Dieselgate, la GdF ha perquisito sedi Volkswagen Italia e Lamborghini. Nordio e De Meo indagati

Le perquisizioni alla Lamborghini destano qualche perplessità. Ipotesi di reato è ‘frode in commercio’. Codacons esulta: “accolta nostra istanza”. Da Verona: “massima collaborazione”. La Motorizzazione tedesca ha ordinato il richiamo di 2,4 milioni di auto del gruppo Volkswagen per lo scandalo delle emissioni truccate, mentre negli Usa indaga pure la Commissione federale americana per il commercio

Verona – L’amministratore delegato e direttore generale di Volkswagen Group Italia, Massimo Nordio, è indagato assieme ad altri cinque dirigenti italiani della casa automobilistica, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Verona sulla manipolazione dei dati delle emissioni diesel di alcuni modelli. Il reato ipotizzato dai magistrati è frode in commercio.

20151008-vw-italia-sede-800x533Tra gli indagati figura Luca De Meo, ex responsabile marketing e vendite di Audi AG, dal 29 Settembre scorso CEO di Seat in Spagna. L’indagine è stata delegata alla Guardia di Finanza, che stamattina ha eseguito perquisizioni nella sede di Vokswagen Italia a Verona e in quella di Lamborghini, controllata dal gruppo tedesco, a Sant’Agata Bolognese. 

Da VW Italia uno stringato comunicato ha dato conto dell’azione della procura scaligera, “nell’ambito delle verifiche relative ai motori Diesel del Gruppo Volkswagen”. Sulla questione, “Volkswagen Group Italia e Automobili Lamborghini hanno collaborato e continueranno a collaborare, con la massima trasparenza e apertura“.

Esulta il Codacons: “accolta in pieno la nostra istanza – si legge in una nota – Solo pochi giorni fa avevamo chiesto di disporre perquisizioni a tappeto nelle sedi italiane di Volkswagen e presso le abitazioni private di dipendenti e manager, allo scopo di acquisire documentazione circa lo scandalo delle emissioni falsificate, al pari di quanto disposto dalla magistratura tedesca. La nostra ipotesi era proprio quella di una possibile frode in commercio a danno dei consumatori, per la quale ci siamo rivolti alla magistratura e all’Antitrust”.

Tuttavia a lasciare perplessi è il coinvolgimento della Lamborghini, visto che il brand luxury sportivo del gruppo VW non è coinvolto in alcun modo nello scandalo riguardante l’occultamento dei dati reali delle emissioni dei motori diesel Euro 5 e non adotta quel tipo di motorizzazione. Di certo una spiegazione sarà data dai magistrati, per evitare che si consolidi il sospetto di una gestione mediatica della vicenda.

Nel frattempo, oggi la Kba (Kraftfahrt-Bundesamt) – la Motorizzazione tedesca – ha ordinato il richiamo di 2,4 milioni di auto del Gruppo Volkswagen, proprio per il #dieselgate. “Stiamo ordinando il recall“, ha reso noto un portavoce della Kraftfahrt-Bundesamt, che secondo il ‘Bild’ avrebbe rifiutato una proposta di VW-Audi perché i proprietari delle auto interessate potessero decidere volontariamente di ricorrere alle riparazioni necessarie, senza richiamo imposto, a seguito delle comunicazioni commerciali intercorrenti tra casa automobilistica e i propri clienti. 

Negli Stati Uniti, invece, la U.S. Federal Trade Commission (Commissione federale americana per il commercio: il commercio interno e internazionale è una delle competenze del governo federale, ndr) si è aggiunta alle agenzie federali e indipendenti che indagano sulla vicenda. “Confermo che la commissione si sta coordinando con gli altri organismi”, ha riferito un portavoce della FTC, in una mail inviata alla France Presse. La FTC si unisce così alle altre indagini sui software truccati per ingannare l’analisi delle emissioni dei motori diesel perché tra le proprie competenze rientra il monitoraggio della pubblicità ingannevole. In soldoni, la FTC indaga per lo stesso reato per cui indaga la procura di Verona, applicato però alle norme sull’advertising e sugli eventuali mezzi di pubblicità che affermino qualità non veritiere dei prodotti.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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