Vettel fa il Poker a Singapore! Ricciardo nega la doppietta a Maranello, Räikkönen 3°

Due Safety Car dispiegate in gara spezzettano la gara del ferrarista, che gestisce magistralmente. Prima Hülkenberg cerca di eliminare Massa (ma andrebbe eliminato chi ha disegnato l’uscita box…), poi uno spettatore entra in pista (e saranno volatili per diabetici: Singapore non è l’Italia…). Il pilota della Red Bull tenta il recupero finale a suon di giri veloci. Hamilton ritirato, così come le due McLaren (cambio). Perez resiste agli eroi della giornata i due galletti della Toro Rosso: Verstappen e Sainz

Sebastian Vettel ha vinto per la quarta volta il GP di Singapore, per la prima con una Ferrari (© FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA - © COPYRIGHT FREE)
Sebastian Vettel ha vinto per la quarta volta il GP di Singapore, per la prima con una Ferrari (© FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA – © COPYRIGHT FREE)


Singapore -Sebastian Vettel ha conquistato la terza vittoria stagionale, con il quarto successo nel Gran Premio di Singapore, dopo i  primi tre del 2011, 2012 e 2013 su Red Bull. Il trionfo indiscusso della Ferrari è completato dal terzo posto di Kimi Räikkönen, che non è riuscito a superare Daniel Ricciardo, secondo al traguardo.

Sotto il podio Nico Rosberg, ‘miracolato’ nella giornata no della Mercedes. Poco prima della partenza Toto Wolff, intervistato dagli inviati di Sky, rispondeva alla domanda “tutto a posto?” in modo lampante: “niente è a posto”. Nulla di positivo all’orizzonte, con noie di natura elettronica a infastidire il passo delle Frecce d’Argento.

In partenza i primi sette (Vettel, Ricciardo, Räikkönen, Kyat, Hamilton, Rosberg e Bottas) mantenevano la posizione, mentre Verstappen si piantava, mandando in stallo lo stacco della frizione e spegnando il motore. Miracolato perché nessuno lo prendeva in pieno, veniva riportato ai box, dove era dato per ritirato per alcuni istanti. Poi i tecnici della Toro Rosso riuscivano a rimettere in moto la power unit e il giovanissimo olandese si lanciava in una furiosa rimonta.

All’inizio del 13° giro la prima ‘interruzione’ della gara. Massa usciva correttamente dalla corsia box, dopo aver fatto il proprio primo pit, ma Hülkenberg – che si era fermato il giro precedente e aveva gomme già in temperatura – cercava di dimostrare l’infondatezza della legge sull’impenetrabilità dei corpo, cercando di attraversare la Williams del pilota brasiliano da una parte all’altra. Ne derivava un catapultamento della Force India, che finiva sulle barriere esterne.

A quel punto, al direttore di corsa veniva la poco brillante idea di attivare la Virtual Safety Car, che si è dimostrata (una volta per tutte?) inadeguata alla finalità perseguita: non si cristallizzano i distacchi, si favoriscono i più furbi (o i meno corretti: fate voi), non serve a niente, se non a confondere ancor di più le idee, perché alcuni guadagnano e altri perdono in termini di distacco.

E infatti due giri dopo Charlie Whiting era costretto a dispiegare la Safety Car, per consentire ai commissari di pista di pulire il tracciato dai detriti di carbonio lasciati dalle due monoposto nel contatto. La gara di Hülkenberg finiva subito, mentre Massa era costretto a rientrare subito dopo ai box per una microforatura, poi per verificare che la monoposto fosse ok (unsafe release scampato per la concitazione dei momenti?), infine costretto a capitolare con l’elettronica del cambio in disordine (al 31° giro).

La gara riprendeva alla diciannovesima tornata, praticamente a posizioni invariate.

Al 26° giro, Hamilton avvertiva i box di un calo di potenza. Il giro dopo il problema si manifestava in modo plateale in termini di tempo sul giro, così che Rosberg – poi Kvyat, Bottas e tutti gli altri – passavano il leader del mondiale piloti, che si ritirava alla trentatreesima tornata, dopo aver lamentato l’impossibilità di andare avanti ed essere precipitato fino alla XX posizione. Guai elettronici per l’unità motrice Mercedes, ma weekend da dimenticare per tutto il team.

Nel frattempo Vettel aveva staccato il Giro Più Veloce (1’50’’520), mostrando una capacità di gestire il tira-e-molla della SC in modo magistrale (e peraltro notissimo). Il giro dopo il ritiro di Hamilton, anche Alonso si fermava, richiamato dai box per un surriscaldamento del cambio.

Tre giri dopo, per la serie “15 minuti di celebrità mondiale”, un tizio decideva di farsi a piedi un tratto di pista tra le curve 17 e 18, prima dell’Anderson Bridge, causando una situazione di pericolo che necessitava della seconda Safety Car. In quel frangente si fermavano tutti (nelle posizioni di testa) per compiere il pit stop, e la gara ripartiva al 41° passaggio, con un tamponamento di Button su Maldonado nelle fasi concitate del restart.

