THE HORSEMOON POST ©2012 | Cultura | La Villa Romana del Casale tra mosaici strabilianti e servizi inadeguati, di Giorgia Turco - 1.09.2012 -

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THE HORSEMOON POST ©2012 | Cultura | La Villa Romana del Casale tra mosaici strabilianti e servizi inadeguati, di Giorgia Turco - 1.09.2012

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Cultura


Il sito UNESCO  è organizzato come un mercato rionale o quasi

La Villa Romana del Casale tra mosaici strabilianti e servizi inadeguati
A Piazza Armerina si sono fatte le corse per la riapertura, ma ancora non si entra in sintonia con il valore internazionale della “Villa”
di Giorgia Turco | Articolo dell'1.09.2012

Tag: Piazza Armerina, Villa Romana del Casale, UNESCO, Vittorio Sgarbi, Guido Meli, Unione Europea

Dopo sei anni di restauri, pulitura e disinfestazione, gli ambienti termali e gli straordinari mosaici della Villa Romana del Casale hanno ritrovato gli antichi colori e una nuova copertura lignea, visibili al pubblico dallo scorso 4 luglio. Noi lo abbiamo visitato prima di Ferragosto.

La Villa si articola su tre livelli: le terme, ancora strette nella datata teca di plastica, vetro e metallo certamente non adeguata alla conservazione dei mosaici né alla loro fruizione; il sontuoso peristilio quadrangolare; infine l’ambulacro lungo 66 metri con l’imponente basilica. Gli ambienti privati, riservati al dominus e agli ospiti selezionati, e quelli pubblici, come le terme, si mescolano in un percorso definito da un ponte stretto e sopraelevato che accompagna il visitatore alla scoperta di questo sito posto la protezione dell’UNESCO.

La Villa Romana del Casale, appena riaperta al pubblico, mostra l'incapacità di organizzare proficuamente i beni culturali, il petrolio italiano (Foto Giorgia Turco)
La Villa Romana del Casale, appena riaperta al pubblico, mostra l'incapacità di organizzare proficuamente i beni culturali, il petrolio italiano (Foto Giorgia Turco)
 

La biglietteria, in un’affollata domenica d’agosto, si presenta sfornita di brochure, guide e opuscoli, ovvero materiale informativo che invece risulta facilmente rintracciabile tra le bancarelle che affollano la via di accesso, dal parcheggio – con l’immancabile addetto abusivo alla sosta – all’ingresso principale della villa;  dei colorati punti vendita di gadget non originali, che offrono l’immagine di una Sicilia stantìa e in posa, capace di vendere solo frutta fresca, spremi-limoni di ceramica dozzinale, magliette dedicate al film “Il Padrino”.

Un palazzetto in cemento color sabbia campeggia nell’ampia area adiacente al sito e funge da spazio polifunzionale, in cui è possibile trovare le tanto agognate audioguide, non reperibili direttamente alla biglietteria e forse non autorizzate dalla Regione Sicilia; i soliti souvenir; una zona ristorazione e anche un folkloristico signore dotato di chitarra e karaoke, pronto a intrattenere i turisti che, dopo la visita alla affascinante residenza tardo-antica, certamente avranno bisogno di cimentarsi in prodezze canore.

L’incrocio tra l’atmosfera di un campeggio sul mare e la solennità del cartello UNESCO catapultano il visitatore direttamente nello spazio un tempo destinato alle terme, accessibili sia dall’interno della villa che dall’esterno per l’uso pubblico, dove una grande tabella spiega la suddivisione di tutti gli ambienti, interni e esterni, esclusivamente in italiano.

Il visitatore, plausibilmente confuso - ma si spera munito di guida cartacea – può così percorrere la piccola scaletta d’accesso al peristilio, incontrando la copertura ventilata in legno e le pareti in multistrato chiaro poco gradite agli archeologi, dal momento che l’intonaco ritrovato ha dato conferma di una originaria veste colorata.

120 milioni di tessere, ripulite da 50 restauratori provenienti da tutta Italia, animano le sale che si aprono sul sontuoso giardino; scene realistiche, di genere, mitologiche, animali esotici, rappresentazioni di caccia nonché le famose donne in bikini vengono ammirate dall’alto del ponticello in legno che le sovrasta, eccessivamente stretto per i tanti visitatori, ma utile a una visione d’insieme, rovinata qua e là dalla invadente struttura di sostegno al tetto.

Per quanto la vista sia soddisfatta dalla maestria e dalla raffinatezza dei colori e delle forme
, l’assenza di supporti informativi riporta l’attenzione sulla superficialità gestionale dei nostri giorni.

La deludente approssimazione è ravvisabile anche negli appartamenti privati del dominus ancora soggetti a restauro e quindi inaccessibili al turista (non avvisato preventivamente alla biglietteria), ma comunque circondati da un cimitero di bottiglie di plastica, probabilmente rifiuto lasciato dalle maestranze impegnate nei lavori.

La corsa alla riapertura della Villa del Casale, la sovraesposizione mediatica di coloro che si sono occupati dei lavori degli ultimi sei anni, il tappeto rosso, l’enorme investimento di denaro e l’unicità del sito sono miseramente offuscati dalle evidenti storture gestionali, dall’assoluta disattenzione nei confronti del visitatore e del percorso. Le nuove tecnologie, che avrebbero certamente potuto supportare la valorizzazione della residenza e la comprensione del suo valore da parte del turista, sono assenti così come i servizi aggiuntivi risultano inadeguati sia in relazione all’internazionalità del bene che all’elevato numero di visitatori.

Nessun pannello, nessuna descrizione, nessuna foto del lungo e impegnativo restauro, nessun rendering o monitor per mostrare la struttura e la bellezza della residenza nelle varie epoche. Forse tutto questo è stato pensato, incluso nel progetto e nel budget a disposizione, ma non ve ne è alcuna traccia, come se bastasse aver ripulito i mosaici per considerare terminata l’ennesima fatica dell’Ercole siciliano. Come se un sito di tal prestigio potesse accontentarsi solo di questo.

Intanto i volti variopinti di quelle stanze, un tempo solcate da personaggi illustri dell’Impero, attendono un riscatto che forse non appartiene a questo tempo.

© Riproduzione riservata

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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