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EditorialiIn Primo Piano

11 Settembre 2001, The Day After. Jihad globale vs Democrazia, ecco l’eredità dell’attacco alle Libertà

Il Day After dell’attacco alle Torri Gemelle, al Pentagono e a Capitol Hill il mondo libero si risvegliò in un incubo: un Day After da cui non siamo ancora usciti. I presupposti e il vero obiettivo del jihad: l’imperio sul mondo e la distruzione della democrazia


La mattina del 12 Settembre tutti noi ci svegliammo con un irrazionale auspicio: che avessimo sognato, che l’attacco all’America – e al mondo libero – fosse stato un incubo terribile, un evento confinato dell’insondabile mondo onirico. L’illusione durò poco e l’incubo in cui vivevamo allora sembra continuare oggi con rinnovato vigore, supportato da una serie di cause endogene alle società democratiche, oltre alla radice esogena: il jihadismo islamico.

CHE COS’È IL JIHADISMO ISLAMICO

Il concetto di jihad trova nei testi sacri dell’islam una doppia categorizzazione. La prima, jihād al-ākbar (grande jihād o jihād superiore), è intesa come lotta contro il male e le passioni umane, con l’obiettivo di raggiungere la purificazione spirituale e l’assonanza morale col progetto del Creatore. La seconda, jihād as-asghar(ovvero piccolo jihād o jihād inferiore), è guerra santa contro gli infedeli promossa per diffondere l’Islam nel mondo e assoggettarlo alla legge di allah (sharia), considerata legge superiore che implica l’illiceità delle leggi positive umane.

Questa distinzione non è presente nel Corano, ma fa riferimento a un hadith della Sunna riportato dall’imam Bayhaqi e da al-Khatib al-Baghdadi. Il radicalismo islamico non è che la traduzione di quel documento interpretativo che impone ai musulmani di consegnare il mondo ad allah. Ne consegue che il jihadismo è un movimento politico religioso finalizzato alla sottomissione del mondo all’islam, attraverso la guerra di conquista (jihād as-asghar) demandato ai musulmani avanguardisti (mujāhidīn, combattente impegnato nel jihad)  che danno anche la vita a questo fine.

Il ‘terrorismo’ è una modalità della guerra per assoggettare il Dar al-Harb (terra della guerra) al Dar al-Islam (terra in cui vige la legge islamica), non è il fine. Scambiare modo e finalità è un errore volutamente diffuso da chi mente sapendo di mentire, in una male intesa genuflessione al politicamente corretto, alla lotta contro l’islamofobia, all’avversione contro un supposto razzismo.

LA VERA BATTAGLIA: DEMOCRAZIA VS SHARIA

Il jihadismo contemporaneo non nasce l’11 Settembre 2001, ma all’indomani della dissoluzione dell’Impero Ottomano dopo la I Guerra Mondiale. Nel 1928, dopo l’adesione al Sufismo prima e al Salafismo poi, Al-Banna fondò l’Associazione dei Fratelli Musulmani (Jamaʿat al-Iwān al-muslimīn), nota come Fratelli Musulmani, con l’obiettivo di riportare in auge il vero islam, nella lettura salafita della tradizione filosofica di Ahmad ibn Hanbal (giureconsulto islamico, Bagdad 780-855 d.C.), Ibn Taymiyya (teologo e giurista hanbalita, Harran, Turchia, 1263 – Damasco, Siria, 1328) e Muammad ibn ʿAbd al-Wahhāb (Al-‘Uyayna, 1703 – Dirʿiyya, 1792), teologo nato nell’attuale Arabia Saudita e fondatore del movimento wahabita, che chiuse il cerchio dell’elaborazione dell’idea di ‘rivoluzione’ islamica in senso astronomica, come ritorno alle origini del vero islam.

Sulla base degli insegnamenti di queste tre personalità islamiche si fonda buona parte dell’armamentario intellettuale del moderno jihadismo iconoclasta, fondamentalista, settario e imperialista, anche grazie all’opera di rielaborazione e diffusione di Sayyd Qutb  (Mūshā, 9 ottobre 1906 – Il Cairo, 29 agosto 1966).  insegnante e uomo politico egiziano, Qutb fu ideologo dei Fratelli Musulmani e ideatore del ‘Manifesto’ della ‘Fratellanza’ e del moderno integralismo islamico, ‘Maʿālim fī al-ţarīq’ (Trad ingl. Milestones, trad. it. Pietre miliari) in cui lancia l’urlo di battaglia della conquista del mondo per salvarlo sotto la legge di allah dalla decadenza occidentale.

Sayyd Qutb è stato il più rilevante frutto inacidito dei propositi di integrazione tra mondo musulmano e società occidentale in epoca contemporanea. Inviato nel 1948 negli Stati Uniti dal governo del Cairo, per partecipare a un programma di aggiornamento e integrazione con l’auspicio che potesse cogliere aspetti importanti per il progresso del mondo scolastico egiziano, al contrario rimase profondamente turbato dalla promiscuità esistente in una società libera e aperta come quella statunitense e dal movimento femminista che in quei anni sorgeva.

