Cina, il sospettato dei pacchi-bomba esplosi nella provincia del Guangxi è morto in una delle esplosioni

Le autorità di polizia hanno individuato in Wei Yinyong l’autore dell’invio degli ordigni, scoprendo anche il movente: avrebbe agito per rabbia contro la popolazione e il governo che lo avrebbero costretto a chiudere la sua cava di pietre. Ma i parenti contestano questa versione e lo ritengono innocente.

Pechino – L’uomo sospettato di essere autore dell’invio di una serie di pacchi-bomba nel Guangxi, è morto in una delle 15 esplosioni innescate. Lo afferma l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, citando le autorità di polizia di Lizhou.

Secondo gli investigatori, Wei Yinyong, 33 anni, avrebbe costruito da solo le diverse bombe e poi le avrebbe consegnate di persona o usando un corriere espresso. Tracce del suo Dna sarebbero state trovate in uno dei luoghi delle esplosioni.

Nei giorni scorsi le forze dell’ordine avevano sequestrato almeno 60 pacchi sospetti, mentre le esplosioni hanno causato – secondo l’ultimo bilancio – 10 persone, ferendone ben 51.

Sempre secondo quanto riferito dalla polizia, alla base del criminale gesto vi sarebbe la rabbia di Wei Yinyong verso il villaggio e il governo locale, che avevano fatto chiudere una cava di pietre di sua proprietà, perché le esplosioni nella cava impaurivano la gente e talvolta rompevano i vetri alle finestre delle case. Questa decisione ragionevole avrebbe innescato – è il caso di dirlo – l’esplosione di rabbia e il desiderio di vendetta, che l’uomo poi avrebbe sfogato utilizzando materiale di cui aveva piena conoscenza.

Wei Yinyong lascia la moglie, una bambina e un figlio neonato. I parenti però contestano la versione degli inquirenti e ritengono che l’uomo sia innocente, affermando che “non ci sono sufficienti prove” di quanto asserito dalla polizia.

(Credit: AsiaNews, foto Zhang Ailin AILIN) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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