A Parigi si è riunito il Consiglio della Resistenza iraniana: obiettivo regime change in Iran

È iniziato ieri l’annuale meeting delle associazioni che si oppongono al regime teocratico iraniano, alla presenza di numerose personalità politiche, militari e diplomatiche di tutto il mondo, tra i quali l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, l’ex ambasciatore statunitense all’Onu John Bolton, l’ex presidente del Joint Chiefs of Staff generale Hugh Shelton, nonché l’ex ambasciatore negli Stati Uniti ed ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi

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Cambio di regime in Iran, senza se e senza ma. Questo l’obiettivo del Consiglio della resistenza iraniana della diaspora, una galassia di oltre 300 associazioni accomunate dalla speranza di liberarsi dell’oscurantista regime teocratico che ha imposto all’Iran il maglio della violenza e della repressione di ogni libertà.

Nella riunione annuale, quest’anno a Parigi, si è ribadito che il regime dei “mullah non rappresenta il popolo iraniano”, ha affermato Maryam Rajavi, nel corso di un’intervista rilasciata a Fox News. Maryam Rajavi è presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, considerata la presidente in pectore di un Iran laico e democratico, dove la libertà religiosa sia solo uno dei pilastri generali di un sistema politico aperto e rispettoso dei diritti di tutti i cittadini.

Ma all’ordine del giorno c’è il pericolo rappresentato dall’Iran teocratico, che è sulla strada della costruzione della bomba atomica grazie alla capacità di fascinazione esercitata sugli occidentali da un moderato riformista come Hassan Rouhani, sotto il cui governo però sono stati giustiziati centinaia di oppositori, processati con procedure risibili e senza alcuna garanzia per il solo fatto di opporsi allo scempio della cricca mafio-islamista al potere.

Una realtà su cui gli oppositori iraniani premono, perché l’Occidente apra gli occhi, soprattutto in prospettiva di una conclusione del negoziato tra il Gruppo 5+1 e l’Iran sul programma nucleare dei mullah, considerato un pericolo per la pace mondiale dagli oppositori iraniani.

Secondo Rajavi, il vero Iran e il popolo iraniano “anelano a un Paese libero, democratico, in cui libere elezioni stabiliscano la politica nazionale, un Paese non nucleare in cui vi sia parità di genere e in cui donne, uomini e giovani possano godere di eguali diritti, che non minacci e sfidi il mondo con la guerra e le sfide” alla pace internazionale.

Numerose personalità della politica internazionale stanno partecipando alla riunione parigina, tra i quali l’ex primo ministro spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero,  l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, l’ex governatore del Vermont e candidato alla presidenza Howard Dean, l’ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite John Bolton, l’ex senatore del Connecticut e vice candidato presidenziale Joseph Lieberman, l’ex procuratore generale Mike Mukasey, l’ex presidente del Joint Chiefs of Staff generale Hugh Shelton, nonché – per l’Italia – l’ex ministro degli Esteri (e ambasciatore a Washington) Giulio Terzi di Santagata, che ha tenuto un appassionato e puntuale discorso, in cui ha trattato con ampio spettro il problema del regime iraniano.

E’ estremamente preoccupante che – ormai al termine del proprio primo anno di presidenza – nulla nella condotta del Presidente Rouhani lasci intendere alcuna speranza di effettiva moderazione”, Terzi ha affermato sul tema dei diritti umani, delle libertà e delle contraddizioni tra la moderazione sbandierata all’estero e la ferocia interna. “Secondo l’ultimo rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite al Consiglio dei Diritti Umani,  presentato a marzo, le promesse fatte dalla nuova leadership sono state drammaticamente disattese. Oltre 700 detenuti sono stati giustiziati successivamente alle elezioni di Rouhani”, ha ricordato l’ex ministro degli Esteri italiano, che poi ha ricordato la “scioccante morte di Gholamreza Khosravi Savadjani, impiccato dal regime teocratico il 1° giugno, dopo dodici anni di torture ininterrotte”, che ha definito “un crimine orribile”, così come “ogni esecuzione capitale per motivi politici dovrebbe essere considerata da governi, come quelli europei, che pongono i diritti umani al centro delle proprie relazioni con l’estero” (pubblichiamo il discorso integrale di Giulio Terzi qui).

Di particolare effetto le parole dell’ex Attorney General della procura di New York, poi sindaco della grande Mela, Rudolph Giuliani. “Questo è un gruppo che rientra negli interessi degli Stati Uniti”, ha dichiarato Giuliani a Fox News, “un gruppo da supportare per creare una leva contro gli ayatollah”, ha spiegato, prima di paragonare la figura di Maryam Rajavi a quella dello storico leader di Solidarnosc, Lech Walesa, e al ruolo che il movimento cattolico polacco giocò nell’abbattimento della dittatura comunista. Un paragone che porterà bene alla pasionaria della libertà iraniana e al popolo iraniano, che merita di tornare a godere delle libertà che costituiscono patrimonio irrinunciabile di persona umana.

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