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Per il pilota britannico della McLaren obbligatorio il ritorno ai box per sostituire l’ala anteriore, ma poco dopo veniva richiamato in pit per lo stesso motivo che aveva fermato Alonso (surriscaldamento del cambio).

Nel frattempo la battaglia per i punti riscaldava i cuori per la rimonta di Verstappen e di Sainz, che aveva affrontato anche una noia elettronica al cambio. Il duo della Toro Rosso si disfacevano delle due Sauber e di Grosjean. Sul finale Verstappen rispondeva all’ordine di fare passare Sainz con un perentorio “no!”, mostrando carattere e fermezza di fronte a un ordine di scuderia senza senso (tranne che non volessero proprio ‘testare’ il carattere del pilota): per tentare di superare Perez forse era già troppo tardi. Comunque la questione sarà oggetto di discussione mentre il team si sposta verso Suzuka.

Dietro Rosberg, al quinto posto si piazzava Kvyat con la seconda monoposto bibitara, davanti a Perez con l’unica Force India al traguardo, le due Toro Rosso di Verstappen e Sainz (MPV della gara) e Nasr, che raccattava un punto insperato.

All’11° posto l’altra monoposto di Hinwill, con Ericsson, seguito da Maldonado (incolpato da Button di aver tentato di buttarlo fuori strada). Grosjean veniva classificato 13°, ma si ritirava il giro prima della bandiera a scacchi.

Il debuttante Rossi, sull’improbabile Manor/Marussia, arrivava davanti al compagno si quadra Stevens. Non di solo pane vive ogni creatura…

Il ritorno al successo di Vettel non cambia apparentemente niente in prospettiva mondiale. I 49 punti di ritardo sono quasi incolmabili, ma quel ‘quasi’ può riempirsi a seconda delle prossime defaillance della Mercedes. Se anche a Suzuka le Frecce d’Argento avessero un momento di smarrimento, allora il campionato potrebbe anche riaprirsi, perché la tecnica può poi affondare su aspetti psicologici e nervosi di cui la cronaca della F1 è piena.

Vettel vive in Ferrari una sublimazione, un cambio di stato. I quattro titoli iridati non sono stati un caso, ma sembra di rivedere l’ambiente galvanizzato dei tempi di Schumacher. “Se avremo più weekend come questo sarà possibile lottare per il titolo” ha detto il pilota tedesco nel dopo gara alla stampa. “Tutto quel che dobbiamo fare è pensare a noi stessi, attaccare al massimo, perché quello che fanno loro non è nelle nostre mani. Forse abbiamo ancora una possibilità e forse possiamo rendere possibile l’impossibile. Ci proveremo”. Musica per le orecchie di Arrivabene e Marchionne. Lirica per i fan del Cavallino Rampante in tutto il mondo.

Detto della Virtual Safety Car (“una boiata pazzesca” l’ha definita Leo Turrini su Sky) e della corsia di uscita dalla pit lane (da rivedere: è pericolosa, così come l’ingresso ai box), si va in Giappone con rinnovate speranze.

Tuttavia, vedere arrancare le McLaren per stupidi regolamenti e per il divieto di test è una stupidaggine sesquipedale.

Il thriller continua…(ed Ecclestone gode…)…

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Primati

In prova: Sebastian Vettel (2013), Red Bull RB9-Renault, 1’42’’841 a 177,302 km/h di media

In gara: Sebastian Vettel (2013), Red Bull RB9-Renault, 1’48’’574 a 167,940 km/h di media

Sulla distanza: Sebastian Vettel (2013), Red Bull RB9-Renault, 1h59’13’’132 a 155,425 km/h di media

DRS: Doppio settore DRS a Singapore tra le Curve 5 e 7 e tra la curva 23 e 1. Il primo tratto di DRS ha il punto di rilevazione del distacco (Detection Point) all’uscita della Curva 4 e il punto di attivazione (Activation Point) 48 metri dopo la Curva 5. Il secondo tratto di DRS ha il punto di rilevazione del distacco (Detection Point) all’apice della Curva 22 e il punto di attivazione (Activation Point) collocato 45 metri dopo la Curva 23.


Timing ufficiale

Venerdì 14 Settembre 2015
12:00 – 13:30 Prove libere 1: diretta su Sky Sport F1 (207) e RaiSport 1
15:30 – 17:00 Prove libere 2: diretta su Sky Sport F1 (207) e RaiSport 1

Sabato 19 Settembre 2015
12:00 – 13:00 Prove libere 3: diretta su Sky Sport F1 (207) e RaiSport 1
15:00 – 16:00 (STIMA) Qualifiche: diretta su Sky Sport F1 (207) e Rai2

Domenica 20 Settembre 2015
14:00 – 16:00 (STIMA) Gara: diretta su Sky Sport F1 (207) e Rai 2


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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.