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Cultura
Una caccia al tesoro da mesi anima il “Museo della Ceramica di Caltagirone”. Grazie alla tesi di laurea di Lucia Ajello, neo-
Che l’impressionista francese, nelle cui tele la luce diviene colore, avesse conosciuto il sole della Sicilia è storia (come testimonia il ritratto di Wagner realizzato a Palermo), ma che costanti richiami alla ceramica calatina fossero presenti nelle sue opere non era noto ai più.
Trattasi della raffigurazione di Julie, nipote del pittore Manet, intenta a suonare il piano con l’aiuto di un’amica, opera che permise all’artista di ottenere un riconoscimento ufficiale e la prestigiosa esposizione al Musee de Luxembourg di Parigi.
Due delle cinque versioni delle “Jeunes filles au piano”, custodite al Musée d’Orsay di Parigi e al Metropolitan Museum di New York, mostrano sul ripiano del pianoforte un albarello e una boccia, di chiara fattura calatina. Giallo oro, verde ramina, blu/turchino e manganese sono i colori predominanti ma è ancora difficile comprendere quale sia la bottega d’appartenenza dato che, nel Settecento, i maestri erano molteplici: dal Blandini ai fratelli Lo Nobile a Baldassarre Patti.
La presenza di Renoir in Sicilia, attestata nel 1882, fa però supporre che la maiolica raffigurata fosse coeva o addirittura appartenente alla nota bottega di Celestino Di Bartolo, ma la certezza è tutta da dimostrare. In una terza copia realizzata dall’artista si ritrova sempre una boccia, seppure con un colore di fondo leggermente diverso.
Per pubblicizzare l’incredibile scoperta e sottolineare l’internazionalità delle ceramiche calatine, lo scorso dicembre all’interno del Museo della Ceramica, è stata allestita una vetrina con maioliche simili a quelle raffigurate dal pittore francese, realizzate grazie alla collaborazione di ceramisti locali, e accanto le riproduzioni dei quadri dove queste sono state rintracciate.
Ma restano ancora dei quesiti irrisolti e, tra questi, quello più intrigante riguarda certamente come il pittore francese, da giovane decoratore di porcellana nella natale Limoges, sia entrato in contatto con la ceramica di Caltagirone. La vide nei salotti palermitani o in quelli parigini? Si spostò all’interno della Sicilia come sostiene Cammilleri? Ovvero, ipotesi ancora più suggestiva, andò alla ricerca del luogo di origine colpito da cotanta policromia?
L'architetto Giovanni Patti, direttore del Museo della Ceramica di Caltagirone, ha voluto chiarire che lo studio è solo all'inizio. “Siamo ad un primo step della nostra ricerca, siamo in quella fase di raccolta e riscontri di notizie soprattutto su come il Renoir sia entrato in contatto con la nostra ceramica calatina” ha dichiarato in proposito “vagliando anche la possibilità che da Caltagirone, durante la sua permanenza in Sicilia, sia effettivamente passato. Certo il fatto stesso che la ceramica di Caltagirone sia stata dipinta nei quadri del più apprezzato pittore impressionista di tutti tempi – ha concluso Patti -
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