Esclusivo! Allarme gomme F1, le proteste in Turchia potrebbero mettere in pericolo la logistica della Pirelli

Izmit, dove vengono costruite le coperture per la Formula 1, al centro delle proteste contro l’islamizzazione del Paese da parte del primo ministro Tayyp Erdogan

Il centro di Izmit, sede dell'impianto Pirelli dove si costruiscono le gomme per la F1, con i manifestanti contro le politiche neo-islamiste del governo Erdogan (Foto da Twitter)
Il centro di Izmit, sede dell’impianto Pirelli dove si costruiscono le gomme per la F1, con i manifestanti contro le politiche neo-islamiste del governo Erdogan (Foto da Twitter)

Le manifestazioni di piazza, partite da Istambul, allargatesi alla capitale Ankara e propagatesi con velocità a molte grandi città del Paese, hanno colpito anche Izmit, dove la Pirelli ha costruito un importante impianto di produzione fin dal 2007, investendo in dieci anni circa 140 milioni di Euro.

Ne è convinta una fonte che vuole rimanere riservata, la quale ci ha confermato le proteste nella cittadina turca. «10000 persone hanno oggi manifestato contro questo governo anti-democratico, vogliamo bloccare la città, ci sono anche decine di turisti stranieri a sostenerci» ci ha detto pochi minuti fa. Numerosi turisti in visita a Istanbul infatti si sarebbero uniti ai manifestanti in molte città del Paese, per dare man forte a quell20130512-gomme-pirelli-2013a che sembra una vera battaglia per la libertà del popolo turco, nel nome della libertà laica, impressa nelle istituzioni turche dal Padre della Patria, Mustafà Kemal Ataturk. Peraltro l’informazione girataci da questa fonte confidenziale è confermata da centinaia di fotografie pubblicate sui social network, vero canale di trasmissione della protesta in corso in Turchia contro la politica neo-islamista del Primo Ministro Tayyp Erdogan.

L’impianto della Pirelli è il centro della produzione delle gomme utilizzate in varie discipline motoristiche, ma in particolare è il fulcro nevralgico per la logistica che supporta la Formula 1. Un blocco delle reti di trasporto dalla cittadina a circa 100 chilometri da Istanbul significherebbe mettere in grande difficoltà la stessa continuità della serie motoristica. Non è escluso che questo obiettivo sia implicitamente perseguito, per dare ancora più rilevanza alla protesta scatenatasi nella città sul Bosforo, inizialmente una protesta contro la distruzione di un grande parco urbano, con migliaia di alberi, per far posto a un centro commerciale e a una nuova grande moschea, che porterebbe l’impronta storica di Erdogan.

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Numerose critiche sono state rivolte al primo ministro turco, per la gestione durissima della crisi, anche se lo stesso Erdogan ha voluto precisare in modo significativo che «indietro non si torna» e che, piaccia o meno, quel che è stato progettato di fare, si farà. Tra le critiche, anche quella di essere legato agli interessi dei costruttori, che beneficerebbero del progetto di distruzione del polmone verde cittadino. Una critica che nasce a un anno dalla campagna elettorale per il rinnovamento della presidenza della Repubblica, cui probabile Erdogan ambisca.

Un tono perentorio che rischia di esacerbare gli animi di fare scivolare la Turchia in una situazione di instabilità, di cui si dovrà assumere l’onere proprio Erdogan, che ha imposto restrizioni alle libertà individuali e una svolta etica di marca islamista per colpire i costumi liberali dei giovani turchi.

Se la produzione nello stabilimento Pirelli di Izmit fosse all’improvviso interrotta, la Formula 1 si troverebbe a dover tamponare un problema di proporzioni gigantesche, sempre che la Pirelli non abbia predisposto un piano operativo di emergenza da rendere operativo in questi casi e, di conseguenza, possa – ancorché con qualche difficoltà – spostare la produzione delle coperture di F1 da Izmit in un altro impianto europeo.

Nelle prossime ore dovrà essere dipanato il dubbio posto dalle informazioni da noi ricevute, sicché sapremo se la Formula 1 dovrà patire qualche conseguenza da quel che accade in Turchia (nella foto a destra, Una giovane manifestante di Izmit tiene in mano una birra, in segno di protesta contro il divieto di vendita di alcolici, una misura da sharia islamica. Fonte: Twitter).

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.