Terza notte di raid degli Alleati in Siria. Nel mirino dei caccia le raffinerie dell’Isil

Colpiti 12 centri di produzione del greggio nelle aree di Mayadin, Hasakah, e Abu Kamal. Agli attacchi hanno partecipato anche Arabia Saudita e Emirati. Regno Unito, domani il Parlamento decide sulla guerra (dove i Parlamenti contano  e le classi politiche sono responsabili funziona così…)

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Tampa – Le forze aree alleato della Coalizione Internazionale contro l’ISIL (Islamic State of Iraq and Levant) hanno condotto la scorsa notte la terza serie di incursioni contro le forze jihadiste in territorio siriano, prendendo di mira le strutture utilizzate per raffinare il petrolio, i cui derivati sono venduti al mercato nero, oltre a essere utilizzati direttamente dalle truppe neo-califfali.

Secondo la nota del Comando Centrale americano di Tampa, all’operazione hanno partecipato anche velivoli Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, in piena coerenza con lo sforzo internazionale per bloccare l’avanzata dei jihadisti e per sconfiggere l’ISIL.

Video dei bombardamenti di due giorni fa

Nello specifico, i bombardamenti alleati hanno preso di mira 12 raffinerie modulari nelle aree di Mayadin, Hasakah e Abu Kamal, in Siria orientale. Queste piccole raffinerie, spiega Centcom, forniscono carburante per le operazioni dell’Isis, ma sono anche una fonte di finanziamento per il gruppo terroristico, producendo “fra i 300 e i 500 barili di petrolio al giorno” e possono far guadagnare allo Stato Islamico “fino a 2 milioni di dollari al giorno”.

Il CentCom sta ancora valutando il risultato dei raid, ma secondo le prime indicazioni gli attacchi hanno avuto successo. Tutti gli aerei sono rientrati alle rispettive basi.  Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, presieduto dal presidente americano Barack Obama, ha adottato ieri sera (in Italia) all’unanimità una risoluzione vincolante contro “la crescente minaccia” dei combattenti stranieri (foreign fighters) che si uniscono ai gruppi jihadisti come l’ISiL in Iraq e Siria.

La risoluzione impegna tutti gli Stati a prevenire sul proprio territorio il reclutamento e il finanziamento di jihadisti, oltre alla loro partenza per raggiungere sul campo i gruppi estremisti.

Gran Bretagna – Il premier britannico David Cameron, tornato in anticipo da New York dove è intervenuto all’Assemblea generale dell’Onu, ha presieduto una riunione di governo, in vista del dibattito di domani alla Camera dei Comuni per decidere eventuali raid aerei britannici contro i jihadisti dell’ISIL in Iraq.

Il premier, riferisce The Guardian, ha il sostegno del Partito Laburista e dei Liberal Democratici per unirsi agli attacchi aerei della coalizione già questo fine settimana, finché siano limitati all’Iraq, dove il governo eletto democraticamente ha chiesto un intervento britannico.

Cameron, intervenendo all’Onu, aveva definito “medievale” la crudeltà dei combattenti dell’ISIL. “Il conflitto in Iraq e Siria – ha aggiunto – sta scioccando il mondo con la sua barbarie“. Da parte sua, ieri, il leader laburista Ed Miliband ha chiarito che non accetterà un’azione militare del Regno Unito in Siria e Cameron ha accettato di chiedere un ulteriore voto ai Comuni, nel caso si rendesse necessario partecipare alla campagna aerea sulla Siria.

Del resto così funziona nei Paesi democratici in cui classi dirigenti responsabili – e non intrise di demagogia “pacifinta” – condividono le responsabilità di governo e di opposizione e uniscono gli sforzi nei momenti ferali per la nazione e le alleanze strategiche.

(Credit: Adnkronos, CentCom)