Turchia, 32 giornalisti di testate curde arrestati dalla polizia a Diyarbakir

Il raid segue quelli delle settimane scorse, che hanno colpito i giornali dell’opposizione. Per la vice-presidente (turca) della Corte Europea per i Diritti Umani l’immagine della Turchia come Paese che tollerava “torture” è stata sostituita da quella di uno Stato che non protegge le libertà di parola e di stampa


Ankara – La polizia turca ha arrestato ieri ben 32 giornalisti di testate redatte in lingua curda. Secondo quanto riferito dall’agenzia Degan, gli arresti sono stati effettuati a Diyarbakir, nella parte sud-orientale della Turchia.

Difatti, l’agenzia Dicle ha riferito di essere stata oggetto, insieme al quotidiano Azidiye Welat, del raid degli agenti dell’antiterrorismo che hanno fermato anche alcuni impiegati delle due testate. L’operazione della polizia è stata simultanea e ha colpito le redazioni di Dicle News Agency (DİHA), Azadiya Welat, Aram Publishing e KURDİ-DER (Kurdish Language Research and Development Union) nella prima serata di lunedì 28 Settembre.

Alcuni giornalisti sono stati picchiati, mentre a tutti sono stati sequestrati telefonini e documenti di identità.

L’operazione di polizia sembra collegata all’offensiva anti-curda lanciata dal presidente Recep Tayyp Erdogan, lanciata ufficialmente per contrastare i “terroristi” del Kurdistan Workers’ Party (PKK), ma è legata al processo elettorale in corso, dopo l’indizione di elezioni politiche anticipate previste per l’inizio di novembre.

Gli arresti di ieri seguono quelli delle scorse settimane, quando giornalisti e testate di opposizione sono state prese di mira, provocando critiche da parte dei Paesi occidentali (e non solo), ma nessun atto ufficiale verso il governo turco.

In una recente intervista al quotidiano Hürriyet, la vice-presidente della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) di Strasburgo, Işıl Karakaş, che è turca, ha detto che l’immagine della Turchia come Paese che tollerava “torture” è stata sostituita da quella di uno Stato che non protegge la libertà di stampa.

Gli arresti di ieri peraltro sono palesemente illegali. Secondo Dicle, i giornalisti sono stati portati da

La Turchia – ha detto Karakaşè vista come un Paese nel quale le libertà di parola e di stampa non sono garantite secondo gli standard europei. Gli organi del Consiglio d’Europa – ha aggiunto – sono particolarmente attenti a tale questione”, un’osservazione che non sembra una minaccia, ma una solenne promessa.

(Fonte AsiaNews, Dicle) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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