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Ferrari, dopo Sochi serve il coraggio di gettare la spugna per rialzarsi nel 2017?

I piloti cercano di trarre il meglio possibile dalla monoposto, ma la SF16H sembra molto lontana dalla Mercedes e in più deve guardarsi dal ritorno di Red Bull e Williams. Serve realismo e una rasserenata all’ambiente, che è teso come le corde di un violino

Lo abbiamo già scritto: seppure appena iniziato, il mondiale 2016 appare per la Ferrari se non compromesso, quantomeno in forte salita, a causa del ritardo già accumulato nelle due classifiche mondiali e, soprattutto, perché non si ravvisano le premesse tecniche per una pronta risalita.

Il Gp di Russia ha, ahinoi, confermato questa impressione. Nonostante l’introduzione della power unit evoluta (e siamo già al terzo motore per Vettel, il secondo per Räikkönen con 17 gare ancora in calendario) e di una nuova ala anteriore, le Rosse di Maranello non hanno compiuto il salto di qualità necessario per tentare di avvicinare le Mercedes.

Pesano come un macigno i sette decimi accusati da Vettel sabato in qualifica e sappiamo quanto Seb riesca a tirare fuori il massimo in qualifica. E dire che in Q3 non c’era Hamilton, altrimenti la lotta per la pole tra i due alfieri Mercedes avrebbe potuto ulteriormente abbassare i crono, con ulteriore gap per le Ferrari.

Ancora una volta è emersa la cronica difficoltà nel mandare in temperatura le gomme (evidenziatasi pure in gara, con Räikkönen alla ripartenza dopo la Safety Car), difficoltà acuitasi a Sochi in virtù della scelta forse troppo conservativa della Pirelli.

Ancora una volta sono emersi problemi di affidabilità, questa volta al cambio, con relativa sostituzione ed arretramento in griglia per Vettel. E quando parti in mezzo il gruppo….

Tra l’altro appare poco convincente la versione Ferrari, per cui il problema sia stato causato dal contatto al via del Gp di Cina, visto che quello colpito al posteriore fu Räikkönen e non certo Vettel!

Forse, dopotutto, sotto pressione non è (solo) Kvyat, ma anche qualcuno a Maranello: i tifosi, la maggior parte almeno, non sono però nati ieri e dispiace che nessuno dei giornalisti che seguono il Circus abbia chiesto spiegazioni circa la storiella propinataci sulle cause della sostituzione del cambio.

Sarebbe stata l’occasione per dimostrare rispetto, oltre che per sé stessi, anche per i propri abbonatati/lettori/telespettatori e per smentire di essere ormai diventati Ferrari Channel o Ferrari Magazine. Ma tant’è…

A Sochi in gara il ritmo non è stato malvagio, ma comunque lontano dall’impensierire minimamente Rosberg, che ha fatto semplicemente quello che ha voluto (leggasi giro veloce nel finale, di Vetteliana memoria dei gloriosi tempi Red Bull) e finanche Hamilton, costretto a una partenza ad handicap e poi a rallentare per l’ennesimo problema alla sua monoposto.

La realtà ci dice che oggi la Ferrari ha 81 punti di distacco dalla Mercedes nel campionato costruttori (meno della metà dei punti!!), questo vuol dire che per rimettersi in gioco occorrerebbero due doppiette con entrambe le Mercedes fuori dai punti. Nel mondiale piloti Räikkönen ha 57 punti di ritardo da Rosberg, Vettel addirittura 67.

Al di là dei distacchi in termini di punteggio, mancano al momento proprio le premesse tecniche per un recupero. Anzi, a voler essere lucidi, bisognerebbe riconoscere che Red Bull (in Cina) e Williams (a Sochi) erano più vicine alla Ferrari di quanto quest’ultima fosse alla Mercedes: per la serie “qui occorre guardarsi anche alle spalle“.

E dovrebbe far riflettere il fatto che la Red Bull ha l’handicap del motore Renault (attenzione, però, i francesi hanno tanti gettoni da spendere!) e quindi hanno fatto un lavoro superbo con il telaio, verosimilmente superiore a quello Ferrari.

Per non parlare del fatto che la Williams ha un budget nettamente inferiore: dalla spartizione dei diritti, secondo gli ultimi dati divulgati, Ferrari incassa nel 2016 la bellezza di 168 milioni di euro, a fronte dei 76 della Williams (più del doppio!!). E questo senza contare che a livello di sponsor Williams ha introiti ben lontani da quelli della Ferrari.

Fossimo in Marchionne, ci chiederemmo a questo punto come vengano spesi questi soldi. Al di là degli slogan fini a sé stessi, Maurizio Arrivabene (che non progetta la macchina, né la power unit, ma ha la responsabilità del team) dovrebbe cominciare a guardare la situazione con realismo e fredda lucidità, perché siamo alla viglia di una nuova rivoluzione regolamentare.

Nel 2017 le monoposto saranno molto diverse dal punto di vista aerodinamico. E la Ferrari ha dimostrato nella sua storia più o meno recente di soffrire tantissimo i cambiamenti radicali. Non a caso nel 2005, 2009 e 2014 ha vissuto le sue stagioni peggiori da vari lustri a questa parte.

C’è un’opzione sul tavolo. Dolorosa quanto si vuole, ma va considerata.

Visto la situazione attuale di campionato, visto che storicamente la Ferrari soffre i grandi cambiamenti, perché non iniziare a prepararsi già oggi? Perché non bloccare lo sviluppo della SF16H e concentrare tutte le forze e le risorse sul progetto 2017?

A meno di risvolti clamorosi, o di autentici miracoli, quest’anno, anche continuando a spingere sullo sviluppo della vettura 2016, dove può arrivare la Ferrari?

Si può puntare a “vittorie di tappa”, ai mondiali sembra proprio di no. Anche (o soprattutto?) perché regolamenti bloccati e restrittivi, assenza di test e limitazioni varie mal si sposano con questi obiettivi.

I veri “ribaltoni” nella F1 recente li abbiamo visti in corrispondenza di rivoluzioni regolamentari e chi si è fatto trovare pronto ha sovvertito le gerarchie precedenti.

Gettare la spugna, dare per perso anche il 2016, accettare di ingoiare bocconi amari, perfino di perdere la piazza d’onore, richiede grande coraggio, ma potrebbe risultare una scelta lungimirante e, perché no, vincente.

Certo, una scelta difficile, dolorosa, impopolare, ma a Maranello bisogna iniziare a guardare più in là del proprio naso. Il tempo degli yes men e dei servi sciocchi prima o poi deve finire, altrimenti non si porranno mai le basi per un nuovo ciclo vincente.

(Credit photo: STUDIO ERCOLE COLOMBO/FERRARI) © RIPRODUZIONE RISERVATA – ARTICOLO PUBBLICATO IN ORIGINE SU THE WASTEGATE. QUI RIPRODOTTO PER GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE

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