12 lavoratori egiziani a Sirte, altra città in mano agli insorti islamisti, dove opera un emirato al cui vertice c’è Hussein al-Karami, che avrebbe – secondo fonti libiche – diffuso un ultimatum agli abitanti del luogo: chiedere perdono entro la fine di Settembre e aderire al movimento jihadista (dell’ultimatum a Sirte abbiamo parlato
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