La figura di Qutb – implicato nel colpo di Stato contro re Faruq a fianco di Nasser, poi entrato a pieno titolo nella ‘Fratellanza’ – è paradigmatica dell’islamismo contemporaneo, che segue pedissequamente l’ordine di attacco al mondo libero.

Con Francis Fukuyama (‘The End Of History?’, The National Interest 1989, trad. it. ‘La fine della storia?’, 1992), la vera battaglia è dunque tra democrazia liberale e sharia; tra società aperta e progressiva e il baratro dell’oscurantismo della legge islamica e di una pseudo-religione che prescrive l’uso della violenza per convertire gli infedeli. In definitiva, la vera lotta è tra libertà e oppressione.

La copertina del numero 13 di Rumiyah (Roma), il periodico pubblicato online dallo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL), con un appello eloquente: “Allah (che non è Dio, ndr) lancia il terrore nei loro cuori

LE CONSEGUENZE DELL’11 SETTEMBRE

L’attacco agli Stati Uniti può essere considerato l’atto di apertura delle ostilità della Prima Guerra Globale, il primo conflitto transnazionale e internazionale della Storia, in cui la differenza tra civili e militari, forze inermi non combattenti e quelle combattenti, cade, evapora, svanisce.

Fin dalla Dichiarazione di Guerra Contro gli Americani Occupanti la Terra dei Due Luoghi Santi [DECLARATION OF WAR AGAINST THE AMERICANS OCCUPYING THE LAND OF THE TWO HOLY PLACES (EXPEL THE INFIDELS FROM THE ARAB PENINSULA), Osama bin Laden – Ladenese Epistles 1, 2 e 3), Osama bin Laden – apologo di Sayyd Qutb e arnese malefico usato dalla CIA nella guerriglia contro le truppe sovietiche di occupazione in Afghanistan, su ‘ispirazione’ dell’ISI pakistano – lancia l’ordine di guerra come dovere di ogni buon musulmano di attaccare gli infedeli (kafirun) con ogni mezzo, in ogni luogo e in ogni momento.

Ciascun buon musulmano ha il dovere morale di combattere gli infedeli, cristiani ed ebrei in testa, perché il fine è il controllo del mondo.

Da quel momento, cambia il paradigma di combattimento, mutano le ‘regole’ della guerra, diventiamo tutti ‘obiettivi sensibili’. Dall’11 Settembre ci vorranno però ben 14 anni perché una voce autorevole del giornalismo italiano – Ferruccio de Bortoli, direttore pro tempore del ‘Corriere della Sera’ – esprimesse con chiarezza questo concetto (tweet sottostante, post Strage di Parigi del 13 Novembre 2015).

In Occidente, una classe politica mediamente inadeguata alla sfida contemporanea tra Oppressione e Libertà ha consentito che le società aperte fossero messe in pericolo dalle stesse regole elaborate nei sette secoli anni precedenti a tutela delle libertà e della sicurezza individuale e collettiva, non cogliendo il centro di questa sfida: se i jihadisti hanno socializzato guerra, occorre socializzare la difesa e la sicurezza (‘Siamo tutti obiettivi sensibili. Socializzare la difesa e la sicurezza nazionale ed europea’, mio articolo su The Horsemoon Post, 5 Dicembre 2015).

CONCLUSIONI

Dalla comparsa dell’islam nel VII Secolo d.C., questa ‘religione’ si è manifestata – e si è diffusa – con la forza della spada, l’uso della violenza, la conversione forzata e le stragi di massa. In nessuna parte del mondo, l’islam ha diffuso i testi sacri senza ricorrere all’uso sistematico e paradigmatico della forza, mai è stato fermato con la filosofia, il ragionamento, la cultura, ma sempre con l’uso di una forza militare maggiore e preponderante.

Nel mondo contemporaneo, con Luigi Sturzo (L’Eliminabilità della guerra, in ‘La Comunità Internazionale e il Diritto di Guerra’, 1929), abbiamo più possibilità di far circolare il nostro pensiero e ci sono più probabilità che l’Umanità sviluppi una crescente avversione verso la violenza per imporre le proprie ragioni e, in una prospettiva di lungo termine, per eliminare la guerra dalla dialettica umana.

Al momento, il mondo intero combatte La Battaglia per la Libertà contro il jihadismo islamico e i musulmani hanno pochi leader illuminati (Al-Fatah al-Sisi, uno tra i più importanti), fautori di una ‘modernizzazione’ della religione e una rivoluzione umanista dell’islam.

Quando finirà la guerra? Forse mai. Negli ultimi quattro secoli, l’assalto del mondo islamico all’Occidente è stato costante e ripetuto, fermato solo da pesantissime sconfitte militari. Se non si tiene conto di questo dato storico, le libertà nostre, dei nostri figli e nipoti sono in serio pericolo.

(Credit Photo: Reuters/US NAVY/Journalist 1st Class Preston Keres) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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