Un capitano dell’intelligence militare denuncia Obama: “La guerra contro ISIS è illegale”

Favorevole all’azione contro i jihadisti, il capitano Nathan Michael Smith ha sollevato una questione di legalità, perché tiene al giuramento di difesa della Costituzione. La sua denuncia è supportata da un noto avvocato che ha difeso molti detenuti di Guantanamo sulla base della violazione dell’habeas corpus, e da Bruce Ackerman, docente alla Law School dell’Università di Yale

Washington – Un capitano dell’US Army ha denunciato il presidente Barack Obama perché ritiene che la guerra condotta contro lo Stato Islamico sia illegale, in quanto non autorizzata in modo specifico dal Congresso federale.

Nathan Michael Smith – questo il nome del militare – è ufficiale della DIA (Defence Intelligence Agency, l’intelligence militare statunitense) di 28 anni, già di stanza in Afghanistan e ora in Kuwait nel ‘Combined Joint Task Force Operation Inherent Resolve‘, l’operazione che guida la Coalizione Internazionale contro lo Stato Islamico.

Secondo il ricorso presentato da Smith, “la dichiarazione di guerra del presidente Obama contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria è illegale” perché non ha ottenuto, come prevede la ‘War Power Resolution’ del 1973, “l’approvazione del Congresso entro 60 giorni“.

In particolare, come svelato dal ‘New York Times‘, il capitano Smith sottolinea che la guerra contro l’ISIS viene fatta ricadere su un atto presidenziale del 2001, “Authorization for Use of Military Force (“2001 AUMF”)”, che non “non autorizza la guerra contro ISIS. Autorizza il presidente a dichiarare guerra contro i responsabili dell’attacco dell’11 Settembre – ossia Al Qaeda – e i governi che hanno lo hanno protetto – ossia i Talebani“, si cita espressamente nell’atto di citazione contro Barack Obama.

Ancora, Smith ricorda che anche le operazioni in Iraq del 2002 ricevettero il suggello del Congresso, ma Authorization for Military Force 2002 (“2002 Iraq AUMF”) non è più in vigore, perché la guerra è stata dichiarata conclusa e comunque “non era contro l’ISIS“. Perfino le operazioni coperte in Siria non rientrano nelle autorizzazioni del Congresso a usare la forza militare, perché a stessa Amministrazione Obama le ha dichiarate obsolete “non dovrebbero essere ulteriormente collegare ad azioni militari in Iraq”, dovendo ricevere una novazione giuridica.

Per questo, “la guerra eccede l’autorità costituzionale del Presidente come ‘comandante in capo’ sotto l’Articolo II, sezione 2 della Costituzione“, che impone al presidente statunitense di ottenere “il consenso del Congresso entro il tempo specificato dalla Risoluzione prima di imèegnare il paese in una guerra in corso“.

L’ufficiale ribadisce tuttavia la propria adesione ai principi della lotta contro i jihadisti dello Stato – definiti “l’esercito di macellai” – sottolineando che è per questi valori di libertà che è “entrato nell’esercito“, seguendo una tradizione militare di famiglia, dopo il nonno paterno, entrambi i genitori e una sorella.

Tuttavia, la coscienza civica ha imposto al capitano Smith di sollevare la questione giuridica contro l’inquilino della Casa Bianca, “perché combattere una guerra illegale lo costringe a violare il giuramento di difendere e proteggere la Costituzione“, ossia la Legge Fondamentale di ogni democrazia. E la Costituzione Americana è la più antica Costituzione scritta occidentale (contemporanea).

Al contrario, l’amministrazione Obama da tempo afferma di avere l’autorità legale di combattere lo Stato Islamico, che rientra nell’ambito dell’autorizzazione alle operazioni anti-terrorismo approvata dal Congresso nel 2001.

Le argomentazioni del capitano Smith sono però ultra argomentate in un atto di citazione che noi possiamo pubblicare.

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Il militare è supportato nell’atto di citazione dall’avvocato David Remes, che ha rappresentato molti detenuti di Guantanamo in cause legali vertenti sulla violazione dell’habeas corpus, e da Bruce Arnold Ackerman, professore filosofia della politica, diritto costituzionale e politica pubblica alla Law School dell’Università di Yale. Ackerman lo scorso anno pubblico su ‘The Atlantic‘ un articolo con cui sosteneva che la guerra contro l’ISIS fosse illegale e che un militare in servizio avrebbe potuto condurre il presidente in tribunale per violazione della Costituzione (articolo disponibile qui).

Di contro, funzionari dell’amministrazione, ricorda il ‘New York Times’, quando nel giugno 2014 il cosiddetto Stato Islamico prese rapidamente piede in ampie parti della Siria e dell’Iraq, posero al presidente Obama la necessità di compiere una scelta giuridica: o considerare i bombardamenti contro l’ISIS come parte di una guerra esistente ovvero di considerarla una nuova azione militare. Obama decise per la prima interpretazione, facendo leva sugli stanziamenti finanziari decisi dal Congresso per supportare le operazioni sul campo, senza i quali l’attività militare avrebbe dovuto interrompersi.

Successivamente, anche un altro luminare del diritto statunitense, Jack Landman Goldsmith – esperto di diritto internazionale e di diritto di guerra della Law School dell’Università di Harvard – aveva sollevato critiche all’estensione dell’autorizzazione congressuale all’uso della forza del 2001 per coprire giuridicamente l’azione militare americana contro lo Stato Islamico.

Vedremo come si evolverà la vicenda, che promette di creare un precedente giurisprudenziale importante per il funzionamento delle istituzioni americane, soprattutto in materia di liceità costituzionale dell’azione presidenziale. Obama al riguardo ha coagulato ampie e argomentate critiche in materia.

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