Sinodo, i vescovi: “Aborto e unioni gay non sono diritti umani”. Vicinanza ai cristiani perseguitati in Medio Oriente (e non solo)
Dall’Assemblea fermo ‘no’ alla manipolazione genetica. Si affronta il tema dei divorziati risposati, per i quali è “necessario un percorso di penitenza”. Poi l’appello per la pace in Iraq e Siria: “Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio”. Profonda vicinanza ai cristiani perseguitati dalla barbarie in Medio Oriente (e non solo)
Città del Vaticano – C’è “la tendenza di alcuni Paesi ed organizzazioni del mondo occidentale di presentare, in particolare nel contesto dell’Africa, alcuni concetti tra cui l’aborto e le unioni omosessuali come diritti umani, legando gli aiuti economici e le forti campagne di pressione alla recezione di tali concetti”. E’ quanto viene rilevato da più parti durante il Sinodo straordinario sulla famiglia, in corso in Vaticano alla presenza di Papa Francesco.
A questo proposito, è stato anche evidenziato che “l’espressione ‘diritti alla salute sessuale e riproduttiva’ non ha, nell’ambito del diritto internazionale, una definizione precisa, finendo per racchiudere in sé principi in contraddizione tra loro, come la condanna dell’aborto forzato e la promozione dell’aborto sicuro, oppure la tutela della maternità e la promozione della contraccezione. Pur se privi di valore vincolante, la promozione di tali ‘diritti’ rappresenta un rischio, perché – spiegano i vescovi in Sinodo – può influenzare l’interpretazione di altre norme, in particolare nel campo della lotta contro la discriminazione della donna”.
I vescovi lanciano un allarme anche per quanto riguarda la manipolazione genetica ribadendo “con forza” la sua condanna insieme a quella della crioconservazione degli embrioni. I vescovi, alla presenza di Papa Francesco, confermano poi “la vocazione alla vita come elemento fondante della famiglia”. Si lancia anche l’invito ai fedeli “affinché approfondiscano la conoscenza dell’enciclica di Paolo VI ‘Humanae Vitae’, comprendendo così meglio anche il significato del ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità e della non accettazione della contraccezione. Unione e procreazione – si afferma al Sinodo – non sono separate dall’atto coniugale”.
Su tema dei divorziati risposati nel Sinodo è stata evidenziata la necessità di un percorso penitenziale, “accompagnato anche da una riflessione sui divorziati rimasti soli, che spesso soffrono in silenzio, ai margini della vita sociale”. In secondo luogo, si è sottolineato “il bisogno di tutelare i figli di coniugi divorziati dalle ricadute psicologiche del divorzio su di loro”.
Parlando di immigrati, i vescovi esortano “le politiche migratorie internazionali a tutelare il diritto all’unità familiare”. Un diritto “da riconoscere per ogni migrante”.
L’appello per la pace in Medio Oriente – “Chiediamo alla comunità internazionale di adoperarsi per ristabilire la convivenza pacifica in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente”. E’ il passo centrale del messaggio ufficiale redatto dal Sinodo dei Vescovi.
Dal Sinodo arriva anzitutto “profonda vicinanza a tutte le famiglie che soffrono a causa dei numerosi conflitti in corso. In particolare – si specifica – eleviamo al Signore la nostra supplica per le famiglie irachene e siriane costrette, a causa della fede cristiana che professano o dell’appartenenza ad altre comunità etniche o religiose, ad abbandonare tutto e a fuggire verso un futuro privo di ogni certezza. Con Papa Francesco, ribadiamo che ‘nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza’ e che ‘uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio'”.
(Adnkronos)