I jihadisti dell’ISIS avanzano nella provincia di Homs. Obiettivo la conquista di una cittadina cristiana

Lo scorso fine settimana le milizie jihadiste hanno strappato all’esercito legittimo della Siria il controllo di Maheen, località strategica perché sede di un vasto complesso militare e di un deposito di armi. Ora l’obiettivo è Sadad, centro a maggioranza assiro, dove si parla ancora oggi l’aramaico antico, lingua di Gesù. Proseguono nel frattempo i colloqui di Vienna: fissati alcuni “punti importanti”

Damasco – Le milizie jihadiste dell’ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham) avrebbero assunto il controllo della cittadina siriana di Maheen, nella provincia centrale di Homs, strappandola all’esercito legittimo della Siria.

Secondo testimoni locali citati dal controverso Osservatorio siriano per i diritti umani – un think tank con base a Londra che cita una fitta rete di informatori neutrali sul terreno – i jihadisti avrebbero  lanciato l’offensiva lo scorso 31 Ottobre attraverso l’uso di due autobomba. Sarebbero peraltro seguiti combattimenti nella vicina Sadad, una cittadina a maggioranza cristiana, dove vive una importante comunità assira tra cui si parla ancora oggi l’aramaico antico, la lingua di Gesù.

L’offensiva dei jihadisti – se fossero confermate queste informazioni – continuerebbe nonostante i raid aerei russi, intervenuta in Siria dalla fine dello scorso mese di Settembre su esplicito appello del governo siriano, e gli analoghi bombardamenti della Coalizione Internazionale guidata dagli Usa.

Dalle roccaforti nel nord e nell’est della Siria, i jihadisti efferati del sedicente ‘califfato’ hanno cominciato a espandersi verso la provincia centrale di Homs negli ultimi mesi. I fondamentalisti islamici hanno conquistato a Maggio la cittadina di Tadmur, dove sorge lo storico complesso di Palmyra, e ad Agosto hanno assunto il controllo di al-Qaryatain.

L’offensiva di questi giorni ha come obiettivo Maheen e Sadad, la cui conquista avvicina le milizie jihadiste a soli 20 km dalla strada principale che collega la capitale, Damasco, con altre quattro grandi città più a nord, fra cui Homs.

Nei combattimenti dei giorni scorsi sarebbero caduti una cinquantina di militari dell’esercito legittimo siriano. Maheen è una località strategica, perché nella città sorge un vasto complesso militare con annesso deposito di armi.

Sul fronte diplomatico, continuano i colloqui di Vienna, nel cui quadro domenica il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, ha incontrato l’inviato speciale dell’Onu Staffan del Mistura a Damasco, per discutere dei recenti negoziati internazionali sul conflitto e della situazione nel Paese.

Secondo Muallem a Vienna sono stati fissati alcuni “punti importanti” tra gli alleati della Siria (Iran e Russia) e la controparte (Stati Uniti Arabia Saudita, Turchia), che potrebbero favorire un percorso di pace che coinvolga tanto il governo siriano quanto il fronte degli oppositori laici.

Dal marzo 2011, data di inizio degli scontri fra il governo del presidente Bashar al-Assad e una multiforme coalizione di oppositori, sono morte oltre 245mila persone. Gli sfollati, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono circa 10 milioni. Almeno 4 milioni hanno scelto le nazioni confinanti – Turchia, Libano, Giordania e Iraq – mentre altri 150mila hanno chiesto asilo all’Unione Europea. Gli altri 6,5 milioni sono invece sfollati interni, persone che hanno dovuto abbandonare tutto ma hanno scelto di rimanere nel Paese.

Le petromonarchie del Golfo Arabico/Persico hanno sostenuto l’assistenza dei profughi di guerra con cospicui finanziamenti, ma hanno sempre rifiutato di ospitarne per timore di sconquassi sociali derivanti dalla presenza di persone spesso con altre culture, che avrebbero messo in pericolo quelle autoctone.

Una forma di razzismo e settarismo di cui poche fonti giornalistiche parlano e di cui non parlano proprio i governi occidentali (con quello italiano in prima fila), uniti in una sorta di congiura del silenzio per inclinazione al bacio della kefiah.

(AsiaNews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


Save the Children Italia Onlus