È morto il ragazzo di 21 anni aggredito da Mada Kabobo, l’automa assassino di Niguarda

Nonostante i due interventi chirurgici, Daniela Carella non ce l’ha fatta: alle 17 saranno staccate le macchine. Le condizioni erano disperate. Resta gravissimo il pensionato modenese Ermanno Masini

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Ai medici del Niguarda non serviva la perizia e la scienza medica, serviva un miracolo per salvare Daniele Carella, 20 anni, il secondo caduto sotto i colpi folli dell’automa assassino di Milano, che due giorni fa aveva assassinato subito Alessandro Carolè, 40 anni.

Non sono dunque serviti i due interventi chirurgici cui il giovane era stato sottoposto all’istante, per cercare di ridurre i danni neurologici subiti dall’assurda aggressione di Mada Kabobo. I medici hanno avviato il periodo di “osservazione per definire lo stato di morte cerebrale” che “terminerà intorno alle 17”, recita un comunicato del nosocomio meneghino. A quell’ora saranno staccate le macchine che tengono in vita artificialmente il povero ragazzo, assaltato alle spalle e alla schiena intorno alle 6.30 di due giorni fa.

I genitori hanno autorizzato l’espianto degli organi, un esempio di civiltà che dovrebbe fare riflettere molti, anche tra i politici, pronti a cavalcare la questione immigrazione, per trarne benefici elettorali: e non ci riferiamo solo alla Lega Nord, che raccoglie il malcontento di parte della cittadinanza (ma farebbe bene a non inviare in missione l’europarlamentare Borghezio), ma anche a chi parla di ius soli conoscendo a malapena la radice storico-giuridica del principio medesimo. Il gesto della famiglia Carella mostra che in Italia ci sono anticorpi della civiltà resistenti a ogni agente esterno contrario, a ogni provocazione. Non è buonismo a pessimo mercato, ma civiltà.

Da quel momento, sul ghanese penderà l’accusa di duplice omicidio, di tentato omicidio plurimo e di lesioni gravi. Previsto per oggi l’interrogatorio di garanzia, che servirà soprattutto a capire quale atteggiamento terrà Kabobo, apparso un gelido burattino. Sull’atto assurdo che lo ha visto protagonista occorrerà una fase di verifica e di riflessione ulteriore e più approfondita, per capire se qualcosa non ha funzionato a dovere. Le modalità dell’aggressione lasciano infatti molti dubbi, sia sulla stessa personalità del clandestino ghanese, sia sull’inezia tenuta dalla cittadinanza verso una potenziale minaccia stragista.

Sul “Corriere della Sera” on line di oggi se lo chiedono Annachiara Sacchi e Gianni Santucci, che hanno interpellato criminologi, psicologi e psichiatri. Emerge un quadro sconfortante, perché nel momento di crisi massima dell’organizzazione statuale, la solidarietà tra cittadini e tra cittadini e rappresentanti dello Stato è “ai minimi storici”, dice Mauro Magatti, docente di sociologia alla Cattolica.

Sul fronte degli altri aggrediti, restano gravissime le condizioni di Ermanno Masini, il pensionato modenese ora in coma al Niguarda. Ex tecnico della Telecom, Masini era uscito di casa per per portare fuori il cane, caduto sotto il colpi di Kabobo alla testa, all’addome e al volto.

Francesco Niro, operaio di 50 anni, è stato invece dimesso in mattinata. Era stato colpito con una spranga di metallo, che si è rivelata decisiva per la sua sopravvivenza.

Piccone e spranga sono sotto analisi degli investigatori, le cui analisi scientifiche serviranno a confermare le ipotesi accusatorie che sembrerebbero inchiodare il ghanese clandestino trasformatosi in burattino di morte. La sbarra era stata bestialmente divelta dalla recinzione di un giardino, mentre il piccone era stato rubato da un cantiere edile in via Ornato.

È probabile che le indagini si occupino anche della custodia di questo utensile nel cantiere.

Alla famiglia Carella giungano i nostri più affettuosi sentimenti di vicinanza civica e personale. Il loro esempio è il segno della migliore italianità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA | Ultimo aggiornamento 13 Maggio 2013, h. 20.13

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