Aerei russi martellano ‘obiettivi terroristi’: oltre 470 in 48 ore. La ‘Charles de Gaulle’ pronta all’attacco

Accelerazione dell’offensiva contro le milizie jihadiste, operativa da oggi nell’area l’ammiraglia della Marine Nationale francese con i Rafale e i Super Étendard imbarcati pronti a bombardare l’Isis, mentre l’Europa tentenna vergognosamente e non scende a fianco di Parigi (non applicando l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona consolidato)

Roma – Si intensifica l’attività di attacco degli aerei russi su obiettivi jihadisti in Siria. Il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Konashenkov, ha reso noto che sono stati colpiti 472 “obiettivi terroristici”. “Le forze aeree russe hanno completato 141 missioni“, ha sottolineato, “nelle province di Aleppo, Damasco, Idlib, Latakia, Hama, Homs, Raqqa e Dayr az-Zor“, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Sputnik. 

La Russia è intervenuta in Siria su richiesta espressa del governo siriano riconosciuto dalla Comunità Internazionale – anche se contestato nel modo di governare il Paese – in applicazione dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, ossia per contrastare un attacco armato contro la Siria, che è uno storico alleato di Mosca. Tuttavia il presidente Putin ha definito i contorni dell’intervento in modo più ampio e approfondito durante il recente vertice di Burabai dei Paesi della CSI (che riunisce gli Stati ex sovietici), affermando che l’alleanza con Bashar al-Assad è solo uno dei motivi dell’azione russa, che è principalmente tesa a impedire una penetrazione geopolitica del fondamentalismo islamico dai confini sud-occidentali della Russia e in Asia centrale.

La Russia ha deciso da alcune settimane di impegnare nelle incursioni aeree contro i jihadisti dell’ISIS anche i bombardieri strategici Tupolev 160 ‘Blackjack’ (in foto).

Con l’intensificazione degli attacchi russi, aerei e missilistici dal Mar Caspio, l’aviazione civile irachena ha deciso di sospendere per le prossime 48 ore i voli tra Baghdad e le città di Irbil e Sulaimaniya, nel nord del Paese.  Decisione che intende – si legge in una nota delle autorità aeronautiche di baghdad – “proteggere i viaggiatori” dal rischio che gli aerei possano essere colpiti dai “missili da crociera lanciati dal Mar Caspio” e per la presenza di “bombardieri” nella “parte settentrionale dell’Iraq”.

Da oggi è operativa nell’area la portaerei nucleare francese ‘Charles de Gaulle’, ammiraglia della Marine Nationale transalpina e punta di diamante delle marine militari degli Stati membri dell’Unione Europea. Il ministro della Difesa di Parigi, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato ieri sera alla radio ‘Europe 1’ che da oggi entreranno in azione i Rafale e i caccia Super Étendard imbarcato sulla ‘de Gaulle’.

Nel frattempo, a una settimana dall’avocazione dell’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona consolidato da parte del presidente François Hollande, i Paesi dell’UE non si dimostrano all’altezza della sfida lanciata dal jihadismo internazionale e non hanno attivato il dispositivo militare necessario a fornire la solidarietà europea a uno Stato membro attaccato.

L’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona recita nella prima parte: “Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite“. Un riferimento al diritto inalienabile al diritto all’autodifesa individuale e collettiva da attacchi armati, riconosciuto dallo Statuto dell’ONU. “Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri“, continua il testo della norma, con un riferimento non specificato ai Paesi come la Svezia, la Finlandia e l’Austria, dichiaratamente neutrali in una dimensione però che appare superata dalla situazione geopolitica percepita nel 2009.

Non intervenire a sostegno della Francia è perciò un illecito nell’applicazione dei Trattati costitutivi dell’Unione Europea, passibile di sanzioni da parte della Corte di Giustizia del Lussemburgo (a parte la vergogna nazionale di tradire uno Stato fratello e membro cofondatore del processo di integrazione europea).

(Photo Credit: Sputnik Agency) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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