Politica

Letta respinge le dimissioni dei ministri PDL. Domani chiederà la fiducia. Alfano: tutto Pdl la voti

Il vicepremier: ”Nel partito non ci sono gruppi e gruppetti”. Giovanardi: ”Abbiamo i numeri per nuovo gruppo, siamo anche più di 40”. Santanchè: ”Offro la mia testa ad Alfano”. Pd compatto su sostegno al premier. La Borsa scommette sulla fiducia a Letta, ma il pericolo è che la politica italiana si copra così di ridicolo

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«Il presidente Letta ha respinto le dimissioni dei ministri del PDL» ha reso noto pochi minuti fa un comunicato di Palazzo Chigi. L’ultima perla di una giornata convulsa. Respingendo le dimissioni, domani Letta si presenterà con il Consiglio dei Ministri non reso monco dalla defezione dei ministri berlusconiani (meglio dire ex…), così il passaggio parlamentare potrà essere più veloce e meno doloroso. Ma forse non meno ridicolo, perché andrà spiegata al Paese la mossa che ha di fatto impedito di spostare l’aumento dell’IVA.

«Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti» è la dichiarazione del segretario del Pdl, Angelino Alfano, arrivata al culmine di una giornata convulsa per il Pdl. Le sue parole suonano come un’ultima chiamata e i falchi, per bocca di Sandro Bondi, gli replicano senza giri di parole: voteremo la fiducia solo se lo chiede il Cavaliere. Un’aperta dichiarazione di illegalità costituzionale, visto il divieto di vincolo di mandato contestato peraltro ai parlamentari del M5S.

Il ministro dimissionario Maurizio Lupi invece si è detto «sempre più convinto che non questo o quel gruppo, ma tutto il nostro partito debba votare la fiducia al governo», mentre Fabrizio Cicchitto si augura «che tutto il gruppo parlamentare del Pdl, sia alla Camera che al Senato, confermi la fiducia al governo. Non ci sono alternative più positive per il Pdl». Restano tutte le distanze, insomma, all’interno di un Pdl vicino alla scissione. E l’avvertimento chiaro di Carlo Giovanardi: «abbiamo i numeri, siamo anche più di 40». Circostanza che dimostra che questa volta non si torna indietro.

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Il faccia a faccia di questa mattina a Palazzo Grazioli tra Alfano e Silvio Berlusconi, dopo un vertice tra il Cavaliere e lo stato maggiore del partito, sarebbe stato decisivo per il futuro del Pdl. Raccontano di un colloquio interlocutorio: ciascuno sarebbe rimasto fermo sulle sue posizioni. Alfano avrebbe ribadito tutta la sua perplessità sullo strappo, annunciando l’intenzione di andare fino in fondo pur di sostenere il governo Letta. Una linea condivisa con la pattuglia di ministri dimissionari che ha poi incontrato a Palazzo Chigi. Dall’altro lato il leader azzurro invece avrebbe ribadito la linea dura. Tanto che in queste ore sarebbe rispuntato con forza il nome della figlia Marina per una discesa in politica.

Tra i “falchi” oggi a farsi sentire è stata soprattutto Daniela Santanchè. «Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia – ha affermato – ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto – ha affermato la “pitonessa” del PDL – la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi‘».

Intanto a Palazzo Chigi ritmo serrato per Enrico Letta in vista del passaggio parlamentare di domani. «Domani il governo, che è formalmente nella pienezza dei suoi poteri, porrà comunque la questione di fiducia in modo che ogni scelta avvenga in Parlamento, alla luce del sole, senza ambiguità e ipocrisie e senza alcuna trattativa» ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. «Soprattutto sul principio, che il presidente del Consiglio ribadirà, di netta e totale separazione tra le vicende di governo e le procedure in corso nella giunta delle autorizzazioni del Senato, nell’irrinunciabile rispetto delle regole di uno stato di diritto», ha aggiunto Franceschini.

Letta e Franceschini questa mattina sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Nell’incontro – ha reso noto il Quirinale – si è configurato con il presidente del Consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014».

Il premier oggi ha incassato l’appoggio deciso del Partito democratico. La segreteria del Pd si è infatti espressa “in modo unitario”. “Noi sosteniamo Letta e lo sosterremo nell’operazione verità” di domani in Parlamento, ha detto Enzo Amendola al termine della segreteria. “Noi abbiamo preso atto di tutte le dichiarazioni che stanno arrivando su questa crisi di governo. Dalle parti sociali, da imprese e sindacati ma anche da fuori dei confini nazionali. C’è grande preoccupazione e noi sosteniamo Letta – ha ribadito – nell’operazione verità di domani. Il presidente del Consiglio parlerà in Aula, farà un discorso chiaro, e, a quel punto, vedremo chi ci sta”.

Chiusura in forte rialzo per la piazza finanziaria di Milano che, dopo una buona mattinata, accelera nel pomeriggio sulle dichiarazioni politiche di alcuni ‘dissidenti’ del Pdl pronti a votare la fiducia al governo Letta. Una possibile risoluzione della crisi che mette in secondo piano i dati negativi sulla disoccupazione, in crescita ad agosto (record di quella giovanile al 40,1%).

A fine seduta l’indice Ftse Mib guadagna il 3,11% a 19.977 punti, mentre l’All Share con +2,84% riconquista la vetta dei 19mila punti. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi chiude a quota 263 punti, dai 281 dell’apertura, con il rendimento dei nostri titoli che scende al 4,44%. In progresso, su una possibile risoluzione della crisi italiana e su alcuni dati macroeconomici Usa, il resto d’Europa. Bene Francoforte +1,10% e Parigi +1,28%, in controtendenza Londra che chiude piatta -0,03%. In territorio positivo Zurigo +0,45%, Amsterdam +0,72%, Lisbona +0,49% e Madrid +1,69% dove il differenziale tra Bonos spagnoli e Bund tedeschi termina a quota 236 con un rendimento del 4,16%.

A Piazza Affari corre il comparto bancario. Maglia rosa per Ubi banca +6,13%, seguito da Intesa Sanpaolo +5,70%, Unicredit +5,65%, Banco Popolare +5,45%, Bpm +4,16%, Bper +4,15% e Mediobanca +4,07% alle prese con il nuovo patto di sindacato. Rialzi meno sostenuti per Mediolanum +1,86% e Mps che guadagna l’1,41% a 0,207 euro. Tra i progressi maggiori Mediaset a 3,166 (+5,53%) e Finmeccanica +6,15% dopo il maxi ordine da 840 mld dollari per Atr. Autogrill chiude a +7,75% nel giorno in cui ha dimezzato il proprio valore (6,26 euro per azione) per effetto dello scorporo di Wdf che chiude il debutto con+9,72 a 7,9 euro, rispetto ai 7,2 euro del prezzo di collocamento. Cnh Industrial invece guadagna il 2,11% a 9,68% all’indomani del passo falso del primo giorno di contrattazione.

(Adnkronos)