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La cultura motore di sviluppo
La rinascita del Teatro Coppola a Catania
Una rivoluzione culturale dietro l’occupazione di un bene culturale a favore della fruizione popolare
di Giorgia Turco

Articolo pubblicato il 20.03.2012 - h 14.30
Tag: Teatro Bellini, Teatro Coppola, Cantieri Culturali della Zisa, istituzioni sorde

Questa è la storia di un teatro, di un cantiere lungo due secoli e di una comunità di giovani, operatori culturali e privati cittadini che hanno deciso di riaprirlo. E’ la storia del Teatro Comunale di Catania.

Nei primi decenni dell’Ottocento il capoluogo etneo - definito dai viaggiatori “urbs vaga e deliziosa” - era una città moderna e in pieno fermento, alle prese con un ambizioso progetto culturale: la costruzione del Teatro Grande (oggi Teatro Vincenzo Bellini). La lentezza del cantiere portò però il Comune a decidere per la realizzazione di un teatro provvisorio, in alcuni locali presi in affitto per nove anni, perché tanto si credé potessero bastare per concludere i lavori.

Nacque così il “Teatro Comunale”, inaugurato con l’Aureliana in Palmiria di Gioacchino Rossini il 19 giugno del 1821, e destinato a essere un “sostituto” per ben cinquantasei anni, prima di essere chiuso e trasformato in magazzino per crusca, cereali e baccalà. Nel 1895 il locale fu concesso al Circolo Filodrammatico Artistico e inaugurato nuovamente; otto anni dopo fu dedicato al compositore Pietro Antonio Coppola.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il teatro subì due interruzioni, di cui la seconda determinante per la sua chiusura e la sua destinazione a deposito per i pescatori, prima del terribile bombardamento del 1943. Rivendicato dal Circolo Artistico, usato come laboratorio scenografico del Bellini, pensato nel 2005 come sala prove dell’orchestra dello stesso “Bellini”, poi di nuovo abbandonato.

Oggi, il Teatro Coppola è tornato a vivere grazie al coraggio e alla determinazione di un gruppo di persone che il 16 dicembre dell’anno scorso lo hanno occupato per ri-donarlo alla città e all’arte. La dichiarazione di intenti, presente sul sito-web del Teatro, è chiara: «Rivendichiamo […] il diritto, e ci assumiamo il dovere, di riappropriarci e prenderci cura di un bene comune abbandonato per restituirlo alla storia della città.  Crediamo fermamente che rimettere in discussione la gestione della pubblica proprietà sia condizione imprescindibile per sperimentare nuove forme partecipate e consapevoli di organizzazione del territorio, del lavoro e della creatività collettiva; che la pubblica proprietà debba ritornare a essere luogo dei diritti e del poter fare, contro l'indiscriminato accumulo privato, il commercio fuori controllo, l'abbandono del patrimonio e l'alienazione dei beni comuni operata dalle caste amministrative di ogni colore».

Con questo obiettivo, da tre mesi, gratuitamente e senza sosta, i volontari hanno rimesso in piedi questo bene dimenticato e abbandonato dalle istituzioni, per farne un laboratorio sperimentale di formazione professionale e artistica, fondamentale anche per la riqualificazione sociale e culturale del centro storico. «Abbiamo ricevuto aiuti e solidarietà da moltissimi privati cittadini che hanno accolto positivamente l’iniziativa» ha dichiarato Alessandro Vitale, volontario attivo all’interno del Teatro «Ci hanno fornito materiali (piastrelle, sedie, lavandini) e manodopera; ci sono, infatti, diversi muratori professionisti che ci aiutano con la ricostruzione, sempre gratuitamente».

La lista dei materiali necessari per ultimare la ristrutturazione dei locali è ancora lunga, ma la programmazione del teatro corre con entusiasmo e intensità, supportata da docenti universitari, come il professor Fernando Gioviale, della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania; dal protagonisti del mondo della letteratura e della musica, come  Cesare Basile (uno dei “padri” dell’occupazione), Fiorella Mannoia, Brunori Sas, Dente, Toys Orchestra, Frankie hi-nrg, Manuel Agnelli, Marta sui Tubi (questi ultimi due prossimamente sul palco del Coppola), solidali con gli artisti, le maestranze, gli operatori, gli studenti e i cittadini che gestiscono in modo diretto e paritario questa rivoluzione culturale, organizzando con cadenza settimanal, spettacoli per bambini e per adulti, workshop di recitazione, fotografia, corsi di tai-chi.

Grazie a queste persone uno spazio di cultura libera, non schiacciata dalle logiche economiche, è stato restituito a tutti coloro che credono nella creatività e nei beni culturali come volano sociale ed economico per quelle terre, come la Sicilia, sedute su un tesoro inestimabile, ma dove le istituzioni sonnecchiano all’ombra delle loro logiche personali (e di clientela).

Un segno di cambiamento. I siciliani non hanno più voglia di aspettare e l’occupazione dei Cantieri della Zisa a Palermo e del Teatro Coppola a Catania, città storicamente rivali ma oggi più che mai sorelle, dimostrano che il cambiamento può e deve partire dalle persone e tutti noi abbiamo il dovere di sostenerlo.

© Riproduzione riservata



Il Teatro Coppola di Catania
rinasce con il volontariato culturale, un esempio









 
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