Il primo ministro libico, Abdullah al-Thani, accusa l’Onu di doppiopesismo

La Comunità Internazionale ha un doppio standard per il terrorismo: lo combatte ovunque, lo ignora in Libia

Tobruk – Il primo ministro Abdullah al-Thani, capo del governo legittimo della Libia, quello riconosciuto (almeno finora) dalla Comunità Internazionale, ha usato parole durissime verso le Nazioni Unite e la missione speciale in Libia, la UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya).

Abdullah al-Thani ha in particolare accusato le Nazioni Unite e la Comunità Internazionale di seguire un doppio standard, due pesi e due misure, sul terrorismo, combattuto ovunque e ignorato in Libia.

Secondo ‘Libya Herald‘, il primo ministro del governo riparato a Tobruk per sfuggire alla ‘caccia’ dei movimenti islamisti raccoltisi attorno al General National Congress (GNC), ha affermato che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e l’UNSMIL sono stati celeri nel censurare le operazioni contro il terrorismo portate avanti dall’Esercito Libico legittimo, ma non altrettanto veloci a comprendere la situazione reale sul terreno nel Paese.

“Il governo rinnova gli avvertimenti sulla minaccia diffusa mossa verso le vite dei civili da questi gruppi canaglia”, ha dichiarato al-Thani sabato. Tuttavia, il primo ministro ha rilevato che “nessuno di questi richiami all’attenzione hanno avuto eco presso le organizzazioni internazionali che non condannano questi atti , mentre in modo crescente condannano le operazioni militari condotte dall’Esercito nel combattere contro il terrorismo (islamista, ndr)”, ha denunciato il capo del governo libico legittimo.

Il silenzio della Comunità Internazionale su questi atti terroristici – ha rilevato ancora al-Thani – non dissuade il popolo della Libia dal combattere il terrorismo e dal supportare le forze armate e le legittime istituzioni del Paese.

L’aspra critica avviene in un quadro di crescente incertezza causato dal rifiuto dell’accordo di unità nazionale, strombazzato ai quattro venti dall’inviato speciale per la Libia, Bernardino Leòn Gross, ma rifiutato prima dal sedicente governo di Tripoli che, successivamente, anche da quello di Tobruk.

Un rifiuto che getta ombre sinistre sulla situazione libica, anche per responsabilità evidenti dei Paesi occidentali, che hanno cercato un dialogo impossibile con gli islamisti e non si sono schierati decisamente con le uniche istituzioni laiche ed elette (in un quadro di accettabile legalità) del Paese.

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