Sul campo profughi palestinese di Yarmouk (Siria) un deputato arabo-israeliano denuncia: “oltre mille morti”

Sentito dal quotidiano israeliano ‘Haaretz’, Ahmed Tibi lancia l’allarme internazionale: “Ciò che sta succedendo è un crimine contro l’umanità”. Save the Children: “Ci sono 3.500 bambini intrappolati”. Ecco quanto interessa ai fondamentalisti islamici la salute dei palestinesi. L’UE stanzia 2,5 milioni di Euro (una mancia…) per aiutare l’Unrwa, che però denunzia al mondo di non avere accesso al campo. Solo incompetenti o anche in malafede a Bruxelles? Questo è il prezzo di non avere uno Stato federale vero, con  un governo vero

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Tel Aviv – Sarebbero più di un migliaio i palestinesi uccisi nel campo profughi di Yarmouk, il più grande della Siria, otto chilometri a sud di Damasco, sotto il parziale controllo del sedicente Stato Islamico. Lo ha affermato il deputato arabo-israeliano Ahmed Tibi al quotidiano progressista israeliano ‘Haaretz‘. Secondo Tibi, i Paesi arabi in particolare e la comunità internazionale nel suo insieme dovrebbero vergognarsi per quello che sta succedendo.

L’Isis è un movimento fascista e ora sta pubblicando foto di teste mozzate, fra le quali quella dell’imam della moschea, sostenitore di Hamas, accusato di essere un apostata“, ha detto Tibi. “Ciò che succede nel campo di Yarmouk è un crimine contro l’umanità – ha aggiunto – sento rabbia e grande tristezza perché c’è un doppio standard morale e se le vittime non fossero palestinesi, sarebbe diverso“.

Stante a quanto denunciato dall’organizzazione umanitaria ‘Save the Children‘, almeno 3.500 bambini sono intrappolati all’interno del campo profughi palestinese di Yarmouk, con il rischio di essere uccisi o feriti.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto accesso umanitario al campo di rifugiati palestinesi, ha confermato l’ambasciatrice della Giordania all’Onu, Dina Kawar, sottolineando che i 15 membri del Consiglio di Sicurezza hanno chiesto ”la protezione dei civili, l’accesso umanitario” al campo e la possibilità di fornire “assistenza salva vita“.

Riferendo al Consiglio di Sicurezza Onu, Pierre Krahenbuhl dell’Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi) ha descritto la situazione nel campo “più disperata che mai“. L’osservatore permanente palestinese all’Onu, Riyad Mansour, ha quindi affermato che la priorità del governo di Ramallah è di salvare i rifugiati e ha chiesto ai 15 membri del Consiglio di trovare una nuova collocazione per i profughi.

L’Unione Europea nel frattempo ha stanziato 2,5 milioni di euro di aiuti per il campo di Yarmouk, una briciola che finirà per essere dispersa e potrebbe perfino sostenere indirettamente i miliziani del sedicente Stato Islamico, che controllano l’accesso al campo. 

Il commissario Ue agli Aiuti umanitari, Christos Stylianides, ha spiegato che “le sofferenze dei civili a Yarmouk hanno raggiunto livelli intollerabili” e la situazione “si è drammaticamente deteriorata“. I fondi permetteranno all’Unrwa di effettuare assistenza umanitaria alla popolazione, una balla sesquipedale, visto che sono gli stessi funzionari delle Nazioni Unite e i diplomatici presenti all’Onu a denunziare l’impossibilità di accedere a Yarmouk.

Sul terreno, i miliziani dell’autoproclamato e sedicente Stato Islamico si sono ritirati da una parte del campo di Yarmouk, che ora controllano per il 60%. Lo ha annunciato il responsabile dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina) in Siria, Anwar Abdel-Hadi spiegando che sono in corso scontri tra jihadisti e milizie dei comitati popolari palestinesi all’interno del campo.

I jihadisti, secondo Anwar Abdel-Hadi, sparano “a chiunque cerchi di entrare o di uscire“, circostanza che conferma le menzogne del commissario europeo agli Aiuti umanitari, Christos Stylianides. L’Unione Europea può solo nettarsi la coscienza, stanziando aiuti umanitari in forma di ‘mancia’. Questo è il prezzo che si paga, visto che l’UE non è uno Stato federale e non ha un vero governo federale, che possa stanziare fondi federali.

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