Elezioni Iran, in testa il riformista Hassan Rohani con oltre il 50% dei voti scrutinati
Al secondo posto, con notevole distacco, il sindaco di Teheran, Baqer Qalibaf con il 17 per cento dei suffragi. Possibile vittoria al primo turno
Il moderato-riformista Hassan Rohani è in testa nello spoglio parziale delle elezioni in Iran. I dati ufficiali gli assegnano il 51 per cento dei cinque milioni di voti finora scrutinati. Alle spalle, con notevole distacco, il sindaco di Teheran Mohammad Baqer Qalibaf con il 17 per cento. Se Rohani conservasse questo margine potrebbe evitare il ballottaggio.
Oltre 50 milioni gli elettori iraniani sono stati chiamati ieri alle urne per eleggere il successore di Mahmoud Ahmadinejad, alla presidenza della Repubblica Islamica dell’Iran. Un milione e 600 mila giovani hanno votato per la prima volta.
Il ministero degli Interni iraniano ha annunciato che renderà noti i risultati solo nella giornata di oggi, comunque entro 24 ore dal voto. La chiusura dei seggi è stata posticipata di alcune ore – da due a cinque – a causa della massiccia partecipazione al voto e alle lunghe code accumulatesi ai seggi, che avrebbero dovuto chiudere alle 15.30 (ora italiana).
Sei i candidati ammessi al voto dal Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, una procedura per niente democratica, che imprime il vaglio di un organismo legato al clero sciita: Mohammad Baqer Qalibaf, Saeed Jalili, Ali Akbar Velayati, Mohsen Rezaei, Hassan Rohani e Mohammad Gharazi. L’eventuale ballottaggio si terrebbe dopo una settimana.
La Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha espresso il suo voto all’apertura dei seggi. Khamenei all’uscita del seggio aveva rivolto un appello agli elettori perché si recassero in massa alle urne, messaggio che deve essere stato raccolto in pieno dalla popolazione. «Se Dio vorrà il popolo iraniano darà vita a una nuova epopea politica. Invito tutti a votare e a farlo nelle prime ore della mattina» ha detto l’esponente progressista dell’intero panorama politico iraniano, favorevole alla normalizzazione dei rapporti con l’Occidente (e Israele).
Un appello alla coesione nazionale è stato lanciato dall’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, escluso dalle elezioni presidenziali, personaggio controverso e accusato a più voci di corruzione. «L’unità nazionale è un requisito indispensabile per superare con successo le minacce interne e straniere», ha affermato l’ex presidente incontrando i giornalisti ai seggi e ricorrendo alla solita tiritera nazi-islamista del pericolo esterno. «La solidarietà nazionale è la base per la soluzione del problemi e può essere raggiunta evitando le divisioni, che costituiscono un veleno pericoloso per il nostro Paese», ha poi affermato, come riporta l’emittente ‘Press Tv’.
Gli iraniani chiamati alle urne oggi per eleggere il nuovo presidente si sono imbattuti in condizioni meteo proibitive. Nelle città meridionali, come riportato dall’agenzia ufficiale ‘Mehr’, la temperatura in alcune ore ha superato i 40 gradi. Anche a Teheran la giornata è stata calda, con ben 32 gradi. La canicola ha reso difficili le operazioni di voto, specie per la popolazione più anziana.
Alla vigilia delle presidenziali, una parte dell’opposizione iraniana aveva annunciato il boicottaggio del voto, invitando i cittadini a non presentarsi alle urne in segno di protesta. Messaggio che non sembra essere stato accolto. I risultati diranno se il voto è stato strumento davvero democratico e l’Iran potrà uscire dall’auto-isolamento in cui si è confinato il regime mafio-naziislamista sciita.
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