Welcome to New York, Abel Ferrara racconta l’affaire Strauss-Kahn

Torna dopo tre anni il cinema di Abel Ferrara, sospeso tra indagine introspettiva e ricerca di redenzione impossibile

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Presentato ieri al Festival di Cannes, nella sezione fuori concorso, e disponibile da oggi in VOD (Video on Demand), Welcome to New York è il ritorno al cinema di Abel Ferrara, a tre anni da 4:44 Last Day on Earth, che narrava molto serenamente l’abbraccio verso la morte della specie umana.

Ancora una volta siamo dalle parti dell’indagine introspettiva, della ricerca di una redenzione dalle proprie azioni, compiute da un essere che, negli occhi di chi guarda, sembrerà abominevole e per certi versi lo potrebbe anche essere, ma non sarebbe un film di Abel Ferrara se il nostro giudizio fosse così lapidario; si, perché l’inquadratura del regista newyorkese è indulgente quanto basta per sospendere ogni tipo di giudizio morale sul personaggio da lui descritto, sedotto e analizzato.

Poco importa che la vicenda sia tratta dalla cronaca recente che ha coinvolto l’ex presidente del FMI (Fondo Monetario Internazionale) Dominique Strauss-Kahn, poiché Ferrara ci catapulta direttamente nella finzione della sfera privata di questo essere “abominevole” che risponde al nome di Devereaux; la redenzione, tema che ha affascinato da sempre Ferrara, può arrivare per tutti? Il regista è categorico: nessuno in fondo vuole essere salvato davvero, e forse è proprio così, godiamo delle nostre depravazioni in un mondo depravato che allo stesso tempo ipocritamente s’indigna ma allunga una mazzetta per nascondere lo sporco sotto la polvere.

Eccezionale come non appariva da tempo la prova di Gérard Depardieu, così come il suo lavoro sul corpo e sulle ruvide espressioni, aiutato dal carisma sempreverde di Jacqueline Bisset; funzionale l’utilizzo di un digitale (e di scenografie) asettico, con una fotografia che non conosce toni caldi, se non nei momenti “più riservati” del protagonista.

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Il trailer italiano ufficiale: