Libia: esplosione in scuola di Bengasi, 4 bimbi uccisi. A Tripoli autobomba vicino prigione Saadi Gheddafi

Ieri l’esplosione di una mina nel distretto di Benina. Oggi l’autobomba contro la prigione di massima sicurezza di Hadba, nella zona meridionale di Tripoli: ignota la matrice

L'esplosione dell'autobomba all'esterno del supercarcere di Hadba, a Tripoli (foto da social via Libya Herald)
L’esplosione dell’autobomba all’esterno del supercarcere di Hadba, a Tripoli (foto da social via Libya Herald)

La Valletta – Quattro bambini di età inferiore a 10 anni sono stati uccisi ieri da una mina, esplosa nelle vicinanze della loro scuola sita nel distretto di Benina, a Gengasi. Altri due bimbi sono rimasti feriti.

I bambini erano intenti a sistemare la loro scuola (primaria) in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico. Ignoto il motivo per cui la mina si trovasse nell’edificio e chi l’abbia lasciata. Due dei bimbi sono morti immediatamente a seguito dell’esplosione, mentre gli altri due – immediatamente ricoverati in ospedale – sono morti successivamente.

I due bambini rimasti feriti sono stati ricoverati al Marj Hospital e al Jalaa Hospital della città della Cirenaica. Ne dà notizia il ‘Libya Herald’.

Secondo quanto riporta la stessa testata libica, un’autobomba è esplosa oggi a mezzogiorno (ora locale) fuori dalla prigione di massima sicurezza di Hadba, nella zona meridionale di Tripoli, dove è detenuto Saadi Gheddafi, ma anche Abdullah Senussi (ex capo dell’intelligence del Colonnello) e un nugolo di altri membri della cerchia più vicina al regime della Jamahiriya libica.

L’esplosione ha causato una lunga colonna di fumo nero, ma non avrebbe causato morti e feriti, ma solo la distruzione di due altri veicoli parcheggiati nelle vicinanze.

La prigione di Hadba ospita anche la corte che ha condannato Senoussi e altri otto gerarchi del regime di Gheddafi lo scorso Luglio. La prigione è controllata dalle forze islamiste vicine al cosiddetto ‘governo di Tripoli’, che in realtà è un governo insurrezionale islamico, che rifiuta di firmare l’accordo di unità nazionale proposto dal mediatore dell’Onu, Bernardino Léon Gross, già firmato dalle tribù e dal governo legittimo libico (riparato a Tobruch).

A comandare il Libyan Islamic Fighting Group è l’attuale sedicente ministro della Difesa di Tripoli, Khaled Sharif.

Sconosciuti ancora i mandanti dell’attacco, ma la testata libica (di tendenza liberale) informa che di recente sono scoppiate diverse auto-bomba a Tripoli e 10 giorni fa una di queste è esplosa all’esterno della sede della Mellitah Oil and Gas, la società paritetica italo-libica partecipata dall’Eni e dalla NOC (National Oil Company). Quest’ultimo attacco fu rivendicato dal sedicente Stato Islamico e probabilmente attuato da jihadisti di Ansar al-Sharia, braccio libico dell’ISIS.

Indiscrezioni sull’esplosione di un’altra auto-bomba avvenuta ieri, sempre nella capitale Tripoli, non hanno ancora ricevuto alcuna conferma.

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